Altro che criptovaluta, Tether è una vera e propria «banca clandestina» di cui si avvalgono hacker e riciclatori di denaro professionisti di tutto il mondo, che agiscano per conto proprio, di organizzazioni terroristiche o perfino di Stati. Lo denuncia il magazine dell’Economist 1843 in una lunga inchiesta dedicata alla stablecoin lanciata dalla società guidata da due imprenditori italiani, Paolo Ardoino e Giancarlo Devasini. A scoperchiare il pentolone sui traffici con Tether è stata in particolare un’indagine della polizia britannica partita da un banale controllo auto: Fawad Saiedi fu arrestato con le mani letteralmente nel sacco, aveva con sé 250mila sterline in contanti. Tramite verifiche sul suo smartphone si risalì a quel che c’era alla fonte: una rete criminale internazionale dedita al riciclaggio di denaro che metteva in collegamento bande di narcotrafficanti con cybercriminali russi, agenti dei servizi segreti e oligarchi sanzionati. A tirare le fila dei traffici illeciti, la misteriosa businesswoman russa Ekaterina Zhdanova. A beneficiarne, da un lato oligarchi sotto sanzioni che venivano riforniti di somme ingenti di denaro cash, dall’altro i narcotrafficanti ripagati in cambio da Zhdanova tramite, appunto, Tether.Il successo nel mondo e l’ombra criminale La vicenda pare essere solo una delle tante collegate all’uso spavaldo di Tether, la cui società madre ha sede a El Salvador. Bande criminali dei quattro angoli del pianeta sembrano aver messo gli occhi su questo strumento nuovo e «invisibile», ricostruisce 1843. Le somme anche ingentissime possono essere spostate praticamente all’istante da un capo all’altro del mondo, senza tema di commissioni se non minime e soprattutto di regolamentazione finanziaria: nel vaccum del settore delle stablecoin infatti chi usa Tether evita i noiosi «ostacoli» dei controlli antiriciclaggio e sull’identità dei clienti. Più e meglio di altre criptovalute – dal punto di vista dei banditi – Tether infatti garantisce l’anonimato dei titolari dei portafogli: una manna per le reti criminali, un incubo per autorità di controllo finanziario e forze di polizia. Messaggio da recapitare al mezzo miliardi di utenti che l’azienda dichiara di avere – in gran parte pesci ben più piccoli e senza malizia. Ma anche alla Casa Bianca, considerato che Tether detiene enormi quantità di debito pubblico Usa e che l’Ad Ardoino ha tentato sin dalla vittoria di Donald Trump alle elezioni Usa del 2024 di fare pressioni sulla nuova Amministrazione per poter agire indisturbato: con successo, se è vero che un’indagine del Tesoro Usa sui traffici dietro la stablecoin sembra essere nel frattempo magicamente «evaporata», in nome del grande amore di Trump per le cripto. Costi quel che costi?L'articolo Portafogli anonimi e zero controlli: così Tether è diventata la criptovaluta più amata dalle reti criminali proviene da Open.