Nel pomeriggio di ieri si è spento al Medicus Mario Valeri. Era ammalato da tempo e l’ultimo ricovero disperava di dare a lui una continuità in questo percorso terreno.È stato un protagonista assoluto della Guidonia Montecelio negli anni ruggenti. Fu in quel fine anni Ottanta quando si conobbe l’accesso alla spesa facile nella convinzione che un Comune non avrebbe potuto fallire, fino alla sua dichiarazione di dissesto. Ma entrò in Consiglio comunale, pur come membro di opposizione, per collaborare ad uscire da questa fase.Fu sempre profondamente, ostinatamente, inserito sentitamente nella cultura della Democrazia Cristiana (non “democristiana” termine che lui non amava perché ne recepiva la valenza dispregiativa). Fratello dell’altro Valeri che contribuì a scrivere pagine importanti della Storia di questa città.Dotato di un senso di ironia fuori dal Comune, riusciva a stemperare ogni situazione angolosa. Perché il perno del suo pensiero politico consisteva nel dare sostanza alla parola sacra: ‘ mediazione ‘. Mediazione è diverso da compromesso. Mediazione è trovare quel piano più alto in grado di far salire le divergenze degli opponenti. L’uomo politico – secondo Valeri – doveva agire in ossequio a questo mos maiorum. Lo spirito latino si era formato su questo principio. Noi non eravamo come i greci che continuavano a guerreggiare all’infinito tra poleis. Noi dovevamo trovare un livello in cui tutti alzati dal tavolo di trattativa avremmo dovuto trovare soddisfazione. Ma il gradimento non era e non poteva essere di tipo personalistico. Gli occhi dovevano sempre guardare all’interesse generale.Alla mia obiezione per cui solo partendo da un disegno saremmo stati in grado di predisporre modifiche prodotte dalla dialettica, lui rispondeva che tutto questo poteva tradursi in un inganno. “Perché se ti sei preparato il tuo disegnino te ne innamori e non sei più disposto a ridiscuterlo con nessuno ”…“La mediazione, invece, ti da la garanzia dell’interesse generale dei contendenti ”… “Era la stessa mediazione a costituire il momento di riconoscimento di tutti coloro che avevano fatto parte del tavolo”. Un livello della politica superiore. Un livello che non c’è più. Se n’è andato da tempo come il nostro Mario Valeri.Brillante nel sedare i contenziosi. Celeberrima una sua asserzione in piena crisi a Guidonia: “qui a Guidonia – diceva – abbiamo le cubature per misurare il grado di crisi”. Chiedendo una spiegazione al Consigliere pronto a firmare per lo scioglimento dell’amministrazione: “ma di quante cubature è la tua crisi?” Voleva dire che ciascuno si faceva portatore di interessi che avevano a che fare sempre con l’edilizia.Era chiaro che si trattava di un uomo della Prima Repubblica. Il nuovo mondo prospettato dalla valanga berlusconiana non poteva coinvolgerlo del tutto. Infatti dopo una prima adesione preferì tornare nell’alveo della vera e propria modalità centrista, scegliendo l’Udc. Ma non deve trarre in inganno il suo successivo posizionamento verso la Lista Monti, l’ingresso nel centrosinistra con Filippo Lippiello, fino alla simpatia per i Cinque Stelle. Mario Valeri agiva in coerenza a sé stesso e su questa sforzarsi di creare coerenza nelle cose.Pieno di acciacchi, sui quali ragguagliava a ogni incontro sempre con un sorriso, avrebbe potuto fare scuola a tanti giovani che vogliono entrare in politica senza ma non sanno in cosa consiste. Ma ammetteva anche di essere un uomo di altri tempi. E i giovani giustamente non vogliono sentire le lezioni dei vecchi.E nel suo tempo sarà avvolto nei ricordi migliori delle storie di questa Città. Gli sia lieve la Terra.L'articolo Addio all’uomo di centro proviene da Tiburno Tv.