Deficit al 3% e Pil rivisto al ribasso: via libera in Cdm al Documento di finanza pubblica

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Il Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), che sostituisce la vecchia Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza ed è la cornice della prossima legge di Bilancio, è stato approvato giovedì sera in Consiglio dei ministri. E conferma in larga misura le anticipazioni della vigilia: una revisione al ribasso della crescita attesa e un miglioramento sul fronte del deficit. Il Dpfp aggiorna così le previsioni del Def di aprile e traccia le direttrici di quella che sarà la prossima manovra, la quarta del governo Meloni. Ora il testo approvato verrà inviato a Bruxelles e alle Camere, che hanno già calendarizzato l’esame in Aula per il 9 ottobre.Il deficit scenderà al 3% già quest’anno. La crescita attesa per il 2025 è limitata al +0,5, al +0,7 nel 2026. Questo incremento del Pil, nel prossimo triennio, varrà un totale di 11–12 miliardi, prenotati per gli investimenti in difesa, sempre che venga ufficializzata l’uscita dell’Italia dalla procedura di infrazione europea per deficit eccessivo.Fissati anche i capisaldi della legge di bilancio. Si partirà dalla “ricomposizione del prelievo fiscale” riducendo l’incidenza sui redditi da lavoro. Sarà garantito un “ulteriore rifinanziamento del fondo sanitario nazionale”. E allo stesso tempo arriveranno misure per “stimolare gli investimenti delle imprese e la competitività”. Il governo punta anche a sostenere la natalità e la conciliazione vita-lavoro. Le coperture sono ancora da definire, ma dovrebbero arrivare da “una combinazione di misure dal lato delle entrate e di interventi sulla spesa”.La maggioranza ancora litiga sul “contributo” dalle banche. Controverso il possibile “contributo straordinario” da chiedere agli istituti di credito. L’obiettivo del governo è raccogliere tra 2,5 e 3 miliardi di euro dalle banche, ma con tutta probabilità si tratterà anche quest’anno di un anticipo di liquidità, non un vero prelievo aggiuntivo.“Confermiamo la linea di ferma e prudente responsabilità”, commenta a caldo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ricorda la “necessità della tenuta della finanza pubblica nel rispetto delle nuove regole europee e delle imprescindibili tutele a favore della crescita economica e sociale dei lavoratori e delle famiglie”.Nelle tabelle del Dpfp la crescita viene leggermente rivista al ribasso rispetto alle stime di sei mesi fa del Def, che fissavano l’asticella del Pil al +0,6% quest’anno e al +0,8% il prossimo. Segnali migliori dall’indebitamento: il deficit 2025, che ad aprile veniva stimato al 3,3%, “si attesta, al momento, al 3%” (confermato poi l’andamento previsto dal Psb e ribadito nel Dfp, 2,8% per il 2026, 2,6% per il 2027 e 2,3% per il 2028, rispettando il percorso della spesa netta): si aggancia così una soglia cruciale per poter sperare nell’uscita dalla procedura per deficit eccessivo con un anno d’anticipo.A Bruxelles non ci si sbilancia: per la chiusura della procedura il deficit “deve essere sotto il 3%, credo che il 2,9% sia un buon valore”, spiega un alto funzionario europeo, aggiungendo che comunque la decisione sarà presa nella primavera del 2026, quando i dati saranno definitivi.Il Dpfp conteggia già anche un eventuale incremento del Pil da destinare alla difesa, nel caso in cui venga ufficializzata l’uscita dalla procedura: lo 0,15% nel 2026, che salirebbe allo 0,3% nel 2027 e allo 0,5% nel 2028, per un totale di circa 11-12 miliardi nel triennio 2026-28. Infine il debito, che si attesta su valori inferiori al Psb (137,8% nel 2026), inizia a ridursi già nel 2027 e si attesta nel 2028 a un valore pari al 136,4.Nello specifico delle misure si parte dal taglio dell’Irpef, che interesserà quest’anno il ceto medio, con una riduzione di due punti della seconda aliquota dal 35% al 33% per i redditi da 28mila a 50mila euro. Si studiano anche nuove misure per le famiglie, a partire da un nuovo intervento sulle detrazioni con il quoziente familiare. A Confindustria, che chiede “certezze”, avvertendo che gli incentivi stanno finendo e serve “una continuità di misure”, risponde il viceministro dell’Economia Maurizio Leo: l’obiettivo, assicura, è rendere l’Ires premiale strutturale, semplificandola. Per la sanità l’obiettivo è raccogliere 2-3 miliardi in più oltre ai 4 già previsti dalla scorsa legge di bilancio. Vanno verso il rinnovo anche le risorse per le Zone economiche speciali (Zes).L'articolo Deficit al 3% e Pil rivisto al ribasso: via libera in Cdm al Documento di finanza pubblica proviene da Il Fatto Quotidiano.