Stellantis, crollo della produzione auto in Italia: -33% nel primo semestre 2025

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Da un lato ci sono gli annunci, le rassicurazioni e gli obiettivi. Dall’altro ci sono i fatti. E se i primi sono sempre roboanti, i secondi sono sempre più drammatici. Stellantis e il ministro delle Imprese Adolfo Urso sembrano vivere una realtà parallela quando raccontano di un “cuore italiano” e di una “ripartenza” delle fabbriche. Perché i numeri raccontano di un tonfo senza fine: il primo semestre del 2025 si è chiuso con una produzione di automobili in calo del 33% rispetto al già nefasto 2024, il più nero degli anni negli ultimi cinque decenni. “I dati confermano il peggioramento. Si prevede una chiusura d’anno intorno alle 440.000 unità totali, con circa 250.000 autovetture prodotte”, avvisa la Fim-Cisl.Un Paese che si regge sulla PandaAlcuni marchi come Maserati sono quasi scomparsi – a Modena ne sono state prodotte appena 45 – e non c’è più un solo stabilimento che faccia segnare una crescita dei volumi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Tolta la Pandina, i modelli prodotti in Italia hanno numeri marginali: le 67.500 unità di quel modello marchiato Fiat sfornate a Pomigliano d’Arco rappresentano da sole il 54% del totale delle vetture uscite dalle fabbriche italiane. Ricapitolando: Stellantis ha prodotto 123.905 auto da gennaio al 30 giugno, il 33,6% in meno rispetto al 2024, e 97.980 veicoli commerciali (-16,3%). In totale – come illustrato nel report della Fim – sono quindi 221.885 i veicoli prodotti (-26,9%).Calo dei volumi superiore alle previsioni“Tutti gli stabilimenti auto evidenziano un forte peggioramento. A differenza del 2024, in cui almeno Pomigliano rappresentava un’eccezione positiva, oggi nessun sito sfugge alla situazione di forte difficoltà – fa notare il segretario generale Ferdinando Uliano – Non si intravedono segnali di ripresa entro fine anno. Anzi, il calo dei volumi e l’uso degli ammortizzatori sociali potrebbero aumentare, coinvolgendo già oggi quasi la metà della forza lavoro del gruppo”. La partenza produttiva della 500 ibrida prevista per novembre a Mirafiori e i nuovi modelli di Melfi – sottolinea la Fim – potranno dare risultati significativi solo nel corso del 2026. Al momento, però, “il livello di caduta dei volumi nel 2025 è superiore alle previsioni”.!function(){"use strict";window.addEventListener("message",function(a){if(void 0!==a.data["datawrapper-height"]){var e=document.querySelectorAll("iframe");for(var t in a.data["datawrapper-height"])for(var r,i=0;r=e[i];i++)if(r.contentWindow===a.source){var d=a.data["datawrapper-height"][t]+"px";r.style.height=d}}})}();A Mirafiori è scomparsa la MaseratiMentre l’azienda presenta a Torino la Grande Panda che produce in Serbia e annuncia l’obiettivo di produrre ben 100mila unità della 500 ibrida, i numeri del primo semestre sono agghianciati: 15.315 vetture prodotte, in calo del 21,5% rispetto alle 19.510 del 2024. La quasi totalità (15.175) sono 500 elettriche, mentre le Maserati è sostanzialmente scomparsa: 140 unità. Al momento nello stabilimento è attivo il contratto di solidarietà fino al 3 agosto, utilizzato al 40% dai mille operai impegnati sulla linea della 500, mentre quella Maserati è sostanzialmente ferma. Stellantis sta provando a ovviare spostando i lavoratori nel reparto in cui si produce il cambio elettrico eDCT.Cassino ai minimi storiciLa fabbrica del Frusinate ha prodotto appena 10.500 unità. Il 26% è rappresentato da Alfa Romeo Giulia, il 49% Stelvio e il 25% da Maserati Grecale, anche in versione full electric. Il calo è del 34% rispetto al 2024: “Un dato tra i più negativi nella storia dello stabilimento”, fa notare la Fim-Cisl. Nel 2017 si produceva sette volte tanto, con circa 2.000 lavoratori in più