“Ma s’io avessi previsto tutto questo, dati, causa e pretesto, le attuali conclusioni. Credete che per questi quattro soldi, questa gloria da str***i avrei scritto canzoni? Io canto quando posso, come posso, quando ne ho voglia senza applausi o fischi. Vendere o no non passa fra i miei rischi, non comprate i miei dischi e sputatemi addosso”. “L’avvelenata” di Francesco Guccini è stata l’introduzione che ha acceso i fari sul concerto di Fabri Fibra all’Unipol Forum di Assago (Milano), ieri sera, 30 settembre.La scenografia allestita per l’evento era visivamente imponente ma, allo stesso tempo, statica. Sul palco è stata ricreata un’enorme musicassetta che ha funto da console per DJ Double S. Presenti anche dei cubi allungati dove è sporadicamente uscito del fumo. Il live è stato “Fibra-centrico”. Nessun corpo di ballo, nessuna band e nessuna scelta estetica cervellotica. Contava solamente “Rappare le strofe, cantare i ritornelli e tenere le mani su”, come ripetuto più volte dallo stesso artista marchigiano. L’esibizione di Fibra ha rappresentato un omaggio alla cultura hip hop ed al rap italiano. Il pubblico non stava nella pelle ed ha più volte accolto Fibra con cori da stadio, pensati per lui. La scaletta potrebbe trarre in inganno. Otto era il numero degli ospiti presenti al primo Forum di Fibra. Una celebrazione sì, ma che rischiava di trasformarsi in Festivalbar. Ma, fortunatamente, non è stato così.In “Salsa Piccante” sono saliti sul palco Gaia e Massimo Pericolo, con quest’ultimo che ha omaggiato Fabri Fibra dicendo che “Se non era per lui, nessuno rappava in Italia, adesso”. Questo perché Fibra è stato il primo rapper italiano, dopo gli Anni 2000, a firmare con una major, la Universal (2006). E viene considerato da molti come colui che ha portato il rap nel mercato mainstream, affermando (con iniziale fatica) il genere. Ad affiancare il rapper di Senigallia era arrivata anche Emma. I due hanno cantato “In Italia 2024”, brano che critica apertamente le contraddizioni del nostro Paese. “C’è una guerra ogni giorno al telegiornale, se fai soldi in Italia, hai contro tutti. Scendi in strada con gli amici a festeggiare. Mani in alto o puoi finire come Cucchi”, rappa Fibra. Il singolo, uscito originariamente con la graffiante voce di Gianna Nannini (2007), è stato reinterpretato, lo scorso anno, da Emma e Baby Gang. La strofa del rapper marocchino – arrestato, l’11 settembre 2025, a Milano, per possesso illegale di arma da fuoco –, però, è stata saltata.Arrivato il momento di “Pamplona”, un “pezzo dedicato all’estate appena conclusa”, è salito sul palco un “ospite che, conoscendolo, stata bevendo un Gin Tonic“, ha scherzosamente detto Fibra riferendosi a Tommaso Paradiso che, effettivamente, ha cantato le sue strofe tenendo in mano un drink. La particolarità di Fibra è che le sue hit radiofoniche (vedi “Pamplona”, “Propaganda” e, per citarne solamente un’altra, “Applausi per Fibra”) contengono comunque sfumature sociali e politiche.Ma, per far arrivare i testi a più ascoltatori possibili, Fibra usa parole nette, comprensibili, senza troppi giri di parole. E lo fa con sonorità e ritornelli apprezzabili anche da un pubblico più trasversale. “Stavo col libanese, quando sotto casa gli hanno sparato. Ma quanta violenza che passa in tele, però meglio in tele che dentro casa”, rappa Fibra in “Pamplona”. “Magiche le elezioni, a fare promesse siamo i campioni, passo l’inverno a tenervi buoni (…) Accendo la tele, un politico parla, sembra interessante, ascoltiamolo un po’. Fa mille promesse, la gente lo guarda, sicuro alle prossime lo voterò”, dice, lucidamente, il rapper in “Propaganda”.In “Che Gusto C’è” è salito sul palco un energico Tredici Pietro (il