Dopo la Puglia, anche l’Emilia-Romagna sospende i rapporti istituzionali con il governo israeliano. Lo ha annunciato il presidente della Regione Michele de Pascale (Pd) che con una lettera cha invitato membri di giunta e dirigenti a interrompere i rapporti «anche con tutti i soggetti riconducibili al governo che non siano apertamente e dichiaratamente motivati dalla volontà di porre fine al massacro in corso, fino a che il rispetto del diritto internazionale non venga ripristinato». L’iniziativa è stata seguita a ruota da quella di alcuni Comuni della regione, fra i quali Bologna e Rimini dove i sindaci, Matteo Lepore e Jamil Sadegholvaad, hanno disposto analogo provvedimento.Che significa la rottura dei rapporti I rapporti fra uno Stato come Israele e una regione come l’Emilia-Romagna non sono ovviamente di natura politico-diplomatica, ma attengono piuttosto agli ambiti economico e culturale. Nel corso degli anni ci sono state relazioni incentrate in modo particolare sull’innovazione industriale, l’automotive, l’agroalimentare e il biomedicale, senza contare le numerose collaborazioni di carattere culturale che coinvolgono anche le università o altre istituzioni. Progetti specifici riguardano poi anche i Comuni, alcuni dei quali hanno appunto aderito alla rottura dei rapporti, in coordinamento con la Regione. Del tema si discuterà presto anche in Calabria, dove un consigliere di minoranza ha presentato una mozione che impegna il presidente della Regione a fare lo stesso.Le parole di De PascaleLa decisione dell’Emilia-Romagna, ha spiegato de Pascale, è stata assunta «a fronte delle gravissime violenze in atto nella Striscia di Gaza, che continuano a colpire duramente la popolazione civile, come dimostrano anche i drammatici eventi degli ultimi giorni a Rafah, e in considerazione del procedimento avviato dalla Corte Penale Internazionale nei confronti del Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità». Poi, sottolinea ancora Pascale: «Ciascuno di noi è chiamato a fare quanto è nelle proprie possibilità, nel pieno rispetto delle leggi e delle competenze costituzionali, per contribuire a fermare le violenze in corso». Pascale, prevenendo eventuali critiche, ha precisato che «questa posizione è assunta nei confronti dell’attuale Governo israeliano, non del popolo israeliano, né tanto meno delle persone di religione ebraica e delle comunità ebraiche presenti in Emilia-Romagna, da sempre protagoniste del dialogo interreligioso e dell’impegno contro ogni forma di violenza».L'articolo Dopo la Puglia anche l’Emilia-Romagna rompe i rapporti con Israele. Cosa implica la decisione proviene da Open.