Droni, supply chain e know-how. La difesa ucraina è il futuro dell’Europa e non solo

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Nel più ampio processo di ricostruzione dell’Ucraina, tema su cui si incentra la Conferenza che inizia oggi a Roma, un ruolo speciale sarà ricoperto dalla dimensione dell’industria della difesa. Il successo della ripresa di Kyiv dipenderà infatti da una pace duratura, e il sostegno occidentale alla base industriale della difesa ucraina sarà fondamentale in questo sforzo. Allo stesso tempo, l’Occidente potrà fare tesoro degli sforzi dall’esperienza ucraina per adeguare il proprio apparato militare-industriale e prepararsi alle esigenze future. Su queste dinamiche si è incentrato il dibattito degli speaker che hanno preso parte all’evento organizzato dall’Atlantic Council, Razom Ukraine e American Chamber of Commerce in Italy e tenutosi mercoledì 9 luglio al del Centro Studi Americani, dal titolo “Securing Ukraine, securing Europe: The role of defense industrial base in Ukraine’s recovery”.“L’innovazione arriva ogni giorno dalla linea del fronte. E per capirla, bisogna essere in Ucraina. Questa è la regola principale che cerchiamo di trasmettere ai nostri partner”, asserisce durante il suo intervento la vice-ministra ucraina per le industrie strategiche Anna Gvozdiar, “Vogliamo che impariate da noi e con noi a creare le migliori armi e le migliori attrezzature per contrastare la Russia e i suoi alleati. Ma non potete farlo dall’esterno. L’Ucraina è il luogo in cui la guerra moderna viene inventata, testata e migliorata in tempo reale”. E con tempistiche decisamente inferiori, con “cicli di innovazione” che vengono completati nell’arco di cinque settimane, anziché di mesi o anni. “L’Ucraina ha dimostrato che oggi l’innovazione militare non si basa sulla perfezione, ma sulla velocità, sull’adattamento e sulla scala. In Occidente, impieghiamo cinque settimane solo per fissare una riunione”, nota il vice-presidente in Geopolitical Studies & Advocacy di Fincantieri Enrico della Gatta. “Se vogliamo sopravvivere in questo nuovo paradigma di difesa, dobbiamo cambiare tutto: la nostra mentalità, le nostre tempistiche, la nostra cultura degli approvvigionamenti”.Una linea, quella del vice-presidente di Fincantieri, condivisa anche da Benjamin Hilgenstock, Head of Macroeconomic Research and Strategy presso la Kyiv School of Economics, che insiste sul fatto che “gli appalti europei devono cambiare. Non si possono impiegare anni per scrivere le specifiche e consegnare sistemi che arrivano obsoleti. Gli ucraini innovano sul campo di battaglia in tempo reale. Testano, adattano e distribuiscono in poche settimane. Noi in Europa dobbiamo non solo imparare dai loro metodi, ma anche affidarci direttamente alla loro produzione per soddisfare le nostre esigenze di riarmo”.Ma qualcosa, in questo senso sembra già muoversi, e ci sono delle esperienze di successo a cui ispirarsi, ovvero quello promosso dalla Danimarca, divenuto noto col nomignolo di “modello danese”. “L’anno scorso, attraverso il cosiddetto Modello danese, abbiamo finanziato 600 milioni di euro in attrezzature militari acquistate direttamente dai produttori ucraini. Quest’anno lo stiamo portando a 1,3 miliardi di euro, con nuovi partner come il Canada, la Norvegia e l’Ue. Perché? Perché non è solo più economico, ma anche più veloce. I sistemi di fabbricazione ucraina costano un terzo di quelli europei e arrivano sul campo di battaglia in settimane, non in anni. Sostenere la base di difesa dell’Ucraina non significa fare la carità. Si tratta di investire nella sicurezza europea e nella nostra”, commenta il direttore delle politiche di difesa e Vice Segretario di Stato permanente per la Difesa di Copenaghen Tobias Elling Rehfeld.E soprattutto di non soppiantare l’industria autoctona ucraina, come specificato da Karin Rogers, senior director per relazioni governative internazionali di Northrop Grumman Corporation, secondo cui l’Ucraina non è solo un beneficiario di aiuti alla difesa. “È un Paese con il capitale industriale e umano necessario per diventare un produttore di difesa a pieno titolo. Il nostro compito è quello di sostenere questa sovranità, non di sostituirla”. L’obiettivo è, casomai, quello di integrare l’apparato militare-industriale id Kyiv in quello euroatlantico. Anche a livello di supply chain. Un’evoluzione di cui l’Occidente beneficerebbe enormemente. “Per scalare, abbiamo bisogno di una solida catena di approvvigionamento. L’Ucraina può farne parte. Dai piccoli motori alle parti meccaniche e all’elettronica, l’Ucraina può produrre sottosistemi in modo rapido e su scala”, sostiene il Senior Vice President Product Marketing di Leonardo Alessandro Errico, “Se vogliamo soddisfare le richieste dei bilanci della difesa europei, l’integrazione dell’Ucraina nella nostra base industriale non è facoltativa, è strategica”.