«Ho visto la mia casa a terra e i miei figli martirizzati, carbonizzati, irriconoscibili. Ho identificato solo il mio piccolo Rival, di 4 anni». La dottoressa Alaa al-Najjar racconta così la strage della sua famiglia avvenuta il 23 maggio scorso. Tutto inizia alle 2 del pomeriggio, mentre lei è in turno nel reparto di pediatria del Nasser Hospital di Khan Younis. Qualche minuto prima aveva ricevuto la notizia di un bombardamento israeliano a meno di un chilometro. Si parlava di una palazzina colpita davanti al benzinaio Fares. Vicino casa sua. E invece era proprio la sua.La strage dei bambini a GazaL’attacco aereo israeliano su Gaza ha distrutto la sua famiglia. Nove dei suoi dieci figli sono morti. È sopravvissuto solo Adam al-Najjar, il secondogenito, insieme a suo marito Hamdi. Lei e la sua famiglia oggi parlano con il Corriere della Sera. Mentre Adam, attualmente ricoverato con ustioni sul 60% del corpo e fratture alla testa, potrà curarsi in Italia. «Da Gaza in Italia abbiamo già portato 130 bambini, in tutto 170 persone e ora stiamo tentando di far venire in Italia il bimbo della dottoressa Alaa Al-Najjar, che ha già perso nove figli in quell’attacco», ha detto il ministro Antonio Tajani, in visita all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Il ministero della Salute ha ottenuto le cartelle cliniche del bimbo e di suo padre: «Abbiamo acquisito la disponibilità dell’Ospedale Bambino Gesù ad accoglierlo».«Fermati, è pericoloso stanno sparando»Il padre invece potrebbe andare in un’altra struttura sanitaria, sempre a Roma. Lui ha ustioni sul 70% del corpo. Alaa, 35 anni, chiede di portare fuori da Gaza anche altri parenti. E al quotidiano racconta che quando ha ricevuto la notizia del bombardamento ha cominciato a correre. «Fermati, è pericoloso stanno sparando», le hanno detto i colleghi. Poi ha visto la strage. Ed è svenuta. Oggi, a una settimana di distanza, i corpi di Yahya, 12 anni, e Sidra, 6 mesi, sono ancora sotto le macerie. Lei da quel giorno non lascia più l’ospedale. Si divide tra la stanza di Adam e quella del marito: «Hamdi è in condizioni critiche. Ha subìto una lesione cerebrale e una lesione alla spalla, oltre che al polmone sinistro. È stato sottoposto a tre interventi al cervello, e parte del polmone gli è stata asportata a causa di sei ferite da schegge. Chiedo a Dio di guarirlo e di restituirgli la salute».Il figlioIl figlio sta meglio: «Ha una grave ferita al braccio ed è stato operato tre volte. Soffre molto, ma se Dio vuole, riuscirà a guarire». La nipote dice che «era una donna molto forte. Lei guariva i figli degli altri e non ha potuto salvare i suoi». Quel pomeriggio ha perso anche il telefono. Ora chiede agli amici di mostrarle le immagini dei suoi bambini. E ne parla come se fossero ancora vivi: «Ho dieci splendidi figli. Yahya 12 anni, Adam 11, Rakan 10, Eve 9, Jobran 8, Raslan, 5, Rival 4, Sadin 3, Loqman 2, e Sidra 6 mesi. Sono educati, gentili, studiano il Corano e parlano bene inglese. Sono responsabili e affidabili, quando serve si prendono cura l’uno dell’altro perché noi lavoriamo».I videogiochi«Yahya e Adam amano leggere storie in inglese. Rakan travestirsi da Spider-man. Yahya adora preparare insalate. Eve giocare con Barbie. Raslan è molto birichino ed è sempre impegnato», racconta ancora lei. «I bambini trascorrono molto tempo a leggere il Corano con il padre. Studiano matematica, scienze e inglese». Alaa e la sua famiglia si aspettano «che il mondo si sollevi e si ribelli per salvare Gaza e i suoi bambini». E spera che che «mio marito e mio figlio ricevano assistenza all’estero, insieme. Abbiamo bisogno che escano da Gaza, perché qui le risorse sono estremamente limitate e se non vengono curati al meglio non possono sopravvivere».L'articolo La storia di Alaa al Najjar, che ha perso nove figli: «Il mondo si ribelli per salvare i bambini di Gaza» proviene da Open.