Nel Niger e in altri Paesi si celebra oggi il memoriale del sacrificio di Abramo. In Africa Occidentale questo giorno è chiamato Tabaski, nome di derivazione berbera che significa, appunto, festa. Le religioni chiamate monoteiste hanno in Abramo un comune antenato nella fede soprattutto per la sua dichiarata obbedienza e disponibilità a sacrificare il figlio della promessa. Isacco per la Bibbia e Ismaele per il Corano è l’erede che all’ultimo momento è stato salvato dal sacrificio cruento ad opera del padre Abramo. E’ infatti un capro, secondoi i rispettivi libri ‘santi’ ad essere sacrificato al posto del figlio amato. Più d’un commentatore ha visto in questo episodio la condanna definitiva dei sacrifici umani sostituiti dagli animali. Nel caso si trattava di un ariete, un capro o qualcosa di molto simile.In questi ultimi giorni alcune strade della capitale Niamey erano decorate da migliaia di capri parcheggiati il più vicino possibile dalle auto in transito onde facilitare l’acquisto e l’imbarco immediato della vittima prescelta. La transazione è in funzione della grandezza dell’animale, del prezzo e soprattutto dalla ridotte disponibilità finanziarie attuali dei fedeli. I tempi sono duri per mancanza di opportunità lavorative, la liquidità è occasionale e i debiti per la sopravvivenza si accumulano. Il divieto di vendere una parte degli animali all’estero non ha affatto facilitato l’economia di chi aspetta tutto l’anno questo momento per mettere da parte qualcosa per la famiglia. La vista della quantità di animali in lista d’attesa per la vendita sacrificale della festa può destare sentimenti particolari.I proprietari degli animali li nutrono fino alla fine per renderli più presentabili e appetibili agli acquirenti. I ‘piccoli ruminanti’, come sono qui chiamati, forse non pensano neppure lontanamente a ciò che li aspetta. Sacrificati, sgozzati, liberati dalle interiora e stesi aperti su paletti di legno debitamente incrociati. Poi la legna è deposta per la cottura con le braci che produce l’aria di fumo infiltrata dal tipico sapore della carne rosolata. Per loro, gli animali, sarà tardi per capire come l’insieme era stato predisposto per il sacrificio rituale e che, tutto era già scritto fin dalla nascita. Nati per essere sacrificati per un giorno di festa, degli altri beninteso. La vista dei capri sacrificati genera anche tristezza perché non può non far pensare alle moltitudini sacrificate.Purtroppo i sacrifici di animali non hanno affatto sostituito quelli umani. I due generi sacrificati continuano affiancati, umani e animali, senza troppe resistenze dei comuni cittadini, risparmiati, per ora. La crescita rilevante della fabbricazione, vendita, commercio e uso della armi prepara altri e numerosi sacrificati al sistema di spossesso globale della vita. La vergogna di quanto è accaduto e sta accadendo in quella particolare terra che è Gaza è fin troppo dolorosamente nota per continuare a chiudere gli occhi. Così per i sacrificati da interessi di potere e economici nel Sudan e nella Democratica Repubblica del Congo di cui si è, da tempo, perso il conto. Nel Sahel dove da anni i contadini sono ostaggi di gruppi armati di un’ideologia religiosa e politica necrofila che affonda le sue radici nell’assenza di uno stato degno di questo nome. I sacrificati in Europa per una guerra che troppi desiderano continui per meri interessi economici e geopolitici.I capri sacrificati di Niamey non sono che una metafora degli umani sacrificati su altari che talvolta non hanno scelto oppure hanno contribuito a costruire per ignavia o distrazione. Tutto potrebbe cambiare un giorno, senza armi in mano, con un semplice ‘no’ ai tiranni di turno.Niamey, giugno 2025Foto: festeggiamenti Tabaski in SenegalL'articolo Il sacrificio rituale dei capri e quello degli umani che non si interrompe proviene da Il Fatto Quotidiano.