Giulia Bongiorno dice che il fenomeno del femminicidio si sta «aggravando». E coinvolge fasce di età sempre più basse, come nel caso di Martina Carbonaro. In tutti i casi, spiega oggi al Corriere della Sera, «il minimo comune denominatore è sempre lo stesso: la donna è considerata un essere inferiore, che può essere sottomesso con la forza. Fenomeno antico, che addirittura fino al 1981 godeva di una pena mite perché esisteva una sorta di “codice” di comportamento che la donna non doveva violare». E aggiunge: «Oggi i ragazzi crescono più velocemente di un tempo e forse potrebbe essere utile anche valutare la possibilità di abbassare l’età dell’imputabilità da 14 a 12 anni».Il Codice RossoNel colloquio con Paola Di Caro Bongiorno sostiene che «sono stati fatti passi avanti, per esempio con il Codice Rosso, a mia firma, per velocizzare l’aiuto alle donne che denunciano, il punto è che non sempre le norme trovano corretta applicazione e questo le depotenzia. Ma tutta la società è chiamata a una sfida». Perché i ragazzi che commettono reati di questo tipo sono sempre più giovani. E c’è di più: «Assistiamo, fra i ragazzini, a un uso eccessivo e distorto dei social, che veicolano messaggi violentissimi, egocentrati, fondati sulle sfide estreme, sull’ipercontrollo, sulla mascolinità padronale, sull’io che prevale su tutto». Un esempio? «Se chiedi a molti ragazzini: “Preferisci baciare una ragazza o postare il tuo bacio con lei?” Ti rispondono: “Postare”».Le sfideC’è di più: «Esistono challenge su “come controlli la tua ragazza?”, “cosa le vieti?” o addirittura video su “come uccidere una donna”. E la dimensione reale e quella virtuale si confondono, portando anche a violenze o all’uccisione della “cosa” che viene percepita come un ostacolo: la donna, la ragazza, il soggetto più fragile, più esposto». Secondo la senatrice della Lega e avvocata «non basta nemmeno solo la scuola: sì alle lezioni sull’affettività, ma ai ragazzi si deve parlare col loro linguaggio, bisogna entrare nei loro meccanismi, servono figure specializzate, o non passa nulla».Il cellularePer Bongiorno «la prima regola, che per me è faticosa ma necessaria, è limitare al minimo l’uso del cellulare. Sono strumenti potentissimi, non dobbiamo permettere che ne abusino. Diamo limiti stretti. Anche se ci sentiamo persi, perché questa è la prima generazione nata col cellulare in mano». E poi: «Oltre al piano legislativo, io sono per campagne a tappeto, quasi con vademecum per le ragazze per far capire a cosa devono stare attente: alla gelosia, all’ipercontrollo, ai divieti del partner, alla voce alzata, al famoso “ultimo appuntamento”. Ma serve formazione anche per le famiglie, perché si impongano e non lascino i ragazzi in balìa di immagini, seduzioni, modelli che non hanno la maturità per filtrare. Serve un grande patto politico, istituzionale, generazionale. C’è in ballo la sicurezza di ogni donna, ma anche il futuro di un’intera generazione».L'articolo Giulia Bongiorno: «I ragazzi che commettono reati sono sempre più giovani, processiamoli a 12 anni» proviene da Open.