Alcuni Paesi europei hanno aiutato più la Russia che l’Ucraina, almeno indirettamente. Secondo un nuovo rapporto edito da Greenpeace, infatti, Francia, Belgio, Spagna e Paesi Bassi avrebbero speso tra il 2022 e giugno 2025 oltre 34,3 miliardi di euro per importare gas naturale liquefatto (Lng) dalla Russia, una cifra nettamente superiore ai 21,2 miliardi di euro forniti in aiuti bilaterali a Kyiv nello stesso periodo. Il dato mette in luce la persistente dipendenza europea dalle forniture energetiche di Mosca, nonostante le ripetute promesse di ridurne l’acquisto dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina. Greenpeace sottolinea inoltre come le entrate fiscali generate da queste operazioni possano essere state utilizzate dal Cremlino per finanziare il conflitto.In particolare, tra il 2022 e il 2024 il principale esportatore russo verso l’Europa e l’Asia, Yamal Lng, avrebbe realizzato circa 40 miliardi di dollari di profitti, versando 9,5 miliardi di dollari in tasse allo Stato russo. Una cifra che, secondo i calcoli dell’organizzazione, sarebbe sufficiente a coprire la produzione di 9,5 milioni di proiettili d’artiglieria da 152 mm, 271.000 droni kamikaze tipo Shahed o quasi 2.700 carri armati T-90M. Il rapporto cita anche le aziende europee che hanno contribuito maggiormente alle entrate fiscali di Mosca: tra queste rientrano la francese TotalEnergies, legata contrattualmente a Yamal Lng fino al 2041, che avrebbe generato circa 2,5 miliardi di dollari, e la tedesca Sefe, vincolata fino al 2038, responsabile di aver portato circa 1,45 miliardi alle casse russe.Greenpeace denuncia che, invece di ridurre le forniture, “l’Europa ha di fatto bloccato consegne di Lng russo come sostituto dei flussi via gasdotto”, persi dopo l’inizio della guerra. Il report esce in un momento in cui la rilevanza politica di questo tema è alta. Negli ultimi mesi il presidente statunitense Donald Trump ha accusato le capitali europee di portare avanti acquisti “imbarazzanti” di petrolio e gas russi, affermando che “stanno finanziando la guerra contro sé stessi”.In linea con questa strategia, il 19° pacchetto di sanzioni europee ha incluso il divieto di importazione di Lng russo nei mercati dell’Unione e l’abbassamento del tetto al prezzo del petrolio a 47,60 dollari al barile. Nonostante ciò, le cifre continuano a rivelare uno squilibrio tra il sostegno militare ed economico all’Ucraina e la spesa per energia russa. Già nel 2024, secondo il Center for Research on Energy and Clean Air (Crea) e il Kiel Institute for the World Economy, i Paesi Ue avevano speso 21,9 miliardi di euro per petrolio e gas di Mosca, contro 18,7 miliardi di aiuti a Kyiv.