Seminari internazionali sulle emergenze planetarie: da Erice emerge un decalogo operativo

Wait 5 sec.

Nel cuore di Erice, alla 57esima Session of the International Seminars on Planetary Emergencies organizzata dalla Fondazione Ettore Majorana, si è riaffermata la funzione originaria di questo storico appuntamento: mettere in dialogo scienza dura, policy e responsabilità pubblica su rischi sistemici che non conoscono confini disciplinari né geopolitici, con una programmazione ufficiale che ha visto la guida del presidente Antonino Zichichi e il co-chairing di Cristian Galbiati e che ha richiamato ricercatori, accademici, funzionari internazionali per una settimana di lavoro serrato nei tre Istituti del Centro di Erice, da sempre “laboratorio” di pace e cooperazione scientifica.In questa cornice è stato presentato l’avvio di una Scuola internazionale dedicata a AI, Technology and Law, coerente con la tradizione delle oltre cento “International Schools” ospitate dal Centro e con la centralità assunta dall’intelligenza artificiale nelle agende globali di sicurezza, democrazia e mercato: una scelta che risponde al fabbisogno – ormai indifferibile – di integrare competenze giuridiche, ingegneristiche e di governance nella valutazione dei rischi emergenti e nella progettazione di standard per la trasparenza, l’accountability e la tutela dei diritti fondamentali.Dalle sessioni plenarie e dai panel tematici è emerso un messaggio chiaro: le emergenze planetarie non sono più episodi, ma dinamiche strutturali che si alimentano a vicenda, con la crisi idrica a fare da moltiplicatore di instabilità climatica, alimentare, sanitaria e sociale; i dati di riferimento della comunità Onu confermano che un quarto della popolazione mondiale vive in Paesi sottoposti a “stress idrico estremamente alto” e che il 2025 è l’Anno internazionale per la preservazione dei ghiacciai, con la WWDR 2025 dedicata ai “water towers” montani e glaciali a segnalare l’urgenza di interventi integrati su mitigazione, adattamento e finanza dell’acqua.Sul versante materie prime critiche e terre rare, la fotografia 2025 dell’IEA mostra un aumento della domanda in tutti gli scenari energetici, mentre nuove inchieste ambientali e immagini satellitari documentano come l’estrazione incontrollata in aree fragili generi esternalità gravissime su acque, suoli e comunità, imponendo tracciabilità, due diligence e standard ambientali lungo l’intera filiera dei “minerali della transizione”. La discussione su misrepresentation, misinformation e disinformazione ha incrociato il tema della sicurezza dei dati e dell’AI governance: il Global Risks Report 2025 colloca dis/misinformation tra i rischi più probabili e impattanti a breve termine, mentre red-team indipendenti e indici accademici registrano un’impennata di incidenti AI con perdita di dati e attacchi alla supply-chain informativa, a dimostrazione che l’ecosistema digitale è oggi un’infrastruttura critica esposta a vulnerabilità sistemiche che richiedono standard tecnici verificabili, audit ex ante ed ex post e regimi sanzionatori effettivi.Sulla gestione e il monitoraggio del nucleare – pilastro storico dei Seminari di Erice – il quadro 2025 è inequivoco: la protezione dei siti e la continuità delle salvaguardie in teatri bellici o ad alta tensione non sono garantite per definizione e necessitano di corridoi tecnici, protezioni fisiche, cyber-hardening e accessi ispettivi non negoziabili; i dossier su Ucraina e Iran ricordano che ogni attacco o interdizione agli impianti moltiplica i rischi radiologici e mina l’architettura multilaterale di non proliferazione. Nel complesso, dalle sessioni è scaturito un decalogo operativo che vale più di molte risoluzioni:1) trattare acqua, dati, energia e materie prime come beni infrastrutturali interdipendenti governati da regole comuni e verificabili;2) investire in osservazioni e monitoraggio continuo (dai ghiacciai ai reattori, dalle miniere alle reti digitali) con indicatori pubblici e interoperabili;3) estendere agli ecosistemi dell’AI pratiche di safety-by-design e security-by-design, con red-teaming obbligatorio, tracciabilità dei modelli e reporting degli incidenti;4) imporre due diligence ambientale e sociale vincolante sulle catene delle terre rare e dei minerali critici, con certificatori indipendenti e sanzioni efficaci;5) garantire trasparenza algoritmica proporzionata allo scopo e meccanismi di spiegabilità utili alla prova nei procedimenti di responsabilità civile e penale;6) rafforzare i regimi di salvaguardia IAEA con finestre ispettive resilienti alle crisi e strumenti di “remote monitoring” ciberneticamente sicuri;7) costruire alleanze pubblico-private per la resilienza idrica urbana e agricola, orientando la finanza verso progetti misurabili;8) coordinare politiche industriali e standard internazionali per ridurre concentrazioni geopolitiche nelle forniture di minerali;9) sostenere educazione e formazione interdisciplinare – come la nuova scuola su AI, tecnologia e diritto – per creare capacità istituzionali e competenze regolatorie;10) adottare un principio di precauzione informato dai dati: sperimentare, misurare, correggere.Erice ci ricorda che l’epoca delle “emergenze” come eventi isolati è finita: servono architetture di governance che vedano insieme scienziati, giuristi, ingegneri, economisti e comunità locali, perché l’unica vera strategia è anticipare i rischi con istituzioni capaci di conoscere, misurare e rendere conto, e perché – come dimostrano i materiali di programma e la storia stessa dei Seminari – solo l’alleanza tra conoscenza e responsabilità pubblica può trasformare minacce planetarie in politiche concrete e verificabili.L'articolo Seminari internazionali sulle emergenze planetarie: da Erice emerge un decalogo operativo proviene da Il Fatto Quotidiano.