figlio di Gianni Morandi), che ha concluso la parte melodicamente più pop dello show. Il passaggio successivo è stato un suggestivo viaggio nel tempo. Più precisamente nel 2004, con un quartetto di brani (dell’album “Mr. Simpatia”) partito da “Venerdì diciassette” e conclusosi con “Non fare la pu****a”. Uno dei momenti più attesi dell’intero show. “Se ti lanciano un reggiseno vuol dire che stiamo andando bene”, ha detto Fibra dopo aver ricevuto l’intimo da una fan che pare aver apprezzato il “tuffo” nel repertorio discografico. Lazza, entrato con una maglietta nera con su scritto “Io odio Fabri Fibra” (tipica del merchandising del rapper marchigiano) ha cantato “Caos” e “Lario”. Durante “Vip in trip” è stato inquadrato nel parterre un ragazzo col volto truccato da pagliaccio. E chissà non fosse un diretto riferimento al ritornello della canzone che, sulle note del motivetto da circo, fa “Pa pa para para pa pa para”.Gli scratch di Double S hanno apparecchiato l’entrata di Neffa – salito sul palco con un cappellino degli AC/DC – sulle note di “Panico”. E Neffa, per Fibra, ha rappresentato “Uno dei motivi per cui ho iniziato a fare rap”. Perché, l’artista campano, gli aveva prodotto (quasi) per intero l’album “Turbe Giovanili” (2002).“Tutto Andrà Bene” è stato uno dei momenti più impattanti dello show. Il brano parla di “Anna” e “Marco”, due personaggi immaginari che si son tolti la vita. La ragazza ha compiuto il gesto estremo perché vittima di revenge porn: “Anna adesso è sola e piange di continuo, perché, tra i ragazzi, a scuola, gira un video. Anna non conosce un’altra via di uscita, Anna, dentro casa, si è tolta la vita”, rappa Fibra. Marco, invece, si è suicidato per il bullismo subito: “Le cuffie per non sentire gli insulti. Su WhatsApp Marco esce dai gruppi. Marco che s’allontana da tutti e non si trova. Lo cercano per ore, mentre scende il sole, lo zaino e le sue scarpe sugli scogli. Il mare è agitato e non lo controlli e adesso Marco è nei ricordi”, canta Fibra tramite le sue dirette liriche. L’ultima ospite è stata Joan Thiele (“Milano Baby”).Fibra ha interagito col proprio pubblico pur non facendo troppi discorsi. “È davvero incredibile guardare quanto è diventato grande il rap italiano. Il merito è vostro che comprate i biglietti, ascoltate i dischi e litigate su internet per i vostri artisti preferiti”, ha detto il rapper durante il suo show, durato poco meno di due ore, in cui ha ripercorso più di 20 anni di carriera, facendo contenti tutti.Sia i fan di vecchia data (la netta maggioranza), che quelli più recenti. L’artista marchigiano, per testi, attitudine ed assenza di autotune, è rap allo stato puro. Nonostante (anche) qualche normale passaggio radiofonico dato, soprattutto, da ritornelli cantati da altri artisti.A quasi 49 anni e, dopo aver venduto oltre 100.000 biglietti del tour estivo, Fibra si è esibito al Forum di Milano. Un live che, oltre ad aver ben rappresentato le sfaccettature artistiche del rapper, è stato anche simbolico. La sua scalata per il raggiungimento del palazzetto milanese è durata (praticamente) 25 anni. E se lui ci ha messo così tanto tempo, oggi, molti suoi colleghi più giovani, riescono a riempire l’impianto dopo poche pubblicazioni discografiche. Sintomo dei tempi che son cambiati e del rap che è passato dall’essere genere di nicchia, al dominare le classifiche degli streaming. E, sotto certi aspetti, lo stesso Fibra dovrebbe andarne orgoglioso. Questi traguardi sono anche suoi. E allora “Applausi Per Fibra”.L'articolo Fabri Fibra rimane il maestro del rap: mena duro su politica (“fa mille promesse”), il bullismo e il revenge porn che portano al suicidio di poveri innocenti proviene da Il Fatto Quotidiano.