“Il voto è soltanto un numero, a contare effettivamente sono le esperienze acquisite negli anni di scuola.Bisogna essere soddisfatti di se stessi, di quello che si è fatto, e non del voto”.Parola di Simone Tanas.Il 19enne è l’unico studente diplomato con 100 e Lode all’Istituto tecnico tecnologico “Alessandro Volta” di Guidonia.L’ingresso dell’Istituto Tecnico Tecnologico Statale “Alessandro Volta” di GuidoniaPassa anche per lui la rassegna del quotidiano on line Tiburno.Tv sulle eccellenze scolastiche dei maturati negli Istituti superiori della Città dell’Aria per scoprire progetti e sogni dei nostri adolescenti e ragazzi (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO SULLA MATURITA’).Simone vive a Setteville Nord, quartiere di Guidonia Montecelio, insieme alla mamma Maria Stella, ex contabile, e a Maurizio, sistemista, che fin da bambino gli ha mostrato il suo lavoro e gli ha trasmesso la passione per l’informatica e la progettazione. Il 100 e Lode di Simone Tanas non ha stupito più di tanto compagni di classe e docenti della quinta D, anche perché già lo scorso anno lo studente aveva collezionato una serie di voti in pagella che lo avevano portato a raggiungere la media finale del 9,54 (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).Simone Tanas, 19 anni, è l’unico diplomato con 100 e Lode all’Istituto “Volta” di GuidoniaCosa rappresenta per te il 100 e Lode?“Secondo me il 100 e lode è un riconoscimento che rappresenta l’impegno di mantenere un livello di studio costante durante gli anni di scuola. Si potrebbe dire che, in altre parole, rappresenta un “traguardo per tutto il percorso” ma, in ogni caso, non rappresenta complessivamente ciò che si apprende dall’esperienza scolastica. Ciò che ha effettivamente significato sono le esperienze che si acquisiscono durante i diversi anni e non la media e/o il voto con cui si esce. Bisogna essere soddisfatti di se stessi, di quello che si è fatto, e non del voto”.Puntavi al massimo dei voti? Te lo aspettavi?“Onestamente, non ho mai puntato esclusivamente al massimo dei voti e credo che nessuno debba farlo. L’obiettivo deve essere sempre quello di completare il proprio percorso come si preferisce, arrivando a quella che si considera una “preparazione solida”, indipendentemente dal voto finale. Non bisogna aspettarsi un risultato specifico siccome, in caso non si riesca a raggiungere, si rimarrebbe solamente delusi. Si deve semplicemente cercare di dare il massimo e puntare alla propria formazione e non al posizionamento specifico in una classifica”.Se ti fossi diplomato con un voto inferiore?“Se il mio voto fosse stato inferiore, non credo che avrebbe cambiato la percezione che ho di me stesso. Un voto, per quanto alto o basso, non definisce le competenze specifiche di una persona. C’è chi è più portato per le effettive materie di indirizzo ma viene penalizzato per le altre. Inoltre, ci sono sempre fattori che influenzano il risultato e il percorso di ogni persona, quindi non mi sarei sentito in alcun modo meno preparato o capace, siccome avrei adattato le aspettative a quello che avrei passato. Ribadisco che ciò che conta veramente non è il voto, ma come ci si sente rispetto alla propria preparazione e al proprio cammino. Bisogna essere soddisfatti del proprio percorso, non del voto che lo rappresenta”.Ti sentivi abbastanza preparato per questo esame finale? Avevi ansia o eri tranquillo?“Mi sentivo preparato, ma come accade con tutti gli esami, c’è sempre un po’ di ansia, anche se chi mi è stato vicino direbbe che è stata troppa. Tuttavia, ho cercato di gestirla in modo positivo, pensando che l’importante fosse dare il meglio di me stesso senza farmi sopraffare dalla pressione”.Il tuo percorso di studi ti ha preparato a questo esame finale oppure avresti preferito che fosse diverso? Se sì, come? “Il percorso scolastico mi ha fornito una base più che solida. Il fatto di rimanere costante negli anni, e specialmente nell’ultimo periodo, mi ha permesso di arrivare all’esame con una preparazione che ho considerato adeguata. Forse avrei preferito dedicarmi ad un ripasso generale già dall’inizio di maggio, per evitare di arrivare alle ultime settimane con mancanze in alcuni argomenti fatti all’inizio dell’anno”.Com’è andato questo esame e quale traccia hai scelto?“Gli esami scritti sono andati bene, grazie anche all’organizzazione del tempo che mi ha permesso di arrivare agli ultimi minuti senza necessità di accelerare per finire qualcosa. Anche se sapevo che ci fosse, come per ogni esame, una parte di imprevedibilità, onestamente, non mi aspettavo delle tracce così limitate e ambigue. L’unica che mi ha permesso di esprimere al meglio le mie idee e di esporre il mio lato critico è stata la traccia B2, sul “Rispetto”.Cosa pensi della modalità d’esame?