L’estate al cinema tra Jurassic World, amori, aragoste e Formula 1: guida Brad Pitt

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L’estate impazza insieme alle alte temperature, vediamo allora qualche buon titolo per rinfrescarsi in sala con un po’ d’aria condizionata.La scelta è varia, ma essendo questa volta titoli quasi tutti americani, iniziamo dall’unico francese. L’amore che non muore, candidato a 13 Ceasar, ha incassato oltre 38 milioni di euro in Francia. Dietro questo crime romance con una struttura narrativa ‘passato/presente’ divisa da una lunga detenzione c’è Gilles Lellouche, regista con le forti spalle d’attore del cinema d’Oltralpe più understatement (uno dei suoi ultimi personaggi è stato Obelix). Nella sua precedente regia 7 uomini a mollo, altro campione d’incasso, maneggiava molto bene la commedia. Qui passa alla vicenda di un amore impossibile quanto incendiario tra un giovane bullo di periferia e una brillante studentessa. I protagonisti adolescenti sono Mallory Wanecque e Malik Frikah, mentre Jackie e Clotaire dieci anni dopo diventano Adèle Exarchopoulos e François Civil. Quella struttura ‘prima e dopo’ su un ragazzo difficile diventato poi criminale non può non ricordarci C’era una volta in America o Sleepers. Qui però la love story è centrale e a tener banco e le due coppie d’attori, che donano al pastiche due marce emotive una meglio dell’altra.L’accelerazione sfrenata della passione s’intreccia con il nuovo tragico percorso dei vecchi sentimenti. Tanto intrattenimento con attraente patinatura un po’ vintage, offre ottime interpretazioni. Curiosità: L’Amour Ouf significa L’amore uffa, e citerebbe 2 film intitolati L’Amour fou (quindi Rivette e prima ancora Breton), ma da noi viene tradotto con quella frase lì.Andiamo nella città di Trump, ma al cospetto di un attore che NYC ce l’ha fatta vivere in modi meravigliosi. Bill Murray interpreta uno scrittore appena scomparso. Ne eredita il suo lavoro da ultimare la sua più cara amica e collega… ma nel pacchetto c’è anche il suo alano Apollo. Naomi Watts è capace di rimettere insieme tutte le scoperte che una donna può fare nell’adottare un inaspettato gigante buono. Per L’amico fedele i due registi David Siegel e Scott McGehee hanno sceneggiato il romanzo di Sigrid Nunez. Ne viene fuori un gioiellino di sentimentalismo metropolitano a quattro zampe incentrato sull’amicizia tra una donna e il suo cane. L’incontro forzato dei due è la corda tesa che pian piano si scioglierà in una storia di devota fedeltà, come solo i cani sanno donare. Tutto ovviamente in flashback man mano più toccanti c’è Murray, che sornione come sempre, potrebbe strapparvi qualche lacrimuccia. Il massimo al cinema per gli amanti dei cani, lo affianchiamo idealmente ad Attraverso i miei occhi di Simon Curtis, con il doppiaggio indimenticabile di Gigi Proietti.Restiamo a New York, tingendoci di un bianco e nero elegantissimo per entrare nella cucina di Aragoste a Manhattan. Ecco un altro titolo romanzato dall’originale La cocina, di Alonso Ruizpalacios. Qui però il tiolo italiano è più aggrappante. Il film segue una giovane cameriera, Rooney Mara, rimasta incinta di un cuoco messicano. La diatriba sul tenere o meno il bambino tocca sia note di commedia che drammatiche, ma in realtà il film è un dramma teso con alcuni alleggerimenti da sorriso e tanto occhio politico sul fordismo applicato alla ristorazione e sul classismo netto che divide i mondi cucina/sala, quindi personale/clienti. Si vive per oltre 2 ore in un formicaio di lavoratori e lavoratrici, ruoli, piatti e ingredienti che s’incrociano in questa tentacolare cucina dove si parlano tante lingue, una moderna Babele lavorativa raccontata con incrollabile lirismo tecnico e artistico del regista. Se ne allietano gli occhi per l’estetica, d’accordo, ma a volte la prolissità della sequenze calpesta quella stessa magia della storia.Giungiamo a un titolo, F1 – The movie, che di per sé è già parecchio tronfio per la sua ridondanza. Lo produce anche Hamilton, che appare in un cameo insieme ad Alonso, ma il protagonista assoluto è Brad Pitt. Che fosse l’erede di Redford lo sapevamo da tempo, ma qui sfiora il lascito di Steve McQueen. Sempre più fashion in ogni inquadratura, Pitt è un’icona inattaccabile. Calamita di sponsor per questo filmone sulla rinascita di un campione di Formula 1 che 30 anni prima aveva mollato tutto per darsi a gare automobilistiche minori. La diatriba è con il giovane compagno di strada, talentuoso ma viziato, su una monoposto cenerentola ancora a zero punti capitanata dal manager in disgrazia Javier Bardem, anche lui vecchia gloria delle corse.Vedere insieme questi attori è già spettacolo in un film che fila con piacere. Si corre con tanto realismo accanto a pose ad arte di Pitt, ma (mi si scusi lo spoiler), guardando il finale con l’inchino al vecchio trionfatore biondo non si può non pensare che in certi film debba ancora prevalere un eroe wasp sul giovane astro nascente afroamericano, questa volta interpretato da Damson Idris. Un indizio. In Bull Durham, 1989, Kevin Costner faceva il vecchio giocatore di baseball con il compito di far maturare in squadra il talento immaturo di Tim Robbins. Tim alla fine trionfava grazie a Kevin. Ma erano entrambi bianchi. Ad ogni modo F1 corre sul globale di 293 milioni di dollari incassati per un budget di circa 300, e in Italia sta a circa 3,7 milioni di euro in totale appena dopo il primo weekend di luglio.Giungiamo infine a Jurassic World – La Rinascita, che segna l’inizio di quella che dovrebbe essere una nuova trilogia sulla saga dei dinosauri iniziata da Spielberg. Scarlett Johansson è protagonista insieme a Mahershala Ali. Lei soldatessa in stile Lara Croft, lui barcarolo high-tech con tanto di expertise militare. Entrambi ingaggiati da una potente casa farmaceutica che vuole il sangue dei tre più grossi dinosauri per produrre un medicinale miracoloso e costosissimo. Tra avventure memorabili come non accadeva da un po’, prelievi mirabolanti ai dinosauri e un viaggio pieno di buoni personaggi nella spedizione, quanto di pericoli in stile isola di Kong, Gareth Edwards riesce a smorzare la violenza degli attacchi rettili con una regia che coinvolge bambini quanto genitori in una messa in scena sempre equilibratissima. Infatti in una manciata di giorni ha già scalzato F1 dal primo posto per gli incassi. In Italia ha totalizzato circa 4,3 milioni di euro, ma 318,3 di dollari nel mondo.La strizzata d’occhio ce l’abbiamo sia per l’ambiente, rispetto alla presenza di dinosauri geneticamente modificati, sia per lo sfruttamento economico di un medicinale con il dilemma della cura riservata a pochi facoltosi o al popolo. Ultima annotazione, un T-Rex ripreso in maniera davvero inedita e piacevole. #PEACEL'articolo L’estate al cinema tra Jurassic World, amori, aragoste e Formula 1: guida Brad Pitt proviene da Il Fatto Quotidiano.