rispetto agli attuali 2.400. “Dal 2021 si lavora su un solo turno, con un impatto diretto sull’occupazione e sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali”, sottolinea il sindacato. Da gennaio si sono registrate oltre 50 giornate di fermo produttivo e, nelle 61 giornate lavorate, circa 700 lavoratori sono stati coinvolti nel contratto di solidarietà.Pomigliano: dietro la Panda, niente“Pur rappresentando il 64% della produzione nazionale di auto – a causa del calo generalizzato negli altri siti – Pomigliano chiude il primo semestre 2025 con 78.975 vetture prodotte, in calo del 24% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un dato negativo, in netta controtendenza rispetto al trend positivo dell’anno scorso”, dice la Fim-Cisl. La Panda con 67.500 unità rappresenta da sola oltre il 50 per cento della produzione italiana. “Ma anche su questo modello si registra una flessione del 15% rispetto al primo semestre 2024, che era stato il migliore degli ultimi quattro anni”, rimarca la Fim-Cisl aggiungendo che c’è un “preoccupante” calo produttivo di Alfa Romeo Tonale (10.115 unità, -20%) e il “crollo” della Dodge Hornet, ferma a 1.360 unità (-90%). Lo stabilimento ha vissuto 49 giornate di cassa integrazione sulle linee delle due autovetture con volumi più bassi e 23 su quella della Panda per un totale di oltre 3.000 operai coinvolti.La “scomparsa” di MelfiLo stabilimento lucano ha registrato un crollo produttivo del -59,4% rispetto all’anno precedente, con solo 19.070 unità prodotte. “Rispetto al pre-Covid, la perdita è ancora più pesante: -88% (133.697 auto in meno). È, insieme a Pomigliano, il sito che perde più volumi in assoluto (-27.950 unità sul semestre)”, dice la Fim-Cisl. Da luglio a settembre è prevista la ricomparsa della 500X nei programmi produttivi della fabbrica: 5.000 unità destinate al mercato algerino. La produzione della DS8, uno dei nuovi modelli previsti, si è fermata ad appena 700 auto. Il contratto di solidarietà è stato utilizzato al 65% coinvolgendo 3.150 lavoratori ogni giorno. “La perdita di volumi ha già avuto conseguenze occupazionali: dal 2021, circa 2.200 lavoratori sono usciti incentivati su base volontaria, portando gli occupati a 4.860″, dice ancora la Fim-Cisl.I Ducato di AtessaÈ in calo anche la produzione di veicoli commerciali leggeri ad Atessa: 97.980 unità nel primo semestre, in calo del 16,3% rispetto allo stesso periodo del 2024. Esattamente un anno fa, lo stabilimento abruzzese era l’unico, insieme a Pomigliano, a far segnare una progressione rispetto al 2023. Poi si è registrata una virata: “Dalla seconda metà dello scorso anno, la situazione è progressivamente peggiorata: dalle iniziali previsioni su 15 turni si è passati al ricorso stabile alla cassa integrazione, che ha coinvolto tra i 700 e i 1.000 lavoratori. La causa principale è la contrazione degli ordini, prima sui cabinati e poi anche sui Van. Nel primo semestre 2025 la media giornaliera dei lavoratori in cassa integrazione è stata di circa 700 unità”. Lo stabilimento è stato citato dal responsabile Europa di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, tra quelli da “chiudere” qualora non cambi la situazione sui costi dell’energia in Italia e le normative europee sull’elettrico. Poi l’azienda ha messo una pezza annunciando di voler assegnare nuovi modelli di camper. L’ultima promessa di una lunga serie.!function(){"use strict";window.addEventListener("message",function(a){if(void 0!==a.data["datawrapper-height"]){var e=document.querySelectorAll("iframe");for(var t in a.data["datawrapper-height"])for(var r,i=0;r=e[i];i++)if(r.contentWindow===a.source){var d=a.data["datawrapper-height"][t]+"px";r.style.height=d}}})}();L'articolo Stellantis, crollo della produzione auto in Italia: -33% nel primo semestre 2025 proviene da Il Fatto Quotidiano.