A Milano vivono circa 400 persone di etnia rom in tre campi autorizzati dal Comune, a cui si aggiungono decine di famiglie in insediamenti abusivi o occupazioni, spesso in edifici dismessi, aree agricole o terreni privati. È da uno di questi, in via Selvanesco, che provenivano i quattro minorenni coinvolti nell’incidente costato la vita a Cecilia De Astis. Il più grande degli insediamenti formali è in via Chiesa Rossa, nel quartiere Gratosoglio: nato nel 1999 sotto la giunta Albertini, ospita 75 nuclei familiari, circa 250 persone, un terzo delle quali minorenni. Gli altri due campi ufficiali sono in via Negrotto, tra Bovisa e Villapizzone (120 residenti), e in via Impastato, a Rogoredo (30 persone).Il piano di “superamento” dei campi rom del ComuneL’incidente che ha coinvolto Cecilia De Astis ha acceso la polemica politica. Il primo a cavalcare l’ondata di indignazione è stato Matteo Salvini, che via social ha chiesto lo «sgombero immediato e definitivo». Di tutta risposta il sindaco di Milano Beppe Sala ricorda che dal 2012 il Comune segue una strategia per chiudere tutti gli insediamenti, sostituendoli con percorsi di integrazione abitativa e sociale. «Il Comune ha iniziato da anni una politica di superamento dei campi rom», spiega Sala. Dal 2013 a oggi sono stati smantellati quattro dei sette campi autorizzati: via Idro, via Bonfadini, via Martirano e via Novara. Più di 3 mila persone sono state tolte dalla vita in strada e ricollocate in alloggi popolari o strutture gestite da associazioni del terzo settore. Nel 2011, l’allora sindaca Letizia Moratti aveva già sgomberato il grande campo di via Triboniano con fondi statali.La chiusura del campo rom di Chiesa RossaLa chiusura di Chiesa Rossa è fissata per settembre: la settimana scorsa le 75 famiglie hanno ricevuto l’ordinanza di sgombero. Il Comune ha aperto un tavolo con prefettura, magistratura e associazioni per gestire la ricollocazione, con priorità a bambini e persone fragili. «Da anni supportiamo il Comune per l’integrazione di chi viene spostato, investendo soprattutto sui giovani», spiega Maurizio Azzollini, direttore generale della Fondazione Casa della Carità. «Oggi, ad esempio, seguiamo quattro studenti universitari rom con borse di studio».Il nodo degli insediamenti abusiviPiù complesso l’intervento nelle aree occupate senza autorizzazione, come quella di via Selvanesco. In questi casi, si tratta spesso di terreni di proprietà privata – a volte di famiglie rom stesse – e per un intervento delle forze dell’ordine servono condizioni specifiche, come gravi problemi igienico-sanitari. Qui la vita scorre ai margini. «Parliamo di ragazzi cresciuti nella terra di nessuno – racconta Giorgio Bezzecchi, vicepresidente dell’Opera Nomadi –. Vivono lontani dai centri abitati, senza servizi, con poche opportunità di istruzione per i minori e di lavoro per gli adulti. Siamo sotto shock per quanto accaduto e vicini alla famiglia della vittima, ma sappiamo che c’è un pregiudizio da superare e un lavoro enorme da fare per rompere le catene dell’emarginazione».L'articolo Milano, la mappa degli insediamenti e il piano di «superamento dei campi rom» del Comune. Quanti sono e dove si trovano proviene da Open.