È vero: solo il tenace passatismo di chi si sente orfano di quella anticaglia che si chiamava partito politico, portatore di riti strani come la democrazia congressuale, gli iscritti, i dibattiti nelle sezioni con accapigliamento sui massimi sistemi eccetera, può domandarsi che cosa avrà da fare quella moltitudine bipartisan di politici, giornalisti, star del piccolo e grande schermo, in processione verso quel posto dal nome un po’ bizzarro che fa Atreju, a qualche metro dal Castel Sant’Angelo di Roma?Cerchiamo allora di capirlo, cominciando dal nome che è un must del fantasy caro alla cultura della nuova destra italiana, innamorata di Tolkien, e di Michel Ende, autore nel 1979, del racconto per l’infanzia più cresciuta “La storia infinita”, diventato nel 1984 un film dal successo globale grazie al pubblico pre-adolescente e al traino di un pezzo di Moroder, il geniale musicista italiano che firmò la canzone Never Ending Story. Il protagonista di quel film si chiamava, appunto, Atreju, ed era un bambino di 10 anni, reso orfano per mano del cattivo Bufalo di Porpora (il cattivo è sempre rosso, ovviamente), e accolto dalla tribù dei Pelleverdi (e nessuno dica che questa scelta etnica della destra in erba non sia politically correct).Dal 1998 i giovani di Azione Giovani, capitanati all’epoca da Giorgia Meloni in persona da leader in erba, lanciarono la loro festa mobile in settembre o dicembre, dapprima nel tono minore che si confaceva ad appartenenti ad un polo che appena cominciava ad essere “incluso”, raccogliendo essenzialmente star politiche interne, dipoi, risalendo le montagne della politica nazionale, sempre più scintillanti fino all’apoteosi del dicembre 2025, festa di serie A.Una kermesse da oggi 6 dicembre al 14, con centinaia di ospiti “esterni” per celebrare la “Festa” un po’ fantasy del partito di Giorgia Meloni. Della serie: se non ci sei vuol dire che non conti niente.Abbiamo estratto dal programma, partendo dalla categoria superstar della tv e del cinema: Carlo Conti, Mara Venier, Ezio Greggio, Ilaria D’Amico, Raul Bova, Nicoletta Romanoff; dal mondo del sindacato confederale: Bombardieri della Uil e Fumarola della Cisl.Non abbiamo scorto Landini ma adesso andiamo a rivedere; dal mondo della stampa, praticamente tutti i direttori di testata, cominciando da quelle di area, più Cerasa, Vespa, Molinari, Maggioni, Mentana, Fontana; dalla politica, oltre a tutti i ministri del governo compreso un bel po’ di sottosegretari del partito meloniano, tutto lo scibile nazionale, dai veterani Minniti, Violante, Di Pietro, Rutelli, Fini, ai neo-veterani come Di Maio, Renzi, Guerini, Serracchiani, Magi e un neo-sovranista-comunista doc come Marco Rizzo; i sindaci di sinistra Manfredi, Gualtieri e De Caro. Cassese, che sicuramente ci sta sempre bene come special guest e, ciliegina finale, Giuseppe Conte, con un’intervista tutta per lui.L’elemento di spettacolo è prevalente su quello politico, non c’è dubbio, ma questo avviene secondo le costumanze invalse ormai da decenni: l’occhio del militante (quel poco che rimane) ha l’abitudine al divertissement, televisivo, digitale, interpersonale, per cui la kermesse si allinea all’abitudine di associare dibattiti e spettacolo che una volta era il marchio delle feste dei partiti popolari come il Pci (festa dell’Unità) e la Dc (dell’Amicizia), con lauto contorno di cibanze da strada, prima che gli americani ce le rovinassero ribattenzandole street food.Ma anche qui un prodotto politico si è creato con l’apertura a tanti ospiti “alieni”: l’area dell’ex polo escluso è al governo e detta la linea. L’invito agli ospiti dell’opposizione sancisce una legittimazione reciproca spesso negata nella dialettica politica quotidiana. Il che potrebbe significare meno pregiudizio da una parte (la sinistra) e meno vittimismo dall’altra (quella meloniana).Che dire, infine, dell’assenza della Schlein? In questo ricco luccichio di stelle sarebbe potuta valere come quella celeberrima battuta di Moretti: “Mi si nota di più se vengo oppure se non vengo?”. Purtroppo il tira-e-molla per un duello con la Meloni e il furbo rilancio di questa per un triello con Conte, con diniego finale della segretaria del Pd non è apparsa una gran trovata mediatica.A proposito: ho controllato il programma definitivo e Landini non c’è.