Flotilla, Meloni non vuole spendere per i rimpatri degli italiani: «Il volo? Lo paghino gli attivisti»

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Il governo Meloni non vuole pagare per i rimpatri degli italiani arrestati sulla Global Sumud Flotilla. L’Italia ha intenzione di offrire l’assistenza consolare necessaria a chi si trova in stato di fermo. E continuerà a garantire la loro sicurezza. Ma non ha intenzione di pagare il conto. Non ci saranno charter a carico di Roma. E se Israele presenterà la fattura dei voli in partenza dalla base aerea di Ramon, «dovranno farsene carico gli attivisti». Intanto la missione della Flotilla continua. Trenta barche vanno verso Gaza. Le altre 13 sono state fermate nella notte.Gli arresti e i rimpatriA raccontare il dettaglio sul volo sono oggi La Repubblica e La Stampa. Che parlano di una premier che durante il Consiglio europeo informale di ieri a Copenhagen controllava sul suo iPhone il tracking della Flotilla. In attesa dell’abbordaggio di Israele. Intanto Antonio Tajani e Guido Crosetto hanno seguito l’emergenza dalla sala della Farnesina. Un primo successo diplomatico riguarda gli attivisti già espulsi in passato. Che non dovranno passare per le carceri israeliane prima di essere rimpatriati. Per il ritorno a casa il calendario è stato già fissato. Prima gli arresti, poi il trasferimento ad Ashdod e l’identificazione. I rimpatri volontari potranno partire dal venerdì 3 ottobre. Quelli forzati forse da domenica 5.Assistenza consolare ma niente soldiPerò, come spiegato, il governo non vuole pagare per i rimpatri. «Non è una vendetta», sostengono con i quotidiani fonti della maggioranza. È invece un messaggio. Non si può pensare che lo Stato sostenga un’azione che secondo gli uffici di Fratelli d’Italia ha legami con Hamas. Ma rimane un atteggiamento curioso per chi ha prestato il fianco alle polemiche sui voli di Stato in occasione del ritorno a casa del ricercato per crimini contro l’umanità Almasri. A cui il viaggio con un aereo della presidenza del Consiglio è stato invece pagato.Un rientro rapidoLa Farnesina ha chiesto a Israele di evitare di far scattare le procedure di arresto. Perché per imputazioni di tipo terroristico o per l’ingresso illegale in Israele gli attivisti dovrebbero sostenere un processo davanti a un tribunale speciale. Composto da funzionari del ministero dell’Interno israeliano. Tutti gli attivisti hanno incaricato avvocati di Ong di rappresentarli in vista dei problemi legali. Tajani ha dato mandato all’ambasciata a Tel Aviv e ai consolati di Gerusalemme e Tel Aviv di assistere gli italiani. Ai fermati sarà sottoposto un foglio in cui dovranno affermare di avere tentato l’ingresso illegale in Israele. Chi firma sarà espulso immediatamente (e non potrà entrare nel paese per almeno 10 anni). Gli altri rischiano il processo. Poi gli attivisti dovrebbero essere portati verso Eilat e, tramite lo scalo internazionale di Ramon, fare ritorno verso Roma. Ma pagando il biglietto.L'articolo Flotilla, Meloni non vuole spendere per i rimpatri degli italiani: «Il volo? Lo paghino gli attivisti» proviene da Open.