Costi quel che costi, a un buon gelato non rinuncia nessuno. Anche se, secondo l’ultimo rapporto del Centro di formazione e ricerca sui consumi, ha subito un rincaro di circa il 30% negli ultimi quattro anni. Un rialzo motivato dai costi dell’energia, dal caro affitti e dalle difficoltà nel reperire alcune materie prime, come pistacchi e cacao. Nella sua seconda tappa, Open Spot ha individuato tre gelaterie milanesi dove cono o coppetta piccoli, due gusti, costano meno di 3,50 euro. E non è solo il prezzo che conta: i locali selezionati utilizzano ingredienti di qualità e sono facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici. Siamo certi che non siano gli unici, ma ecco tre tappe per un gelato buono e accessibile.Zero gelato, il gelato «per tutti»Quando entro nel locale, la serranda è ancora a metà. Sono le 14.30, il sole di Milano picchia forte sulla facciata del palazzo al numero 52 di in corso XXII marzo. Simone Carecci, 38 anni, si sta preparando al turno di giornata, unico lavoratore nella sua piccola gelateria in zona Milano est. Zero Gelato ha aperto quasi 5 anni fa, dopo che Carecci ha accumulato esperienza come venditore di materie prime per gelateria. «Quando sono arrivato in fiera, mi sono reso conto che non avevo mai mangiato un gelato come si deve», racconta. Così, con un po’ di coraggio e buona buona dose di passione, ha deciso di provare a mettersi in gioco, anche se, come ammette «sono partito da zero». Il gelato di Simone è un gelato per tutti, senza glutine e a base di latte delattosato. Alcuni gusti, poi, sono senza zucchero, pensati anche per chi soffre di diabete, o glicemia alta. «Da non molto faccio anche il gelato Bau, per i cani, che non ha niente dentro, né zucchero né lattosio, è solo rinfrescante», spiega.Simone Carecci nella sua gelateria Zero GelatoIn Italia? «Manca la cultura del gelato»La difficoltà maggiore del lavoro di gelatiere, secondo Simone, è riuscire a vedere riconosciuta la propria artigianalità. «In Italia manca la cultura del gelato e questo in parte è dovuto al fatto che è un mondo molto frammentato, in cui ognuno segue la propria strada», dice. Il fatto che sia così disgregato, lo renderebbe anche difficile da comunicare al pubblico. «Anche per me, all’inizio, non è stato semplice conquistare la fiducia del cliente, c’era molta diffidenza, soprattutto sulla mia scelta di proporre un’offerta completamente senza lattosio». Mentre pronuncia queste parole, al bancone si avvicina una cliente affezionata, che ordina una vaschetta di gelato e ne approfitta per scambiare quattro chiacchiere mentre aspetta di essere servita. Carecci sorride, cordiale, poi quando la signora esce confessa: «Quando ho iniziato, mio padre e mio fratello mi dicevano che dovevo sorridere di più, ma io di natura sono timido e non ero proprio abituato al contatto con i clienti». Oggi, invece, dietro il piccolo banco della sua gelateria, sembra essere decisamente a suo agio. Un cono piccolo due gusti, da Zero Gelato, costa 3,20 euro. E la panna è compresa.Toldo, una lunga storia imprenditorialeAppese alle pareti del piccolo locale in via Cesare Cesariano, 8 ci sono delle grandi fotografie d’epoca, che raccontano la storia del marchio «Toldo». La famiglia, originaria della Valtellina, contribuì a diffondere l’usanza del gelato a Milano negli anni Cinquanta. La storia inizia a Tirano, un piccolo paesino in provincia di Sondrio, dove negli anni Venti Ernesto Toldo aprì una delle prime gelaterie d’Italia. L’intuizione, che seppe anticipare le abitudini di consumo, permise alla famiglia di approdare nel cuore di Milano, nel quartiere Brera in via Ponte Vetero 8, nel 1952. Il locale è rimasto aperto fino al Covid, ma la proprietà, negli anni, è cambiata. Uno dei dipendenti più fedeli della famiglia, Antonio Cipriano, ha rilevato alcune quote già a partire dagli anni Ottanta. «Ho iniziato a lavorare da loro quando avevo 16 anni, a poco più di 20 mi hanno chiesto se avessi voluto prendere parte alla gestione e ho accettato», racconta Cipriano che oggi ha 60 anni e da più di quaranta lavora a contatto con il pubblico. Ha visto la città cambiare, ha conosciuto quartieri e realtà diverse. Prima dietro il bancone della Bottega storica di Brera, oggi dietro a un progetto più recente, Toldo Milano, gelateria aperta nell’estate del 2023. Insieme alla moglie, Cipriano ha anche un altro locale, in via Borsieri, 7, in zona Isola. Qui, oltre al gelato, propongono prodotti di pasticceria e caffetteria. Il marchio «Toldo Milano» è stato registrato per far sì che la realtà si distingua dal «ramo valtellinese», che oggi ha un locale a Lecco.I clienti migliori? «Senza dubbio i bambini»Mentre racconta la propria storia, Antonio non si ferma neanche un istante. Più di un avventore entra e senza troppa esitazione chiede «il solito». Sono diversi i bambini che, usciti da scuola o dai centri estivi, considerano la gelateria di Antonio come una tappa obbligatoria per un pomeriggio felice. Lui li tratta come veri e propri clienti: aspetta con pazienza che scelgano i propri