Eva Mikula e la balla smentita a Belve Crime sulla banda della Uno bianca: «Non mi scuso». La pentita incappucciata e le rivelazioni in studio – I video

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Non ha la minima intenzione di fare un passo verso i familiari delle vittime Eva Mikula, ex fidanzata di uno dei membri della banda della Uno bianca che, tra il 1987 e il 1994, hanno massacrato 24 persone e ne hanno lasciate ferite 114. «Io non devo scuse a nessuno, le attendo dai familiari delle vittime», dice Makula a Francesca Fagnani nel nuovo episodio di Belve Crime, in onda martedì 10 giugno a partire dalle 21.25. Rapine, agguati e azioni di violenta gratuita hanno reso tristemente noto il nome dei fratelli Savi, noti come la banda della Uno bianca. Quando Fabio, uno dei tre Savi, fu arrestato, Eva Mikula era al suo fianco.La versione di Eva Mikula: «La banda? Arrestata grazie a me. Io sono una loro vittima»«Li hanno arrestati grazie a me», sostiene la donna nel suo dialogo con Fagnani. Una posizione immediatamente smentita dalla conduttrice, che ha sottolineato come lei «abbia parlato solo dopo l’arresto». Mikula però insiste, definendosi una «vittima» della banda e rifiutando l’etichetta di «complice» che gran parte dell’opinione pubblica le ha affibbiato. Ha poi rinnovato il suo attacco alle famiglie delle 24 vittime, ricordando quando nel 2015 le fu rifiutato l’ingresso nell’Associazione vittime: «Vogliono il mio silenzio perché rovino il decoro. Mi hanno insultato per 30 anni, è un’istigazione suicido».La collaboratrice di giustizia Ianni e gli arresti del clan SpadaSullo sgabello di fronte a Francesca Fagnani si siederà anche Tamara Ianni. Con il volto coperto da un passamontagna, dato che dal gennaio 2018 è collaboratrice di giustizia, ha contribuito all’arresto di 32 componenti del clan Spada, cugini dei Casamonica e tra i più potenti a Ostia. Una decisione, quella di confessare tutto ai magistrati italiani, che deriva dalla «disperazione» e dalle incessanti minacce, violenze e torture che lei e suo marito, del clan dei Baficchi, hanno subito negli anni. «Prendevo botte, mi entravano in casa di notte, mi volevano far prostituire», racconta. «Venivano con le pistole, ma quando volevano toccare mio figlio non ce l’ho più fatta». Poi continua: «Un membro del clan Spada era venuto in casa mia assieme al signor Pelè (Enrico Spada), sieropositivo. Lui si era messo delle lamette in bocca per sputare sangue infetto di Aids addosso a mio figlio di due anni. Per proteggerlo mi sono messa a chioccia e mi hanno riempita di botte». Il momento dell’arresto dei componenti del clan, per Tamara Ianni, è stato un mix di emozioni: «Euforia e felicità, ma anche tanta paura».L'articolo Eva Mikula e la balla smentita a Belve Crime sulla banda della Uno bianca: «Non mi scuso». La pentita incappucciata e le rivelazioni in studio – I video proviene da Open.