Vasile Frumuzache e l’ombra di nuovi femminicidi: «Ce ne sono altre». Ricerche su altre donne scomparse: cosa non torna della confessione

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«Ce ne sono anche delle altre». Una frase che, secondo i detenuti del carcere di Prato, è stata detta con tono provocatorio ma che le procure di Prato e Pistoia hanno preso molto sul serio. Perché se fosse vera significherebbe che mancherebbero all’appello altre donne uccise dal 32enne Vasile Frumuzache, già reo confesso dell’omicidio della 30enne Denisa Paun e un anno fa della 27enne Ana Maria Andrei. La versione fornita dal vigilante romeno non convince, secondo gli inquirenti presenta numerosi buchi e incongruenze. Altrettanti dubbi sorgono dal comportamento di Frumuzache, che per oltre dodici mesi ha continuato – riverniciandola e cambiandone la targa – a usare la Bmw di Ana Maria Andrei, data per dispersa da ormai dieci mesi. E che, la sera del 15 maggio poco prima di uccidere e decapitare Denisa Paun, ha fatto una chiamata sul suo cellulare usando la sim della sua prima vittima. Ammesso che sia davvero la prima.L’ombra del serial killer, la procura chiede gli elenchi delle donne scomparseÈ da quelle parole, dal «ce ne sono anche altre», che si riparte. Dopo il ritrovamento dei resti di Denisa Paun e la localizzazione di quelli che sarebbero di Ana Maria Andrei, le procure di Prato e Pistoia – competenti per i due omicidi – hanno disposto l’acquisizione dei tabulati telefonici di Frumuzache riguardo agli ultimi cinque anni. Al contempo, le prefetture di tutta la Toscana e della Sicilia, dove il vigilante 32enne ha vissuto fino al 2022, trasmetteranno agli inquirenti tutte le denunce di donne scomparse. Insomma, la pista del serial killer sembra quella battuta dagli investigatori. Anche perché il racconto dell’indagato non convince. A partire dall’assenza totale di sangue nella stanza dove lui ha confessato di aver ucciso e decapitato Denise Paun, prima di bruciarne il corpo nelle campagne intorno a Montecatini Terme. L’uomo ha spiegato di aver «usato sacchi della spazzatura per non sporcare».I dubbi sui quattro cellulari e sui quattro coltelli bruciatiLa ricerca di tracce e indizi continua. L’abitazione di Frumuzache, a Monsummano, è stata perquisita in ogni angolo, facendo emergere quattro telefoni cellulari su cui con ogni probabilità ora saranno disposti accertamenti tecnici. Un altro elemento ancora da giustificare sono i quattro coltelli trovati accanto al corpo carbonizzato di Denisa. Se anche uno fosse stato usato per uccidere e decapitare la 30enne, come ha confessato il vigilante, perché bruciare anche gli altri tre? L’aggressione in carcere, l’olio bollente e il trasferimento lontano dai «detenuti protetti»Ed è stata sempre quella frase a scatenare una violenta aggressione in carcere ai danni proprio di Frumuzache. Ustioni di primo e secondo grado al viso dopo che un detenuto 33enne, cugino di Ana Maria Andrei, gli ha versato addosso olio bollente. «Un episodio gravissimo», lo ha definito il procuratore capo Luca Testaroli. Ma che è pienamente in linea con il trattamento che gli altri ospiti della casa circondariale di Prato hanno riservato al duplice femminicida. L’aggressione, infatti, sarebbe avvenuta dopo l’incontro tra detenuti nella sezione comune, zona a cui in teoria Frumuzache non aveva accesso. In realtà, è stato poi spiegato, il vigilate si trovava lì perché il personale carcerario lo aveva trasferito dal «reparto protetti» in seguito alle minacce ricevute da altri detenuti romeni. L'articolo Vasile Frumuzache e l’ombra di nuovi femminicidi: «Ce ne sono altre». Ricerche su altre donne scomparse: cosa non torna della confessione proviene da Open.