Minacce e violenze contro sindaci e amministratori: un caso al giorno in Italia | Il rapporto

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Negli ultimi 15 anni sono stati 5.716 gli episodi di intimidazione, fra minacce e violenze, nei confronti di amministratori locali, funzionari e dipendenti pubblici e personale della Pubblica amministrazione. Una media di 381 intimidazioni l’anno, 32 ogni mese, più una al giorno. Sono i dati raccolti da Avviso Pubblico, la rete antimafia che raccoglie circa 600 enti locali italiani, che dal 2010 monitora il fenomeno con il rapporto “Amministratori sotto tiro“, di cui è stata presentata a Roma la quindicesima edizione.Fare il sindaco si conferma un mestiere di frontiera, specie nei comuni più piccoli (oltre il 50% degli episodi si concentra in centri con meno di 20 mila abitanti). Incendi, danneggiamenti, lettere o email minatorie, attacchi sui social e scritte offensive, fino ad arrivare alle aggressioni fisiche, tendono a colpire soprattutto loro.Le intimidazioni non sono necessariamente opera della criminalità organizzata. Anzi, i dati sembrano indicare che provengono prevalentemente da singoli cittadini scontenti, per esempio per una decisione amministrativa sgradita o per un beneficio sociale non ottenuto. Resta il fatto che ben il 57,5 per cento dei casi (3,286) si verificato nelle quattro regioni culla delle mafie “storiche”: Sicilia, Calabria, Campania e Puglia. La prima regione del Centro-Nord è la Lombardia (337 casi), seguita da Lazio, Toscana e Veneto. E nel 2024 un episodio di intimidazione su cinque si è registrato in comuni sciolti negli anni per condizionamento mafioso. I comuni coinvolti sono stati 43.Più in dettaglio, le sole province a superare i 200 casi sono Napoli, Cosenza, Reggio Calabria e Palermo, che fanno oltre il 20% del totale. Roma è al sesto posto con 180 casi censiti in 15 anni, Milano al dodicesimo, Torino al quattordicesimo. Atti di intimidazione si sono registrati in un Comune italiano su cinque.Avviso pubblico ha presentato anche i dati del 2024. Dopo cinque anni di calo costante, i casi sono aumentati: 328, il 4% in più rispetto al 2023, quando furono 315. Restiamo comunque lontani dal picco del 2018, quando si registrarono 574 intimidazioni. Colpisce il dato della Sicilia, dove i 51 casi rilevati portano a un aumento del 46% rispetto all’anno scorso. Seguono Calabria (43), Campania e Puglia (41 ciascuna). Insieme raccolgono il 53% degli atti di intimidazione censiti nel 2024 sul territorio nazionale.Spostandosi verso il Centro-Nord, il Veneto “conquista” il titolo di regione più colpita (23), seguita da Lazio (21, il doppio rispetto al 2023) e la Lombardia (19). Chiudono le prime dieci posizioni Sardegna (17), Toscana (16) ed Emilia-Romagna (15). Spicca, già da alcuni anni, Agrigento, la provincia più bersagliata da atti intimidatori nel 2024: 26 casi in 11 Comuni. Seguono Cosenza (21), Caserta e Lecce (16), Napoli (15), Foggia (14) e Padova (13). In generale, sottolinea il rapporto, minacce e violenze si intensificano durante le campagne elettorali.I sindaci si confermano appunto gli amministratori a maggior rischio, visto che rappresentano il 61 % delle vittime totali, anche se il dato scende di 8 punti rispetto al 2023. Raddoppiano invece i casi che coinvolgono candidati alle elezioni amministrative, al 13%.Come avvengono le intimidazioni? Innanzitutto con incendi di proprietà ((17%). Seguono i messaggi di minaccia, con lettere, biglietti, email (13%); i social network (13%); i danneggiamenti di auto o altri mezzi e case (12%); scritte offensive e minacciose sui muri (12%); aggressioni fisiche (11%). Gli incendi sono l’arma maggiormente impiegata al Sud, mentre al Centro-Nord si ricorre più spesso ai messaggi minatori.Veniamo infine all’identikit dei responsabili, quando è possibile individuarli, e tenendo conto del fatto che quando c’è di mezzo la criminalità organizzata gli accertamenti sono più lunghi e difficoltosi. In un quarto dei casi del 2024, gli autori delle intimidazioni si sono rivelati semplici cittadini. Il rapporto di Avviso pubblico li suddivide fra gli “scontenti” di qualche decisione amministrativa (36%), estremisti politici (in prevalenza di estrema destra e anarchici), persone con problemi sociali che non erano riusciti a ottenere benefici come un sussidio o un lavoro (20%). In alcuni casi, nota Avviso pubblica, la miccia dell’intimidazione è stata innescata dalla cancellazione del reddito di cittadinanza. Una scelta della politica nazionale per la quale gli amministratori locali si sono ritrovati a fare da parafulmine.“Si tratta di risultati che riflettono un clima di sfiducia che si trasforma in rabbia“, scrivono gli accademici Fabio Bordignon, Luigi Ceccarini e Vittorio Mete in un saggio che accompagna il rapporto, “sentimenti che finiscono per avere come primo ambito di manifestazione proprio i presidi della democrazia più vicini alle persone”. Regioni e comuni sono “il volto dello Stato più prossimo ai cittadini, ma inevitabilmente anche quello più esposto alle turbolenze che si agitano all’interno dei sistemi democratici“.L'articolo Minacce e violenze contro sindaci e amministratori: un caso al giorno in Italia | Il rapporto proviene da Il Fatto Quotidiano.