AGI - Cresce la quota di famiglie italiane che ha già pianificato le vacanze estive: il 37,7% nel 2025, in netto aumento rispetto al 26,2% dell'anno scorso. È il dato più alto dal 2019 e si accompagna a un calo del numero degli indecisi (28,6%) e di chi non partirà (33,6%). Lo rileva il rapporto Confcommercio-Censis "Clima di fiducia e aspettative delle famiglie italiane 2025". Le rinunce restano elevate soprattutto tra chi ha meno risorse (41,8% delle famiglie a basso reddito) e al Sud (38,8%). Il motivo principale del "no" alle vacanze è la mancanza di risorse economiche (53,5%), seguita da problemi di salute e dal caro-prezzi stagionale.Destinazioni e budgetChi partirà, lo farà per lo più in Italia (76%): il 68,1% con lo stesso budget degli anni precedenti, il 22,8% con un budget ridotto, solo il 9% potrà spendere di più. Gli alloggi più scelti sono hotel (41,7%), B&B o agriturismi (37,7%), seconde case (14,8%).Fiducia e consumiE cresce anche la propensione all'acquisto delle famiglie italiane ma il clima di fiducia resta incerto. In un contesto globale che "continua ad essere caratterizzato da grande incertezza e tensioni geopolitiche, con guerre e ritorno dei dazi", si legge nel rapporto Confcommercio-Censis, l'economia italiana mostra "segnali di stabilità e i fondamentali evidenziano una buona salute", in particolare l'aumento del reddito disponibile, guidato dall'occupazione ai massimi storici e dall'inflazione sotto controllo.Le famiglie italiane, da un lato, mostrano voglia di normalità e di tornare a spendere, dall'altro prudenza per l'incertezza. Questo sentiment è confermato anche dal clima di fiducia che resta incerto con un saldo tra ottimisti e pessimisti positivo ma in forte calo: nel 2025 si è, infatti, più che dimezzato rispetto al 2023 (10,8 punti contro 27,5 punti).Intenzioni di acquistoI dati evidenziano però una netta ripresa delle intenzioni di acquisto: +10,9 punti per gli elettrodomestici, +9,1% per i prodotti tecnologici, +5,6 per i mobili, +4,3 per le autovetture, +3,8 per le ristrutturazioni.In particolare, i beni tecnologici guidano le intenzioni di spesa (33,6%), seguiti dagli elettrodomestici (31,2%) e dalla casa, sia in termini di ristrutturazioni (25,4%) che di arredo (24,1%). Tuttavia, solo il 6,2% degli italiani si dichiara disposto ad acquistare un'abitazione e appena il 4,4% a investire in una seconda casa o immobile di vacanza, a conferma di un approccio ancora molto prudente.Percezione del futuroSe il 46,5% degli italiani si dichiara ottimista sul proprio futuro familiare, solo il 25,4% mantiene lo stesso giudizio positivo nei confronti dell'Italia nel suo complesso. Il saldo tra ottimisti e pessimisti è positivo ma in discesa: 10,8 punti nel 2025, contro i 27,5 del 2023.Le principali fonti di preoccupazione sono concrete: malattia (49,2%) e mancanza di risorse economiche (47,2%). Particolarmente esposte sono le famiglie del Mezzogiorno e quelle a basso reddito.Stabilità e disuguaglianzeIl 67,4% degli italiani indica come speranza primaria "mantenere un tenore di vita adeguato", un segnale di quanto il desiderio di stabilità superi ogni aspirazione di crescita. Le aspettative sono condizionate da un contesto di vulnerabilità diffusa: solo il 9,7% prevede un aumento dei propri redditi nella seconda metà del 2025. La previsione più ricorrente è quella di stabilità (65,6%), ma un quarto delle famiglie teme una contrazione.Dopo un triennio segnato da pandemia, inflazione e instabilità geopolitica, sottolinea Confcommercio, "le famiglie italiane si affacciano al 2025 con un atteggiamento misto di cautela e desiderio di normalità".L'indagine restituisce l'immagine di un Paese dove il 43,3% delle famiglie ha aumentato i consumi nel 2024, ma a scapito del risparmio. Le diseguaglianze socio-economiche restano marcate: solo il 12% delle famiglie a basso reddito ha visto crescere il proprio reddito, contro il 24,9% di quelle più agiate.La forbice si allarga anche sulle risorse complessive: il 47,1% delle famiglie meno abbienti dichiara minori disponibilità economiche rispetto all'anno precedente. Le spese obbligate - bollette, tasse, spese condominiali - sono il principale fattore che costringe a ridurre i consumi (56,3% degli italiani), seguite dalla contrazione dei redditi (25%) e dalla necessità di accantonare risorse per imprevisti (18,7%).