Il nuovo policy brief dello European Council on Foreign Relations analizza le dinamiche demografiche del XXI secolo e propone un percorso strategico per l’Europa nel gestire le questioni poste dalla demografia. Anche se la crescita della popolazione globale alla fine si stabilizzerà, l’Europa dovrà affrontare una sfida enorme: il crescente declino e invecchiamento della sua popolazione. Quest’ultimo minaccia di erodere la sua forza economica e la sua posizione geopolitica. Respingendo l’efficacia di interventi “natalisti” costosi e tradizionali, il documento – “Markets, migrants, microchips: European power in a world of demographic change” a firma di Alberto Rizzi, policy fellow dell’ufficio di Roma dello think tank paneuropeo – offre una risposta pragmatica e articolata.La traiettoria demografica dell’Europa non costituisce solo una preoccupazione interna, ma piuttosto è un fattore determinante del suo potere globale. Una forza lavoro in contrazione e invecchiamento rischia di minare i pilastri stessi della prosperità europea – dal dinamismo del suo mercato unico alla sua capacità di innovazione, nonché al suo vantaggio competitivo nel commercio globale. Questi cambiamenti demografici comportano significative implicazioni per la sicurezza, potenzialmente diminuendo la capacità dell’Europa di difendere i propri interessi e di proiettare stabilità in un mondo sempre più imprevedibile.Per prevenire questo declino, l’autore propone una strategia multidimensionale, riassumibile nei seguenti punti. Primo: sostenere una più completa attivazione del capitale umano esistente in Europa, coinvolgendo in modo onnicomprensivo tutti i segmenti della sua popolazione – donne, giovani e anziani – nel mercato del lavoro. Secondo: promuovere l’adozione su larga scala di processi tecnologici e automazione, considerati strumenti indispensabili per aumentare la produttività e preservare la competitività anche con una forza lavoro in calo. Terzo: perseguire il completamento del mercato unico europeo e di allargamento dell’Ue come imperativi strategici, riconoscendoli come leve critiche per rafforzare la massa demografica ed economica del blocco. Quarto: sviluppare solide partnership economiche con le regioni in rapida crescita demografica. Ciò include un’espansione oculata dei canali di migrazione legale per attrarre nuovi talenti, integrata da investimenti reciproci nell’istruzione e nello sviluppo delle competenze, riconoscendo così che un approccio serio alla migrazione è parte integrante della vitalità a lungo termine dell’Europa.Per evitare di scivolare nell’irrilevanza, l’Unione europea deve urgentemente riformulare il suo approccio ai cambiamenti demografici, indica Rizzi. Abbandonando il sogno di invertire le tendenze, occorre sviluppare una strategia che sappia contenere gli effetti negativi del declino demografico del continente, ottenendo il massimo dalle risorse umane disponibili e stringendo nuove partnership con i Paesi in crescita. Solo attraverso una tale svolta, l’Europa potrà navigare con successo le profonde trasformazioni demografiche del XXI secolo e assicurarsi un posto di rilievo nella scena geoeconomica mondiale.