“Do you dare enter the house of Dior?” (“Hai il coraggio di entrare nella casa di Dior?“). La domanda, proiettata su un cono capovolto all’inizio dello show, risuonava come una sfida, lanciata a se stesso e al mondo. E la risposta di Jonathan Anderson è stata un “sì” forte, chiaro e incredibilmente articolato. Per il suo attesissimo debutto con la donna Dior, il suo vero banco di prova dopo l’esordio con l’uomo lo scorso giugno, lo stilista irlandese non ha deluso. Ha portato in passerella una collezione che è un sapiente gioco di equilibri tra creatività e pragmatismo, tra il sogno dell’archivio e le esigenze del marketing. La collezione Donna Primavera/Estate 2026 per Dior non è stato solo una sfilata, ma un’operazione intellettuale e stilistica sottilissima. Tutto è partito da una riflessione: come si può rendere desiderabile un abito per un pubblico che ha già tutto? La risposta di Anderson è un tuffo vertiginoso nell’intero archivio della maison, non solo quello di Monsieur Dior, ma anche di Saint Laurent, Ferré, Galliano. Una sfida lanciata a se stesso a cui ha saputo dare una risposta all’altezza. Il risultato è quello che è già stato ribattezzato il “Now Look“: una scossa creativa pensata per far tornare la voglia di comprare.Invece di imporre una visione unica o di fare tabula rasa del passato, Anderson ha scelto la via più complessa: il dialogo. Uno short film psichedelico, con la scenografia dell’amico regista Luca Guadagnino, ha aperto lo show, mescolando immagini iconiche di tutti i designer che lo hanno preceduto: Christian Dior, Yves Saint Laurent, Gianfranco Ferré, John Galliano, Raf Simons, fino a Maria Grazia Chiuri. Un omaggio che è diventato il punto di partenza per definire il suo “Now Look”, una versione contemporanea di quel “New Look” che nel 1947 cambiò la storia della moda. Se allora serviva a ricostruire uno stile femminile dopo la guerra, oggi, con pragmatismo, serve a far tornare la voglia di comprare a un pubblico che ha già tutto. Il primo look in passerella ne è stato il simbolo: una rivisitazione della giacca Bar, simbolo del New Look del 1947, portata con una minigonna a pieghe. Un capo che non solo evoca Monsieur Dior, ma che Anderson trasforma nel cuore del suo Now Look: un linguaggio pensato per il presente, capace di restituire desiderio anche a chi, teoricamente, può avere qualsiasi cosa e non è attirato da niente.”Le persone vogliono qualcosa, ma non sanno cosa vogliono – ha spiegato lo stilista -. Viviamo un’epoca in cui non possiamo controllare la politica o il mondo, ma possiamo sfogarci nella moda. È sempre stata eccessiva, ed è proprio questo il suo ruolo”. ‹ › 1 / 3 ‹ › 2 / 3 ‹ › 3 / 3 Sostanziosa, articolata, e già virale. La collezione si è sviluppata su una formula precisa e geniale: un pezzo importante ispirato al passato, accostato a un capo moderno, quasi basico. Così, abiti dalle rigide strutture panièr settecentesche sfilano con top essenziali. Giacche d’ispirazione antica si portano con semplici minigonne di jeans dall’orlo sfrangiato, in un cortocircuito temporale audace e riuscitissimo. E cappelli tricorno da D’Artagnan completano il tutto con un tocco di irriverenza. Ma è nelle sue celebri “storpiature” che emerge il tocco inconfondibile di Anderson. I revers di una giacca si allungano a dismisura fino a diventare fiocchi giganti; le code di uno smoking si invertono, apparendo sul davanti; un cappotto si allaccia al contrario. Sono piccoli, geniali divertissement che sovvertono le regole della sartoria, e che convivono con la delicatezza di ricami di micro fiori dall’effetto impressionista, nuove borse rettangolari in camoscio con loghi invisibili e décolleté da educanda a cui spuntano due piccole orecchie da coniglio. E mentre la sfilata si chiude, sui social già impazzano i capi-simbolo: gli abiti scultorei e, soprattutto, le gonne con quel grande, irresistibile fiocco sul fianco che tra qualche mese vedremo ovunque.Questa libertà compositiva risponde a un bisogno profondo, come ha spiegato lo stesso stilista. In un mondo che non possiamo controllare, “la moda è un ottimo posto per sfogarsi”. E la sua collezione offre proprio questo: non un look imposto, ma un vocabolario di pezzi da comporre e ricomporre, per creare la propria, personalissima versione di Dior. Al termine dello show, Anderson si è preso una standing ovation. È uscito come sempre, mani in tasca, in denim e pullover blu, prima di essere “rapito” da Luca Guadagnino. Ad applaudirlo, una parata di star accolte da una folla di giovani fan e curiosi accorsi in centinaia nei giardini delle Touleries a Parigi: da Johnny Depp a Emma Stone, da Monica Bellucci a Jennifer Lawrence, da Carla Bruni a Brigitte Macron. Ha osato entrare nella casa di Dior e, con una sola collezione, ha dimostrato di averne già in mano le chiavi.View this post on InstagramA post shared by Dior Official (@dior)L'articolo Il debutto di Jonhatan Anderson da Dior conquista Parigi: “Non possiamo controllare la politica o il mondo, ma possiamo sfogarci nella moda” proviene da Il Fatto Quotidiano.