Flotilla, l’analisi del docente di diritto internazionale

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Cosa è successo mercoledì sera con l‘abbordaggio della Global Sumud Flotilla? Cosa succederà ora? LaPresse ne ha parlato con Edoardo Rossi, unico docente di diritto internazionale dell’Università di Urbino, ateneo che ha una lunga tradizione sulla materia.“I fatti sembra si siano verificati in un’area a 70 miglia dalla costa e di conseguenza dobbiamo capire di che area si tratta e chi ha poteri di controllo. Secondo il diritto internazionale e in particolare la Convenzione di Montego Bay, la quale, anche se non è stata ratificata da Israele, riproduce consuetudini internazionali valide generalmente, la zona, che viene spesso erroneamente chiamata ‘acque internazionali’ è in realtà ‘alto mare’ e di conseguenza le prerogative dello Stato israeliano non sono quelle tipiche di uno Stato sovrano in questa porzione di mare, che non è mare territoriale né zona contigua. Quindi il diritto di abbordaggio (o di visita) dovrebbe rispettare i limiti previsti dalla Convenzione e dal diritto consuetudinario e restare limitato a casi molto specifici. Dall’altro lato – prosegue il docente – le istanze sostenute da Israele sono basate sulla presenza di un blocco navale ‘legittimo’ perché riguardante una zona di belligeranza: l’abbordaggio è stato anticipato da un alt e secondo Israele si tratta di una manovra pienamente legittima Questo anche perché si tratta di verificare l’assenza di manovre di sostegno a fenomeni o atti terroristici”.Ci sono anche degli attivisti italiani, cosa succederà ora? “La situazione è la stessa di tutte le altre persone arrestate. Quindi, garantita da Israele l’esclusione della violenza (cosa molto importante perché in passato non è sempre accaduto), è prevista l’espulsione a stretto giro, anche se bisogna vedere cosa emergerà all’esito degli interrogatori”. Lo dice a LaPresse Edoardo Rossi, unico docente di diritto internazionale dell’Università di Urbino. “Le autorità israeliane si sono riservate la possibilità di estendere il fermo nel caso in cui degli interrogatori emergano delle circostanze che facciano pensare alla presenza di aiuti o di una funzione di supporto terroristico – spiega il docente -. C’è anche da dire che qualcuno ha invocato la possibilità di applicare non tanto misure limitative della libertà personale da parte delle autorità israeliane, ma da parte di quelle italiane, sulla base del codice penale italiano: l’articolo 244 prevede che chiunque, senza approvazione dello Stato compia atti ostili contro un altro Stato estero, possa essere sottoposto anche a misure limitative della libertà personale. A mio avviso questo scenario è da escludere perché non si tratta di ‘atti ostili’, ma casomai ‘atti sgraditi’: si tratta di un’azione per finalità nobili, umanitarie, disarmata, non violenta e per di più in alto mare”. Come si tutelano i diritti in questa fase? “Sicuramente una preoccupazione è quella della carenza di rispetto dei diritti fondamentali – precisa il professore Rossi -. Stando a quello che si legge non sono stati messi in discussione il rispetto dei diritti del giusto processo e le garanzie sanitarie. Però anche il nostro recente passato ci ha mostrato come non sempre sia così, sia da parte di Israele sia altrove: pensiamo ai fucilieri di Marina in India. Il rispetto dei diritti fondamentali, ovviamente, è universalmente riconosciuto e deve essere così”. Invece che ruolo ha il diritto internazionale?“Il diritto internazionale nella situazione della Flotilla e dell’abbordaggio dovrebbe essere al primo posto: tutti i conflitti alla fine a un certo punto vengono risolti grazie al diritto internazionale, anche grazie agli sforzi diplomatici. Viene un po’ trascurato e non viene tenuto in adeguata considerazione, ma la risoluzione di queste situazioni conflittuali non può avvenire che attraverso il diritto internazionale”.Questo articolo Flotilla, l’analisi del docente di diritto internazionale proviene da LaPresse