“Buonanotte a Teheran – Critical Zone” in anteprima al Milano Film Festival e Biografilm: il regista Ahmadzadeh lo ha girato clandestinamente

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C’è una sorta di taxi zeppo di droghe che si aggira nella notte per le strade di Teheran. Lo guida Amir (Amir Pousti), un catatonico e barbuto spacciatore con una t-shirt slabbrata, abituato a dividere l’appartamento con un bulldog e orientato tra gli infinti identici dedali stradali dalle indicazioni di un robotico GPS. Un lungo magmatico ribelle esterno notte a sottili fioche luci naturali (lampioni, fari, luci interne di automobili) caratterizza “Buonanotte a Teheran-Critical zone”.Il film di Ali Ahmadzadeh girato clandestinamente nella capitale iraniana, in prima italiana contesa per qualche ora sia al Milano Film Festival che al Biografilm di Bologna. “Taxi Driver”, certo, ma con un’aggiunta di “Fuori orario” e una spruzzata di decadente neorealismo allucinatorio e resistente. Perché Amir è uno spacciatore di sollievo e sopravvivenza, tra vecchi dell’ospizio, giovani tossici, ragazze imbavagliate e recluse sotto strati di chador e ipocrisia.La droga, di ogni tipo e quantità, dalla coca all’oppio, dalla morfina all’erba, gira, anzi volteggia sulfurea, salvifica, liberatoria sotto un’opprimente allusiva ed invisibile cappa di controllo (videocamere, posti di blocco, vicini spioni) istituzionale e morale. Buonanotte a Teheran vive dell’invisibilità del male e specularmente del desiderio e della paura di infrangere le regole. In mezzo al dolore e alla dipendenza di gente che si deve fare, anche solo una canna, sbuca una lunga sequenza centrale nel film, una specie di isolamento spaziale, dove il protagonista recupera all’aeroporto una hostess appena tornata dall’Europa per venderle e comprare droga, e per farlo si rifugia in “camporella”, in mezzo ad un nulla di campi e polvere.Lei si scioglie finalmente i capelli costretti dal velo, porge in regalo a lui due ambite bottigliette di birra, poi i due fumano e si pippano cocaina, lei si masturba emettendo urla di godimento esplosive in una sospensione percettiva del racconto e del respiro che ricorda tanto cinema lisergico anni settanta. Quando all’improvviso nel buio sbucano dei tizi, indefinibili nei dettagli fisici, che tentano di aggredirli, saranno proprio quelle urla di godimento a diventare e a confondersi nell’incitamento alla fuga per un Amir spedito e veloce novello pilota. Buonanotte a Teheran pulsa febbrile di questi scossoni accelerati e adrenalinici (il regista dice che il film è stato girato come fossero dieci cortometraggi poi montati come lungo), come di una volontaria dimostrazione di stilemi formali come i camera car che fanno tanto cinema politico iraniano dei novanta.Chiaro, schivando l’ufficialità del set, girando sottobanco e sottotraccia, Ahmadzadeh vuole ovviamente sfidare i limiti di una censura statale e religiosa onnipresente e invasiva, talvolta persino mortale. E il suo on the road notturno in tutta la sua brulicante tensione tossica, sembra spostare simbolicamente ben oltre l’ovvia libertà di parola e di pensiero il simbolismo del gesto artistico nel terreno di una acuta delirante provocazione sensoriale. “I miei film riguardano soprattutto le nuove generazioni di iraniani e la loro vita all’interno del paese, una vita che per sua natura è in costante conflitto con il potere politico e il sistema”, ha spiegato Ahmadzadeh. “Realizzare questo film per noi è stata una forma di lotta e ribellione. Mostrarlo al mondo sarà la nostra vittoria”.Dopo l’anteprima di oggi, il film sarà disponibile dal 12 giugno in esclusiva su IWonderfull, la piattaforma di streaming di I Wonder Pictures, accessibile attraverso i canali Prime Video.L'articolo “Buonanotte a Teheran – Critical Zone” in anteprima al Milano Film Festival e Biografilm: il regista Ahmadzadeh lo ha girato clandestinamente proviene da Il Fatto Quotidiano.