“Non siamo mondo di comunisti, molti che lavorano nel cinema votano Meloni”: disgelo tra il mondo del cinema e il ministro Giuli. Pronto tax credit correttivo

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“Incontro molto positivo, si è aperto un dialogo”. Tra mondo del cinema in crisi e il ministro Giuli c’è stata una timida fumata bianca. L’incontro tra il titolare del Ministero della Cultura e una rappresentanza del gruppo di oltre 200 tra attori, registi, maestranze del mondo del cinema chiamato CrisidelCinema si è svolto presso il MiC a Roma con presenti il ministro Alessandro Giuli; la sottosegretaria al Mic, Lucia Borgonzoni (presenza nient’affatto scontata) e il direttore della Direzione Generale Cinema e audiovisivo, Nicola Borrelli.Motivo oramai assodato del meeting la pesante crisi dell’industria cinematografica italiana che ha al centro il tema dello sblocco del tax credit e che, come ha ricordato Claudio Santamaria, prima di entrare al MiC, “ha gettato nella crisi tutto un comparto di 160mila lavoratori, cittadini che non riescono più a sostenere le loro famiglie”. “L’incontro è stato molto positivo”, ha spiegato il produttore e distributore Andrea Occhipinti in una conferenza stampa del gruppo CrisiDelCinema tenutosi al cinema Quattro Fontane. “Finalmente è arrivato il tax credit correttivo. Inoltre ci saranno più persone che si occuperanno di tutte le pratiche burocratiche perché la struttura della Direzione Generale era sotto quotata rispetto ad una quantità di pratiche esplosa negli ultimi anni. È l’inizio di un nuovo dialogo per affrontare i problemi che, sia chiaro, non sono stati tutti risolti”. “Il ministro ha parlato di una più equa distribuzione delle risorse finanziarie e anche di un’ipotesi di finanziamento inversamente proporzionale rispetto al budget”, ha sottolineato la produttrice Simonetta Amenta. “Tra le varie modifiche una riguarda uno dei due criteri del finanziamento selettivo: chi non lo aveva necessitava di una società tra venti distributori decisi dal ministero. Il criterio è stato eliminato e ora basta avere un distributore. Sono state ridotte anche il numero di sale e il numero di proiezione grazie alle quali un film poteva presentare richiesta di tax credit”.Beppe Fiorello ha invece ricordato che al centro dell’incontro si è parlato apertamente degli attacchi subiti da molti colleghi attori e registi sui giornali e che appunto è ora di tornare al dialogo, “a toni tranquilli e non a toni accesi, peraltro non da noi”. “Non siamo una classe privilegiata, non abbiamo generato noi il buco finanziario ministeriale”, ha affermato Dario Indelicato, in rappresentanza delle maestranze del mondo del cinema. “A loro non risultava la crisi in termini occupazionali. Per questo è utile che si sia parlato di strutturare un osservatorio Inps sul tema, dove si ragionerà sul recupero dell’anno contributivo 2024 e oramai anche del ’25. Inoltre ho ricordato di persona di fare presente alla signora premier che il cinema non è solo conflitto ideologico, il cinema non è clan sinistroide di comunisti, perché vi faccio una confessione: c’è tanta gente nelle troupe che vota a destra, anzi direi una parte enorme di maestranze che lavora nel cinema vota per lei”.Sempre in tema della futura gestione dei finanziamenti pubblici sul cinema nei giorni scorsi è stata depositata in Parlamento una proposta di legge a nome della segretaria del PD, Elly Schlein, per la creazione di una Agenzia per il cinema e l’audiovisivo, in capo comunque al ministero della Cultura, che si rifà al modello francese del Centre National du cinema et de l’image animée. Si tratta a grandi linee dell’idea avuta dal regista bolognese Pupi Avati mesi fa, rilanciata nell’infuocata notte dei David di Donatello dal regista rivolgendosi ad una attonita Lucia Borgonzoni, poi ridisegnata in maniera bipartisan sia da mezzo centro destra (Fratelli d’Italia e Forza Italia), dal PD (firmatari sono appunto Schlein, Matteo Orfini e l’ex ministro della cultura, Franceschini) e da quanto ci risulta anche con il beneplacito del leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte. Agenzia che, al di là delle questioni tecnico giuridiche, in pratica vedrebbe un solo “ostacolo” politico alla sua realizzazione: proprio quella Lucia Borgonzoni, non proprio vicina a Giuli, oramai da tre governi (Conte I, Draghi, Meloni) salda nel suo feudo da sottosegretaria proprio per il cinema dal quale sono passate negli ultimi sette anni tutte le possibili riforme e relative attuazioni del settore.Nella proposta di legge piddina la nuova Agenzia per il cinema sarebbe un ente dotato di personalità giuridica e di autonomia finanziaria, sottoposto a vigilanza ministeriale e ai cui vertici salirebbero figure nominate da più ministeri e dalla conferenza stato-regioni. Alla guida andrebbe un direttore/direttrice con incarico triennale, nominato con decreto del Presidente della Repubblica con deliberazione del CdM e su proposta del ministro della Cultura. Figura che dovrebbe avere competenze specifiche nel settore e scelta “in base a criteri di alta professionalità”.L'articolo “Non siamo mondo di comunisti, molti che lavorano nel cinema votano Meloni”: disgelo tra il mondo del cinema e il ministro Giuli. Pronto tax credit correttivo proviene da Il Fatto Quotidiano.