La sanità che funziona: l’unità cardiologica del Santo Spirito

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Stanchi delle irrefrenabili, roboanti critiche negative, la cui provenienza, come sbagliare, deriva sempre ovviamente da Media e Politica italiana, alla nostra Sanità Pubblica. Proprio per questi motivi ci siamo decisi con un’apposita inchiesta a provare a verificare concretamente la verità delle tante incontrollate, sdegnose analisi riportate sulle tante Strutture italiane della Sanità Pubblica.E quale miglior riscontro se non quello di partire dall’esame di una struttura tra le più note e importanti per la nostra gente malata, quale quella dell’UTIC-Unità di Terapia Intensiva Cardiologica del Presidio Ospedaliero Santo Spirito di Roma? Fingendoci parenti di una persona amica, afflitta purtroppo da importanti disturbi di salute, disturbi tali da necessitare la chiamata di una autoambulanza per il trasporto alla terapia intensiva di un pronto soccorso di un ospedale di zona. E a tale intervento del personale medico dell’autoambulanza abbiamo assistito compiaciuti e veramente sorpresi per il comportamento altamente professionale, di grande fair play e d’importante sensibilità mostrato dagli stessi nei confronti della paziente. Malata, infatti, che solo grazie ai loro intelligenti e ben articolati consigli si è decisa ad accettare di farsi ricoverare .Meta del ricovero, sempre a Roma, presso il Reparto di Terapia Intensiva dell’Ospedale Pertini. Un Reparto, quello indicato, visionato visitando come parente la malata, di grande importanza per i tanti accertamenti clinici fatti alla paziente in non molte ore. Esami in grado di stabilire le cause del malore e con esso consentendo di indirizzarla prontamente ai Reparti di Terapia Intensiva di riferimento specializzati nello specifico campo sanitario.E così è stato anche per la persona amica malata, spostata subito dopo, grazie all’accertamento di un infarto registrato con le apparecchiature dagli operatori del Pertini, ben guidati negli esami dalla responsabile operativa del giorno, dott.ssa Federica Straccamore, al Reparto di Terapia Intensiva di Cardiologia dell’Ospedale S. Spirito, per poterle dare le cure necessarie del caso.Un reparto di Terapia Intensiva, quello del Pertini, secondo quanto abbiamo avuto modo di vedere, ben organizzato, tempestivo, attento ai pazienti e molto accurato alle esigenze dei degenti. Ma quello che ci ha per davvero positivamente meravigliato ed ha dato un senso alla nostra mini-inchiesta è certamente stato il Reparto di Terapia Intensiva del Presidio Ospedaliero del Santo Spirito di Roma, denominato con acronimo UTIC-Unità di Terapia Intensiva Cardiologica.In una sola giornata dal ricovero, si pensi, i medici del Reparto di Terapia Intensiva del S. Spirito, in particolare tra essi il giovanissimo cardiologo dott. Alberto Michielon, presosi cura sin dall’inizio della paziente inviatagli dal Pertini, con l’ausilio anche del dott. Stefano Iosi, sono riusciti ad accertare che la malata sotto controllo, con una certezza diagnostica del 99%, non aveva subito un episodio d’infarto miocardico, bensì era stata afflitta da una benigna cardiopatia rara, (denominata sindrome di Tako Tsubo), caratterizzata da un’insufficienza cardiaca acuta scatenata da uno stress emotivo o fisico.Ma al di là della felice diagnosi comunicata con grande immediatezza dal Dr. Michielon ai familiari della malata, la cosa che più ha avuto modo di stupirci ancora è stata anche la perentoria convocazione da parte dello stesso dei familiari e parenti (tra i quali ovviamente anch’io) nello studio medico loro riservato in Ospedale, per spiegare in dettaglio quanto accaduto alla paziente e la certezza di poter far guarire completamente il cuore della loro persona cara, ovviamente in un ragionevole periodo di tempo.Medici così preparati, dall’eloquio così sciolto, in buona simbiosi con pazienti e familiari non sono certamente facili da trovare.Ma per un reperimento così difficoltoso di medici veramente preparati e innamorati della loro professione, l’esser riusciti ad “arruolare” un medico come il Michielon, non desta più stupore se si legge il nome del direttore del UOC, l’acronimo che sta per Unità Operativa Complessa. Trattasi del Prof. Roberto Ricci, un importante cardiologo di grande notorietà per i tanti personaggi politici e artisti noti da lui operati, un professionista di grande esperienza professionale e organizzativa per i tanti anni passati ad occuparsi di UTIC.L’esperienza derivata da una professione esercitata a lungo nel tempo per chi si accinge a dirigere strutture e reparti sanitari di così grande importanza, è cosa a parere di tutti essenziale ed imprescindibile. Peccato che i politici che governano la Sanità Pubblica e che hanno il potere di nominarli ancora non la pensino così. (Pier Francesco Corso)