Bonus smart working 2025: esonero contributivo e incentivi per chi si trasferisce nei comuni montani

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Ripopolare i borghi montani che anno dopo anno si stanno svuotando e alleggerire il traffico delle grandi città: è questa l’idea di fondo del bonus smart working, una nuova agevolazione prevista prevista dalla Legge 131/2025 attraverso la quale vengono promossi una serie di interventi per lo sviluppo dei comuni montani. Grazie alla nuova agevolazione i datori di lavoro che dovessero permettere di lavorare da remoto ai propri dipendenti che si trasferiranno in un comune montano con meno di 5.000 abitanti, avranno la possibilità di ottenere l’esonero totale dal pagamento dei contributi.Bonus smart working, come funziona l’esonero contributivoAd introdurre il bonus smart working è la Legge n. 131/2025: pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 20 settembre 2025, la norma introduce una serie di agevolazioni il cui obiettivo è ripopolare e incentivare lo sviluppo dei comuni montani. L’intento è stimolare i lavoratori a trasferirsi nelle zone montane, permettendo loro di svolgere la propria attività in smart working.Entrando nel dettaglio, l’articolo 26 della Legge ha previsto un esonero contributivo del 100% che viene riconosciuto alle aziende che permettono ai dipendenti di lavorare da remoto. Nel caso in cui lo smart working dovesse diventare una modalità ordinaria per svolgere le prestazioni professionale viene riconosciuto – per il 2026 e il 2027 – un esonero totale dei contributi che sono a carico del datore di lavoro, per un limite massimo di 8.000 euro annui, che vanno parametrati su base mensile. Dall’agevolazione rimangono esclusi i premi Inail.L’esonero contributivo verrà applicato anche negli anni successivi, ma viene ridotto: sarà pari al 50% per gli anni 2028 e 2029, nel limite massimo di 4.000 euro. Scenderà, poi, al 20% per il 2030, nel limite massimo di 1.600 euro.I requisiti per poter beneficiare dell’agevolazioneIl bonus smart working viene messo a disposizione per ogni dipendente che viene assunto con un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il lavoratore deve avere un’età inferiore a 41 anni e svolgere l’attività lavorativa da remoto in un comune montano.È necessario, inoltre, che il dipendente trasferisca la propria residenza da un comune non montano ad uno montano.L’azienda che beneficia dell’esonero contributivo deve rispettare il regime de minimis, mentre l’agevolazione viene erogata nel limite massimo delle risorse che sono state stanziate per ogni anno: 18,5 milioni di euro per il 2026, 21,8 milioni per il 2027, 12,5 milioni per il 2028, 10,9 milioni per il 2029, 5,4 milioni per il 2030.Gli incentivi previsti per chi si trasferiscePer incentivare i lavoratori a trasferirsi nei comuni montani, oltre allo smart working sono state previste delle altre agevolazione, alle quali possono accedere direttamente le persone fisiche.È stato previsto, infatti, un credito d’imposta per i contribuenti che decidono di trasferire la propria residenza in un piccolo comune di montagna: l’obiettivo di questa agevolazione è quello di incentivare a comprare o a ristrutturare la prima casa.Nel dettaglio per chi ha intenzione di acquistare un immobile in un comune di montagna è previsto un credito d’imposta del 60% dell’ammontare annuale del finanziamento per l’acquisto o la ristrutturazione, fino ad un massimo di 500 euro ogni anno.Per permettere l’implementazione dei servizi rivolti a chi si trasferirà in montagna, è previsto – questo incentivo è destinato unicamente al personale scolastico e sanitario – un credito d’imposta del 60% del canone annuo di locazione, fino ad un tetto massimo di 2.500 euro.L'articolo Bonus smart working 2025: esonero contributivo e incentivi per chi si trasferisce nei comuni montani proviene da Il Fatto Quotidiano.