Lo spazio non è soltanto il palcoscenico della competizione tra potenze, ma può ancora essere anche terreno di cooperazione, sviluppo condiviso e diplomazia strategica. L’Italia, attraverso l’Agenzia spaziale italiana (Asi), sta rafforzando il proprio ruolo in questo nuovo scenario, puntando su alleanze multilaterali e assumendo un ruolo di sempre maggiore leadership, specialmente con i partner del Sud Globale. Airpress ne ha parlato con Teodoro Valente, presidente dell’Asi, per comprendere principi, modalità e finalità di questo nuovo tipo di diplomazia che, dalla Terra, punta direttamente alle orbite.Presidente, negli ultimi mesi l’Asi si è distinta per un’intensa attività di cooperazione internazionale, soprattutto con America Latina e Africa. In un mondo dove lo spazio è di nuovo terreno di competizione, perché l’Italia sceglie la via della cooperazione? È solo soft power o c’è di più?C’è sicuramente una componente di soft power, ma non è tutto. La cooperazione per noi è una scelta strategica. L’Italia ha una lunga tradizione in questo ambito, con rapporti solidi come quello con l’Argentina — da cui è nato il sistema satellitare Siasge — o con il Kenya, dove operiamo da decenni il centro di Malindi.Con l’America Latina, la collaborazione si è intensificata anche grazie all’accordo con l’Istituto italo-latino americano (Iila), che ora si rafforza con nuovi progetti di formazione e sviluppo di competenze locali. Lo stesso vale per le iniziative multilaterali come l’International Space Forum, promosso congiuntamente da Asi e Iaf (International astronautical federation), che ha l’obiettivo di coinvolgere gli attori emergenti del settore spaziale su base regionale. La prossima edizione si terrà nelle Filippine e avrà lo scopo di sostenere la cooperazione tra i Paesi del Sud-Est asiatico, un’area dinamica e in forte crescita anche in ambito spaziale.Ha citato il sistema Siasge, che è spesso indicato come esempio virtuoso di cooperazione tra pari. Ma oggi molti modelli si basano su investimenti sbilanciati o logiche condizionali. Come si difende e si rinnova il modello europeo di partenariato spaziale?Partiamo dai fatti. Il sistema Siasge è una costellazione radar composta dai satelliti italiani di Cosmo-Skymed in banda X e quelli argentini Saocom in banda L, che permette di operare una copertura globale con tempi di rivista molto brevi. Si tratta di un progetto tecnologico condiviso che si unisce a vera partnership tra pari, fondata su fiducia reciproca, visione comune e complementarità delle competenze. È questo l’approccio che l’Italia promuove anche nel contesto più ampio del modello europeo: un partenariato aperto, sostenibile, orientato alla crescita condivisa, che rispetta la sovranità e valorizza il contributo di ciascun attore.Difendere questo modello significa renderlo attraente, e quindi offrire progetti condivisi, programmi di formazione, capacità di ascolto. E rinnovarlo, a sua volta, vuol dire adattarlo alle esigenze dei partner, co-progettando e costruendo insieme.Negli ultimi anni la space economy si è affermata come nuova infrastruttura economica globale. Come si inserisce l’Italia in questo rinnovato ecosistema?Oggi lo spazio è parte integrante di ogni piano di sviluppo economico e sostenibile. L’Italia ha un sistema spaziale forte, con eccellenze industriali, scientifiche e una capacità riconosciuta di innovare. In questo nuovo contesto, non vogliamo solo esportare soluzioni, ma costruire partnership fondate sul co-sviluppo: condividere dati, formare competenze locali, sviluppare insieme piattaforme e applicazioni, soprattutto nei settori più urgenti — come agricoltura, gestione ambientale, prevenzione dei disastri. Programmi come quelli con l’Iila o il Piano Mattei vanno proprio in questa direzione. Vogliamo creare filiere spaziali internazionali più resilienti e inclusive.Nel 2026 l’Italia assumerà la presidenza del Copuos (il Comitato Onu per l’uso pacifico dello Spazio). Cosa potrà fare l’Italia per contribuire a una governance globale più inclusiva e sostenibile?È un’occasione importante, in un contesto geopolitico molto complesso. Per noi è fondamentale che il Copuos resti il foro di riferimento per uno spazio sicuro, pacifico e al servizio dello sviluppo sostenibile e pertanto la nostra presidenza sarà ispirata a tre principi: inclusione, sicurezza e sostenibilità.Insieme al Marocco, che detiene attualmente la presidenza, abbiamo proposto un documento congiunto che potrebbe aprire a un percorso negoziale ampio e contribuire alla preparazione della prossima Unispace IV, prevista nel 2027. In questo processo, l’Italia può portare la sua esperienza tecnica, la sua tradizione diplomatica e un approccio multilaterale che punta davvero all’equilibrio e al dialogo.Cosa possiamo aspettarci dalla conferenza?La definizione dei contenuti è ancora in corso, ma il nostro obiettivo è chiaro. Intendiamo costruire una conferenza inclusiva, con una partecipazione ampia e concreta. Tra i temi centrali ci saranno sicuramente la gestione del traffico spaziale, i detriti orbitali e l’uso sostenibile delle risorse. L’idea è arrivare a una dichiarazione politica forte, che possa dare indicazioni operative per il futuro della governance spaziale. Ritengo che, anche al di là di questa singola conferenza, la cooperazione spaziale internazionale sia una leva che rafforza la nostra presenza nel mondo e, allo stesso tempo, contribuisce a costruire un ecosistema spaziale globale più aperto, inclusivo e resiliente.