Se si viene licenziati si deve pagare una quota? Il licenziamento ha sempre un costo, e l’ultima sentenza della Cassazione lo ha specificatoUna volta che si viene licenziati bisogna pagare una penale?Non proprio, o meglio, non si tratta di una penale, ma in generale ogni licenziamento vede dei costi, a prescindere da quale parte sia espressa la volontà di interrompere il rapporto di lavoro.Il ticket licenziamento è stato infatti introdotto dalla riforma Fornero nell’ormai lontano 2012, rappresenta ancora un elemento significativo nella gestione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato in Italia ed è per questo che ci si appella spesso alla legge per capire come comportarsi nel caso di licenziamento improvviso.Questo contributo, chiamato appunto ticket di licenziamento deve essere versato all’INPS e non si può prescindere da esso nel caso in cui si parlasse di cessazione involontaria, salvo casi eccezionali. Vediamo quindi nel dettaglio cosa si dovrà pagare e per quale motivo.Pagare le dimissioni: cos’è il ticket licenziamentoQuando si parla di ticket di licenziamento si fa riferimento a una quota di denaro che viene versato dal datore di lavoro all’INPS, ed è destinato a coprire i costi associati alla cessazione involontaria del rapporto lavorativo, esclusi i casi di dimissioni o risoluzioni consensuali, salvo eccezioni.Recentemente, la Cassazione ha emesso una sentenza mirata a modificare l’interpretazione di questo contributo, specificando quanto sia importante anche oggi nel 2025, in caso di risoluzione consensuale.Cosa si deve pagare per licenziamento (pexels) – www.circuitolavoro.itLa Sentenza della Cassazione e le sue implicazioniLa sentenza n. 6898/2024 della Cassazione ha stabilito che il ticket licenziamento deve essere pagato anche in caso di risoluzione consensuale dovuta al rifiuto del trasferimento del lavoratore. Questa decisione estende il diritto all’indennità di disoccupazione anche al caso in cui il lavoratore non fosse interessato, ma si escludono i casi di dimissioni, altrimenti non si riuscirebbe a ottenere la Naspi, ovvero il contributo chiamato gergalmente ‘disoccupazione’.Ma la questione non finisce qui. Nella sentenza n. 160 del 10 novembre 2020, il tribunale ha stabilito che il datore di lavoro può chiedere il rimborso del ticket licenziamento al lavoratore che ha indotto il licenziamento per giusta causa al fine di ottenere la NASpI. Nel caso specifico trattato, un dipendente aveva provocato il proprio licenziamento a causa di un’assenza prolungata e ingiustificata, chiedendo successivamente il pagamento delle retribuzioni previste. Questa decisione ha chiarito che le spese per la risoluzione involontaria possono essere addossate al lavoratore quando il suo comportamento ha indotto il licenziamento, consentendo alle aziende di recuperare i costi del ticket in circostanze come quella citata.The post “Chi viene licenziato deve pagare”: introdotta la Tassa Non Lavoro | La Cassazione non ammette deroghe appeared first on Circuito Lavoro.