“Penso che la modalità d’esame abbia dei pregi che vengono però limitati dai propri difetti. Nonostante mettere alla prova una varietà di competenze sia positivo, siccome permette di avere uno sguardo generale su tutta la formazione dell’alunno, va comunque a penalizzare chi tralascia alcune materie, specialmente quelle non di indirizzo o della specializzazione. Inoltre, questa modalità non tiene conto delle esperienze personali o delle difficoltà individuali. Quindi, mentre da un lato permette di testare che sia presente una base solida di competenze, dall’altro per alcune persone può essere stressante, soprattutto se non si riesce a gestire l’ansia per qualche evento che è successo in passato”.Per ottenere risultati simili, quante ore dedichi allo studio?“Non è importante la quantità delle ore di studio, ma l’effettiva qualità ed efficienza di quest’ultimo. Si possono passare anche sette ore a studiare ma distrarsi ogni dieci minuti vanifica qualsiasi sforzo. Se dovessi dare una stima, siccome non c’è una quantità fissa, direi che dedico tra le 3 e le 4 ore al giorno quando lo studio richiede un impegno maggiore. Se, invece, la materia è interessante o particolarmente facile, posso concentrarmi anche in una o due ore. Necessario dire che ci sono alcuni giorni in cui mi dedico al completo riposo o ad altre attività”.Come riesci a conciliare studio e vita sociale?“Cerco di organizzare bene il mio tempo in modo da dedicarlo sia allo studio che agli amici o alle attività che mi piacciono.Penso che una buona gestione del tempo sia ideale per riuscire a mantenere un equilibrio tra i vari aspetti della vita senza allontanarsi dai propri affetti”.Rifaresti la scelta dell’Istituto tecnico?“Sì, rifarei la scelta. L’Istituto tecnico mi ha fornito una preparazione solida, soprattutto nelle materie di indirizzo. È stata una decisione che mi ha dato molte opportunità e mi ha permesso di approfondire delle competenze pratiche che già mi interessavano. La scelta non è stata solo per la formazione e specializzazione pratica, ma anche per i miei interessi personali”.Quali sono i tuoi hobby e interessi? “I miei hobby si concentrano principalmente su attività legate all’indirizzo scelto, per questo c’è stato un “aiuto reciproco” tra i miei interessi e la formazione scolastica. Principalmente mi piace la programmazione, ma mi piace anche esplorare altri campi che stimolano la mia curiosità e la mia creatività. Principalmente, come già detto, sono attività che rispecchiano gli interessi che ho sviluppato nel corso del mio percorso scolastico, ma lascio un po’ di spazio anche ad altro”.Hai scelto l’università? Se sì, quale facoltà? Se no, cosa farai dopo? “Proseguendo sul binario che ho già intrapreso, ho deciso di iscrivermi alla facoltà di ingegneria informatica”.Cosa sogni di fare da grande?“Non lo so ancora con precisione. Considerando che continuerò gli studi, ho ancora un po’ di tempo per riflettere e capire meglio cosa voglio fare in futuro. In ogni caso, spero che mi permetta di crescere sia professionalmente che personalmente, e che ciò che farò mi appassioni davvero”.Vorresti rimanere in Italia o andare all’estero?“Non ho una preferenza. L’Italia offre sicuramente tante opportunità, ma non escludo di andare all’estero, soprattutto qualora si dovesse presentare una buona opportunità che possa arricchire la mia esperienza e la mia carriera”.Secondo te il merito è premiato in Italia?“Penso che, in contesto scolastico, il merito venga riconosciuto, ma credo che ci sia ancora molto da fare per migliorare la valorizzazione dei talenti e delle competenze. Ma la stessa cosa la potrei dire anche di chi ha difficoltà nel comprendere diverse materie. Per questo, vorrei attribuire l’aggettivo “sterile” alla scuola, dove non c’è un vero rapporto tra alunni e professori. Ci si limita semplicemente a guardare il voto, congratulandosi o incitando a migliorare, senza intervenire più di tanto. Da come ho potuto vedere solamente negli ultimi anni del percorso scolastico si rafforza questo rapporto, con professori che cercano di capire le possibili difficoltà ed iniziando ad aiutare i propri studenti. Quindi, prima di iniziare a “premiare il merito” si dovrebbe pensare ad aiutare chi ne ha bisogno, in modo che sia possibile un miglioramento di questi ultimi”.Un tempo gli studenti con una media alta venivano chiamati secchioni e oggi nerd. Sei mai stato chiamato così? Ti senti un secchione e quale valenza dai al termine? “Reputo che non abbia senso definire una persona in base al numero di ore che dedica allo studio. “Secchione” e “nerd”, come qualsiasi altro nomignolo, sono solo termini vuoti che non raccontano nulla della persona stessa.Ognuno ha il proprio percorso e, se un argomento interessa, è giusto dedicarsi ad esso senza preoccuparsi troppo di cosa gli altri pensano. Non mi sembra di essere mai stato chiamato così, ma in caso fosse successo, è stato un episodio isolato e l’intento era semplicemente quello di strappare una risata”.Quanto è importante studiare? E perché?