La storia dei referendum che hanno cambiato l’Italia

Wait 5 sec.

Dal divorzio all’aborto, dal nucleare al finanziamento pubblico ai partiti, passando per la caccia e le droghe. Sono 67 i referendum abrogativi effettuati in Italia, ai quali si aggiungono i cinque su lavoro e cittadinanza che andranno alle urne l’8 e 9 giugno.I referendum che hanno cambiato l’ItaliaLa stessa Repubblica nasce con il referendum del 2 giugno del 1946, in quel caso non abrogativo ma istituzionale, nel quale 89,1% degli italiani, percentuale di affluenza mai più raggiunta, vota per scegliere tra monarchia e repubblica.La prima consultazione abrogativa arriva il 12 e 13 maggio 1974: gli italiani sono chiamati a decidere se cancellare la legge Fortuna-Baslini, che dal 1970 permette il divorzio. Nonostante l’opposizione decisa delle forze cattoliche e conservatrici, il referendum supera il quorum con un’affluenza dell’87,7%, e il No vince al 59,3%, confermando la legge e il diritto al divorzio.Nel 1981 è la volta del referendum sull’aborto: il 17 e 18 maggio gli italiani si pronunciano sull’abrogazione della legge 194 del 1978, che regolamenta ancora oggi l’interruzione volontaria di gravidanza e, con un’affluenza che sfiora l’80%, vince il No.Il 1987 è l’anno dello stop al nucleare: è l’8 novembre, un anno e mezzo dopo l’incidente di Cernobyl. I quesiti, promossi da Radicali e Verdi, sono tre e pur non chiedendo l’abolizione esplicita del nucleare mirano a rendere impraticabile la prosecuzione del programma nucleare italiano. L’obiettivo dei promotori viene raggiunto grazie a un’affluenza del 65,1% e segna la prima vittoria dei sì, con percentuali che nei tre quesiti, variano dal 71 all’80%.Nel 1990, sull’onda della vittoria per il nucleare, i Verdi rilanciano tre referendum ambientalisti su caccia e uso dei fitofarmaci in agricoltura ma, per la prima volta, non si raggiunge il quorum, con affluenza ferma al 43%.Nel 1991 è la volta della riforma elettorale: il 9 giugno gli italiani votano sulla riduzione del numero di preferenze esprimibili nelle elezioni per la Camera dei deputati, passando da tre a una. Nonostante l’opposizione di molti partiti politici, la consultazione registra un’affluenza del 62,5%, con il sì vincente al 95,57%, e porta alla riforma del sistema elettorale.Il 1993, l’anno dopo il terremoto Mani pulite, vanno alle urne otto quesiti, la maggior parte dei quali punta a riformare la politica e il finanziamento pubblico ai partiti. Il 18 e 19 aprile si vota e con un’affluenza del 77%, tutti i quesiti vengono approvati. Oltre allo stop al finanziamento pubblico dei partiti, il voto cambia il sistema elettorale del Senato e trasferisce le competenze di alcuni ministeri. Viene inoltre modificata la legge Iervolino-Vassalli nelle parti in cui prevede il carcere anche per il solo uso personale di droghe.Sono complessivamente nove le tornate referendarie nelle quali è stato raggiunto il quorum. Dal 1997 non è più successo ad eccezione delle consultazioni del 2011, anno nel quale i quattro quesiti su acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento hanno superato il quorum, con un’affluenza del 54,8% e una percentuale di voti favorevoli superiore al 95%.L’ultima tornata referendaria, nel giugno del 2022, ha proposto cinque quesiti sulla giustizia, tra cui la separazione delle carriere e la valutazione dei magistrati, con un’affluenza ferma al 20%.