Crollo Terracina, lo chef Nardoni: “Scavavo per trovare Mara Severin, 15 minuti interminabili”

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In una intervista a Repubblica lo chef Simone Nardoni del ristorante stella ‘Essenza’ di Terracina, dove la sommelier Mara Severin è morta nel crollo del solaio che ha anche causato diversi feriti, racconta come si è sentito mentre scavava tra le macerie alla ricerca della donna. “Faccio davvero fatica, mi creda, non riesco ancora a rendermi conto di quello che è successo, di come è potuto succedere questo disastro in pochi secondi. E di Mara, mia cugina, mia amica, mia alter ego, che non c’è più“, spiega. Lo chef Nardoni: “Mara prima di pensare a mettersi in salvo ha fatto uscire i clienti”“Mara era innamorata del suo lavoro, era la sua vita. Lo ha dimostrato con la sua istintiva generosità: prima di mettersi in salvo lei ha pensato a fare uscire i clienti che stavano dentro. Fosse scappata subito probabilmente ora sarebbe ancora viva”, afferma Nardoni. “Non riesco davvero a capire. Noi siamo solo affittuari del locale e non abbiamo mai fatto altro che ordinaria manutenzione. Nulla che potesse provocare questo disastro. Delle strutture del ristorante è responsabile la proprietà. Ma adesso è l’ultimo dei miei pensieri. Ho bisogno di fermarmi per un po’, poi proveremo a ripartire nel nome di Mara”, aggiunge.La ricostruzione della serataNell’intervista, lo chef ricostruisce i terribili attimi di lunedì notte. “Io ero uscito dalla cucina poco prima, stavo fuori nel dehor a parlare con alcuni clienti, quando è arrivata mia moglie che lavora con me. ‘Vieni un attimo dentro – mi ha detto – ci sono strani rumori’. Non ha neanche finito di parlare che improvvisamente si sono spente tutte le luci e si è sentito un boato provenire dall’interno. Non si vedeva più nulla, d’istinto mi sono buttato dentro questa enorme nuvola di fumo e polvere senza capire neanche cosa fosse successo. Non avevo idea di chi e quante persone potessero essere rimaste coinvolte. Mia moglie era in salvo, ma i clienti, i miei collaboratori… C’era gente che fuggiva, gente che gridava, chi chiedeva aiuto”, racconta Nardoni. “Dentro – prosegue – eravamo cinque in cucina, quattro in sala, tra cui la sorella minore di Mara, e una ventina di clienti nei tavoli nella sala interna, molti stranieri. Quattro li ho tirati fuori con le mie mani, aiutato dai miei collaboratori, dalla gente di Terracina che è venuta subito a darci una mano e ovviamente dai soccorsi che sono stati molto tempestivi e straordinari. È grazie a tutti loro che non ci sono state altre vittime”. Lo chef: “Scavavo per trovarla. La hanno estratta viva ma poi non sono riusciti a salvarla”“Io stavo in ginocchio a scavare con le mani, volevano portarmi via perché non era sicuro, ma Mara non rispondeva e non mi sarei mai messo in salvo senza di lei. Sono stati 15-20 minuti interminabili, poi l’hanno trovata e mi si è riaccesa la speranza. Era viva quando l’hanno tirata fuori“. Al pronto soccorso “i medici hanno lottato un’ora e mezza per salvarla, hanno provato di tutto. Quando non c’è stato più niente da fare, piangevano tutti disperati. E io con loro. Mara era una persona straordinaria e non solo per me“, conclude.Le macerie dopo il crollo