Il centrosinistra ritrova unità in piazza per Gaza: “Siamo 300mila, l’Italia che non tace”

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Le bandiere della Palestina si mescolano a quelle della pace. E sventolano insieme ai vessilli delle tre forze politiche promotrici della manifestazione per Gaza. Il popolo del centrosinistra attraversa Roma da piazza Vittorio fino alla Basilica di San Giovanni. E i leader di Pd, M5S e Avs sul palco gioiscono: “siamo oltre 300 mila, è un successo”. Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni sfilano accanto dietro lo striscione che recita “stop al massacro di Gaza, basta complicità”. Nei loro interventi si susseguono gli attacchi all’esecutivo di Giorgia Meloni, insieme a quelli diretti al governo di Benjamin Netanyahu.“Un’enorme risposta di partecipazione per dire basta al massacro dei palestinesi”, dice la segretaria dem che aggiunge: “qui c’è un’altra Italia che non tace, come fa invece il governo Meloni”. Sulla stessa linea il presidente M5S. “Oltre 300mila in piedi e con la schiena dritta – scandisce Conte – è la migliore risposta a un Governo che resta seduto, in silenzio e fermo”. “In piazza c’è l’Italia che non si rassegna, che non vuole farsi trascinare nell’infamia da un governo codardo e ipocrita”, incalza Fratoianni. Bonelli, invece, se la prende con Matteo Salvini, “che stringe le mani sporche di sangue di Netanyahu”. E la piazza fischia il leader leghista.Sul palco, al termine degli interventi, i quattro leader si abbracciano e intonano ‘Bella ciao’. E con sfumature diverse fanno riferimento all’unità ritrovata in una piazza San Giovanni tanto simbolica quanto gremita. “Siamo uniti oggi insieme in una delle piazze più belle”, dice Schlein. Pure Conte, sceso dal palco, richiama le azioni comuni delle tre forze in Parlamento e afferma: “Noi non ci siamo mai sottratti quando c’è un progetto che ci sta a cuore, a noi piace mescolare le bandiere per una giusta causa”. Fratoianni insiste: “Questa oceanica manifestazione ci dice che possiamo cambiare il Paese: noi tutti insieme, uniti. Oggi ancora di più, ci rivedremo in questa piazza uniti”.L’appello ai ReferendumLa piazza approva e intona il coro ‘unità, unità’. Poi, i quattro lanciano all’unisono l’appello al voto per il Referendum. “Andiamo tutti a votare: 8 e 9 giugno”, dicono insieme allo stesso microfono, ripresi dagli scatti dei fotografi che fermano un’immagine inequivocabilmente unitaria. Seppure, nei vari interventi dei leader, non mancano dei sottili distinguo lessicali. Conte, Bonelli e Fratoianni non usano mezzi e chiedono di “fermare il genocidio a Gaza”. Bonelli, sul palco, finisce per commuoversi quando parla dei bambini palestinesi. “Vedere una bambina correre da una scuola bombardata, bombardare campi profughi e ospedali, che cos’è se non genocidio?”, dice con la voce spezzata. Il presidente pentastellato chiama in causa i manifestanti, quando parla delle 60 mila vittime a Gaza. “Tutto questo come lo chiamiamo?”, si rivolge alla piazza. E si alza il coro: “Genocidio”. Ripetuto dallo stesso Conte: “Lo chiamiamo genocidio”. Schlein evita la definizione tanto discussa, ma fa un passo in più parlando di “pulizia etnica”, oltre che di “massacro” e di “crimini di guerra”. Dal palco la segretaria dem scandisce: “È in corso una pulizia etnica e il governo Meloni, codardo, non è riuscito a esprimere una condanna”. Insieme, i quattro leader, respingono “con forza le accuse di antisemitismo”. Che Fratoianni definisce “infamanti”. I cittadini, in piazza, intonano spesso ‘Palestina libera, Palestina libera’. Slogan che si sente anche per tutto il chilometro di corteo fino a San Giovanni.Non manca qualche breve momento contestazione, ma non si registra alcuna tensione. Un gruppetto di una ventina di manifestanti del Fronte della Gioventù Popolare, nel percorso del corteo, contestano Pd e M5S. Espongono uno striscione che recita ‘Basta complicità con il genocidio, Italia fuori dalle guerre imperialiste’ e intonano il coro: ‘From the river to the see Palestine will be free’. “Fuori i sionisti dalle piazze”, gridano dal megafono citando Sinistra per Israele. E sul tema del sionismo qualche fischio arriva anche durante gli interventi dal palco. Gad Lerner dice che “essere sionisti non è essere assassini”. Poi aggiunge: “È innegabile che la conduzione criminale della guerra di Gaza ha resuscitato un odio atavico contro gli ebrei. Voi vi offendete giustamente quando vi sentite scagliare addosso con strumentalità l’accusa di antisemitismo”. Interrotto da qualche fischio, riprende e cita Segre e Bruck: “Chi lavora per la pace rispetta le sensibilità altrui e io a casa non ci vado proprio, non sarà qualche urlo a farmici andare”.Durante il corteo compare anche una bandiera israeliana, sventolata dal giornalista Klaus Davi, che indossa una kippa con i colori della pace. Molti curiosi lo avvicinano. Al termine della manifestazione il giornalista denuncia che la bandiera israeliana gli è stata sottratta. In piazza c’è anche una delegazione di più Europa, che porta al bandiera di Israele ma non senza suscitare particolari tensioni. Il corteo procede pacifico. Con tanti esponenti del centrosinistra presenti. Tra le fila dem, oltre a buona parte della segreteria e ai capigruppo in Parlamento, sono diversi i riformisti che rispondono all’appello: in corteo, tra gli altri, Lorenzo Guerini, Simona Bonafè, Antonio Decaro, Filippo Sensi, Piero De Luca. Ci sono anche il presidente del Pd Stefano Bonaccini, Gaetano Manfredi, presidente Anci e sindaco di Napoli, e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. E poi gli ex leader Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani.Per il M5S, oltre ai vicepresidenti e ai capigruppo, scende in piazza anche l’ex presidente della Camera Roberto Fico. De Luca non fa a meno di polemizzare: “E’ più che un genocidio. Solo i tanti azzeccagarbugli, che abbiamo in Italia, possono immaginare che di fronte a ciò che sta succedendo dobbiamo tagliare il pelo in quattro”. Altra polemica riguarda Bersani, che nel corteo indossa un cappello rosso dove compare lo slogan per il ‘sì’ ai referendum. “Bersani che si fa intervistare al corteo per Gaza agghindato col cappello che invita a votare Sì ai referendum di domani, è una schifezza morale e legale”, attacca Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d’Italia. E l’ex segretario del Pd si difende: “Sono un cittadino semplice. C’era il sole, mi hanno allungato un cappellino e l’ho preso. Se veniva Procaccini e mi dava un Borsalino, mettevo quello”. Poi l’ira del centrodestra sull’appello al voto dei leader in piazza. Con il capogruppo di FdI Galeazzo Bignami che afferma: “È grave violare il silenzio elettorale, ma è vergognoso usare la tragedia di Gaza per fare un appello al voto”.