“Penso che non sia io a dover decidere effettivamente quanto sia importante. Studiare fornisce le basi per affrontare il futuro con consapevolezza e preparazione. Ma è importante considerare che l’apprendimento va oltre i libri e la scuola, componendosi principalmente anche di esperienze pratiche e personali. Sicuramente ognuno reputa studiare in un modo diverso, ma vorrei che si capisse che l’importante è che ognuno si senta soddisfatto del proprio cammino, senza che questo corrisponda necessariamente al massimo dei voti”.Sei sui social? Se sì, quanto tempo li usi?“Principalmente no, siccome li utilizzo solo per svagarmi, liberare la mente e distrarmi quando ne sento il bisogno. Sono momenti in cui voglio pensare ad altro e staccare da quello che faccio di solito, ma certamente non ne faccio un uso quotidiano eccessivo”.Cosa ti rimane di più di questi anni di Volta? C’è un episodio o un professore che ricorderai e perché?“Ricorderò ogni insegnante con affetto, proprio perché si è potuto instaurare il legame di cui ho parlato in una risposta precedente. Legame che è diventato molto stretto particolarmente con i docenti che mi hanno accompagnato nel triennio, ovvero: il professore De Sena, che ha saputo non solo trasmettere conoscenze, ma anche coinvolgere con ogni lezione; il professore Gallo che, attraverso alcuni progetti, ha permesso di trovare soluzioni creative e improvvisare con ciò che è stato insegnato a teoria; e i professori Nappi e Della Rocca che attraverso materiali appositi hanno reso ogni argomento interessante e stimolante, manifestando grande passione per la propria materia. Mi rimarranno sicuramente anche i momenti condivisi con i compagni di classe e le esperienze vissute insieme, specialmente le gite di diversi giorni che hanno permesso di staccare dalla routine e dal contesto scolastico. L’episodio che ricorderò maggiormente sarà il viaggio in crociera svolto in quest’ultimo anno, siccome mi ha permesso di smettere di pensare completamente a tutte le circostanze scolastiche asfissianti”.Secondo un luogo comune diffuso sui Social, non è detto che il diplomato col massimo dei voti si realizzi nella vita più di uno studente medio. Cosa ne pensi? “Sono totalmente d’accordo con questa affermazione. Il voto, che sia il massimo o meno, non è un indicatore sufficiente del successo nella vita. Spesso si tende a focalizzarsi su un numero che non racconta realmente di una persona o delle sue potenzialità. Certo, il voto può servire come punto di partenza o come un obiettivo da perseguire, ma va messo in prospettiva. Il problema è che viene utilizzato per categorizzare una persona. Tuttavia, ci sono tanti fattori che contribuiscono alla realizzazione personale e professionale, tra cui la determinazione, la voglia di imparare e l’esperienza che si acquisisce nel tempo e il voto ne rappresenta una minuscola parte. Serve tempo per sviluppare le proprie competenze e apprendere cose nuove. C’è chi ha una buona base già alla fine delle superiori, e c’è chi la svilupperà man mano che avanza, lavorando o continuando il percorso di studi”.Quello appena concluso è stato l’anno della riforma del voto di condotta: bocciatura col 5 e debito formativo in caso di 6.Secondo te la legge Valditara rafforza il concetto di responsabilità e rispetto nelle giovani generazioni? E come? “Prendere un voto basso in condotta, come un 5 o un 6, è sicuramente una situazione che merita attenzione, ma credo che non si possa ridurre tutto ad un provvedimento punitivo. L’approccio, pur avendo il suo senso, dovrebbe puntare a capire le ragioni dietro a certi comportamenti, e non solo a imporre una bocciatura o un debito. Ogni studente ha una storia e un contesto personale che influisce sul suo comportamento, e l’educazione dovrebbe essere finalizzata ad aiutare a migliorare, non solo a punire. L’obiettivo dovrebbe essere quello di supportare i ragazzi, piuttosto che etichettarli come “irrecuperabili”. La responsabilità si sviluppa attraverso il dialogo, non solo con queste penalità”.L'articolo GUIDONIA – Simone, il genio dell’Informatica da 100 e Lode proviene da Tiburno Tv.