Alla vigilia della “no stop” per arrivare alla firma dell’accordo di programma, il ministro delle Imprese Adolfo Urso – con la ministra del Lavoro Marina Calderone – incontra i sindacati e mette spalle al muro gli enti locali, scaricando la sopravvivenza dell’Ilva a Taranto nelle loro mani. La scelta, dice in sostanza il ministro, spetta a chi governa città, Provincia e Regione Puglia. Mercoledì mattina, quindi, quando inizierà il confronto, il governo si aspetta di trovare un punto di caduta. A iniziare dalla nave rigassificatrice, ritenuta decisiva per poter procedere con l’ambientalizzazione dell’acciaieria. Ma non è detto che si arrivi a un’intesa, quantomeno immediata. E avanza lo spettro di un siderurgico “spezzatino”.“Si andrà avanti giorno e notte se necessario per arrivare ad accordo di programma”, ha detto Urso davanti alle sigle metalmeccaniche. “Vogliamo avere indicazioni dai comuni che hanno pertinenza alle autorizzazioni ambientali: Comune Taranto e Statte, provincia Taranto e Regione puglia in primis – ha chiarito Urso – Ascolteremo loro posizioni e verificheremo se le loro proposte sono fattibili”. E se dovesse innescarsi un muro contro muro? “Valuteremo la questione del nord”. Insomma, Genova e Novi Ligure – secondo il ministro – sono in stand by: “La prima scelta tocca a Taranto, poi in base a quella ci regoleremo di conseguenza. Con la nave, ci sarà la produzione del Dri a Taranto. Se no, si farà altrove”.Il governo insiste per l’accordo di programma, contando di sbloccare la situazione che avrebbe un impatto a cascata sull’Autorizzazione integrata ambientale, ancora in itinere e con un incontro fissato il 10 luglio, che a sua volta avrebbe ripercussioni sulla sentenza del Tribunale di Milano che deve decidere sulla chiusura dell’area a caldo. Il nodo principale è il posizionamento della nave rigassificatrice, essenziale per la produzione del preridotto per alimentare i forni elettrici. Il Comune di Taranto insiste per averla lontana dal porto: un progetto che è ritenuto di difficile attuazione, soprattutto economica.“Faremo appello alla responsabilità di tutti e alla condivisione delle scelte, secondo il dettato costituzionale che abbiamo sempre perseguito. Lo abbiamo fatto nel caso di Terni e di Piombino, anche con maggioranze politiche differenti. Lo stesso vorremmo fare a Taranto che è il nodo più difficile da sciogliere”, ha insistito Urso. I sindacati sono preoccupati. Soprattutto da un eventuale scorporo dell’Ilva: “No agli spezzatini”, avvisa il segretario della Uilm Rocco Palombella chiedendo di avere risposte immediate dal governo nel caso in cui la situazione dovesse precipitare. “Continuiamo a pensare che il governo dovrebbe avere la proprietà dell’azienda – dice il leader della Fiom Michele De Palma – La questione Ilva è una questione del Paese: non possiamo correre il rischio di perdere la produzione di acciaio, l’occupazione e l’ambientalizzazione. I lavoratori devono essere al centro di questo processo”.L’Usb invece chiede un maggiore coinvolgimento del sindacato nella definizione dell’accordo di programma: “È profondamente sbagliata l’esclusione delle parti sociali da questo passaggio, perché si sta decidendo del destino di oltre 20.000 famiglie legate all’ex Ilva e del futuro della siderurgia nel nostro Paese”, affermano Francesco Rizzo e Sasha Colautti dell’esecutivo nazionale chiedendo che, nell’eventuale accordo di programma, sia inserito un “addendum specifico dedicato ai lavoratori, che riconosca finalmente in modo formale e operativo le loro esigenze e i loro diritti”.L'articolo Ilva, Urso alla vigilia dell’incontro “no stop” con gli enti locali sull’accordo di programma: “La scelta spetta a Taranto” proviene da Il Fatto Quotidiano.