Non sono servite troppe ore perché le parole di Luca Zaia accendessero un cortocircuito nei partiti di centrodestra. Reazioni fredde tra i corridoi del Parlamento, un filo imbarazzate, quando non apertamente stizzite. Ieri il governatore uscente del Veneto in un’intervista video ha dipinto la situazione di pantano in cui vaga il centrodestra in vista delle Regionali. «Acque torbidissime», diceva con un caschetto giallo da cantiere in testa. «Tutti cerchiamo l’interruttore», per uscire dal buio, ma «cercheremo di capire chi trova prima l’interruttore». Ma il passaggio che ha fatto drizzare le antenne ai vertici del centrodestra è un altro. Quando Zaia ha aperto – seppur con cautela – alla possibilità di una lista personale. «I dati parlano da soli. Una lista come la mia può arrivare al 40-45%». Un avvertimento neanche troppo velato al centrodestra nazionale: se non si decide in fretta, il governatore più popolare d’Italia (al secondo posto, dopo Fedriga, come ha rivelato nei giorni scorsi Noto Sondaggi) potrebbe davvero giocare la partita per conto proprio. E c’è chi fatica a mandarla giù.«Non è con le minacce che si costruisce qualcosa»Segnali di irritazione da Forza Italia, che nel dossier Veneto continua a spingere per la candidatura di Flavio Tosi, ex sindaco di Verona, ora europarlamentare. «Non è con le minacce che si costruisce qualcosa», dice ad Open Raffaele Nevi, capogruppo azzurro alla Camera. E aggiunge, parlando di candidature: «Anche Zaia dovrà partecipare alla scelta, come è giusto che sia». Sulle percentuali ventilate dal governatore, quel 40-45% ipotizzato da Zaia in caso di una sua lista personale, non lo convince proprio: «Tanto chi può verificarle? Nessuno». Taglia corto. Ancora più diretto il segretario di partito e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. «Noi proporremo Tosi – puntualizza – perché è un uomo che sa amministrare. Non vogliamo imporre a nessuno i nostri candidati ma non vogliamo neanche che ci vengano imposti».Le reazioni in FdIPiù misurate le reazioni in casa Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni non si lascia trascinare nello scontro. La linea è quella della cautela, anche perché la situazione in Veneto è già abbastanza intricata. Il capogruppo alla Camera, Giovanni Donzelli, prova a ridimensionare i toni con una battuta: «Almeno non ha detto che farà una lista con il Pd», sorride parlando con Open. E sull’ipotesi di una “Lista Zaia” al 40-45%, aggiunge con ironia: «Così arriviamo al 90%». Una risposta che riflette una posizione attenta: in Fratelli d’Italia l’idea di una lista di contrapposizione made in Zaia non è considerata uno scenario concreto. Il partito punta a mantenere coesione e unità, evitando fratture in vista delle Regionali, soprattutto tenendo conto che in tre delle sei Regioni chiamate al voto in autunno il centrosinistra è dato per favorito. E tra queste, rientrano anche le Marche, dove il governatore uscente Acquaroli (FdI) rischia di cedere il passo al candidato dem Matteo Ricci. In questo scenario, arrivare divisi in Veneto non è certo nei piani di Meloni.Ma il vertice che fine ha fatto?Oltre al Veneto, ci sono altre cinque regioni in cui va scelto il candidato da schierare per il centrodestra. Questa decisione può essere presa solo dopo un vertice tra i leader di partito – Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini – un incontro che però continua a slittare. Al momento non è stata fissata alcuna data ufficiale per il confronto, e nessuna decisione potrà essere presa prima del ritorno di Salvini dal suo viaggio ufficiale in Giappone. Sarà quindi compito della premier Meloni fare sintesi e trovare una soluzione condivisa prima di convocare il tavolo nazionale per definire le candidature. Ma la partita da giocare sembra destinata a essere ancora piuttosto lunga.L'articolo Zaia, l’idea di una lista propria e il gelo a destra: Nevi: «Non è con le minacce che si costruisce qualcosa». FdI: «Almeno non ha detto che farà una lista con il Pd» proviene da Open.