Phisikk du role – Piersilvio: Il figlio e la voglia di politica

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La presentazione dei palinsesti Mediaset è dunque diventata un evento politico? Ci starebbe pure: se la politica è scappata via da luoghi deputati come Montecitorio e Palazzo Madama per tramutarsi in fiction, peraltro frequentata – dal lato degli interessati al suo spettacolo – quasi esclusivamente dal popolo dei telespettatori ( un po’ agée) seduti in salotto a sgranocchiare il dopocena davanti a qualche talk adornato di maleparole, quale migliore momento per auto-celebrare politica e tv nella fulgida tradizione di famiglia?Sia chiaro: per i contenuti extra palinsesto dell’allocuzione di Piersilvio possiamo tranquillamente rinviare all’appuntamento dell’anno scorso, quando i giornali commentarono con titoloni i suoi larvati rimbrotti alla dirigenza del partito di famiglia, talune aperture di risonanza politically correct, e le elusioni delle domande sul suo futuro politico, lasciando immaginare d’essere a qualche passo dalla “discesa in campo” oppure no, fate voi.All’ingrosso Piersilvio ha replicato. Ma le battute consegnate quest’anno al pubblico sono importanti da un altro punto di vista. Non immediatamente politico ma con effetto sicuramente politico.Partendo dall’analisi psicologica, diremmo, in mancanza di altri salienti aggettivi. Siamo onesti: è difficile nascondere che ogni uscita del figlio del “fondatore” trasuda voglia d’esserci, in politica, di rivendicare un protagonismo come quello che ebbe suo padre, impregnando di se’ un’intera stagione italiana.Quanto forte sia la tentazione emulativa della figura paterna lo raccontano anche le sue battute: “Mio padre entrò in politica a 58 anni, io ne ho solo 56”, il che farebbe scoccare la sua entree proprio in occasione del voto politico che, guarda caso, cade tra due anni. Insomma, come dicevano gli antichi giuristi, plus dixit quam potuit.La sensazione che diffonde Piersilvio Berlusconi, con le sue posture da capitano d’impresa ma anche con le sue prudenze (Ceccarelli le definisce addirittura “democristiane”) non è però quella di chi vuol fare il supporter di un soggetto politico più potente, ma di chi intende fare l’epicentro di una costellazione che ne riconosca l’egemonia. Non a caso nell’esternazione dello scorso anno parlò di allargamento del fronte politico moderato almeno al 20%.Al di là delle pur possibili remore di carattere aziendale, interpretate probabilmente dalla sorella Marina, personalità complessa e sicuramente capace di buone letture, che si fa fatica a collocare nell’anfratto angusto di una destra provincialista da italietta d’antan, l’uscita di Piersilvio sembra segnare un passo ulteriore sulla via della politica.Nella convinzione, probabilmente, che la vera novità nell’asfittica scena nazionale sia condizionata dalla riproduzione di un gesto che risale a 31 anni fa e richiamava echi calcistici. La discesa in campo di papà Silvio.