gusti e li serve passando con il braccio a lato del banco frigo, così che riescano ad afferrare coni e coppette senza bisogno di un braccio adulto. «I bambini sono i clienti migliori – osserva Antonio – sia per l’entusiasmo che hanno verso il gelato, sia perché, se si riesce a fidelizzarli, è probabile che torneranno per molto tempo». Il gelato, in effetti, è un cibo dal sapore proustiano, facile da intrecciare ai ricordi felici, magari proprio delle estati d’infanzia.Antonio Cipriano dietro il bancone della gelateria Toldo Milano«Non alzo i prezzi, sono un papà anche io»Anche da Toldo, un cono o una coppetta piccoli, con due palline, costano 3,20 euro. Negli ultimi anni, oltre all’aumento del prezzo degli affitti milanesi (e non solo), le gelateria hanno dovuto affrontare anche la difficoltà nel reperire alcune materie prime e il conseguente rincaro. «Io ho deciso di non alzare i prezzi anche per una questione personale: sono un papà anche io e so quanto costa avere una famiglia, specialmente in una città come questa – racconta Cipriano – finché posso, preferisco non ritoccare il mio listino». E tra i piccoli avventori e gli adulti che si concedono una pausa, c’è anche la signora Mariuccia, storica proprietaria di un pet shop della zona, che tutti i pomeriggi, seduta sul muretto di fronte al locale, si gode una coppetta due gusti. A maggior ragione oggi, per festeggiare i suoi 90 anni.Accademia 64, un laboratori di quartiereIndaffarato e sorridente, quando arrivo alla gelateria «Accademia 64» Giuseppe Del Prete sta mettendo a posto alcuni strumenti che gli sono serviti per un evento. Lo incontro mentre rientra in negozio con un carrellino dei gelati, si scusa e promette di liberarsi in pochi minuti. E così fa. È felice di raccontarsi. «Prima facevo tutt’altro, ho lavorato per Microsoft, IBM, nell’ambito del web marketing, mi occupavo soprattutto di analisi dati e formazione tecnologica», racconta Del Prete, che oggi ha 54 anni. A metà del decennio scorso, la svolta. «Dopo tanti anni di ufficio ho deciso di cambiare la mia vita. La società per cui lavoravo all’epoca era un po’ traballante e prima che succedesse l’irreparabile mi sono detto: ‘Cosa voglio fare da grande?’ Così mi sono preso il mio Tfr e l’ho investito in questa gelateria». Nel 2015 ha rilevato Accademia 64.Giuseppe Del Prete nella sua gelateria Accademia 64Il cuore napoletano di Accademia 64La gelateria di via Accademia, 64 è un piccolo angolo partenopeo nel cuore di Casoretto, quartiere a nord est di Milano. Nelle vene di Del Prete scorre sangue napoletano, che l’imprenditore esprime anche nella scelta dei gusti da proporre. «Ogni mese facciamo un gusto particolare, legato alla nostra terra: abbiamo la ricotta di bufala campana, nel periodo pasquale la pastiera napoletana, la torta caprese, la crema stregata, con il liquore Strega di Benevento». Anche il loro gusto più celebre, la crema Accademia, è un omaggio alle origini di Giuseppe: crema a base di uovo, con mandorle saltate in padella al burro, scorze d’arancia e un mix di spezie tipico partenopeo, il «pisto napoletano». La ricerca è uno dei tratti che più caratterizza l’offerta di Del Prete. Nel piccolo laboratorio nel retro del locale sperimenta nuovi gusti, che possano stupire e convincere insieme. Nel suo caso, il target di riferimento è un pubblico adulto, curioso e in cerca di sapori originali, spesso anche da portare, in una vaschetta, a cena da amici e parenti. Un cono piccolo da due gusti, qui, costa 3 euro.L’aumento dei costi della materia primaUna delle questioni che sono emerse dai racconti di Simone Carecci, Antonio Cipriano e Giuseppe Del Prete, è la reperibilità di alcune materie prime. Tutti e tre hanno confermato che l’aumento dei prezzi del cacao nell’ultimo anno ha subìto un’impennata senza precedenti. «Questo è successo da un mese all’altro, – spiega Del Prete – quando ci hanno mandato i listini prezzi aggiornati ho visto come, per esempio, un chilo di cacao monorigine al 63% era aumentato di 10 euro». Secondo i gelatieri, questo sarebbe dovuto innanzitutto agli eventi climatici estremi che hanno flagellato alcune zone di coltivazione, in particolare in Africa occidentale, ma non solo. Per di più, nel mercato del cacao, a dettare le regole sono storicamente pochi grandi gruppi, che controllano gran parte della filiera, «un po’ come accade nel caso del caffè», osserva Cipriano. Prima del cacao, in misura minore, è stata la volta del pistacchio, che ha visto crescere il proprio prezzo per l’influenza dei trend di TikTok (l’ultimo, il celebre cioccolato di Dubai). Il trucco, per cercare di far fronte a queste difficoltà, è la differenziazione dell’offerta e la stagionalità dei prodotti. Il prossimo ingrediente che potrebbe diventare difficile da reperire? Le nocciole. «Ogni anno arriva il momento in cui ci comunicano un rincaro su un ingrediente diverso. E ora ci hanno già anticipato che ci sarà un aumento sulle nocciole», conclude Cipriano.L'articolo Gelati sotto i 3,50 euro: a Milano tre gelaterie accessibili che non scendono a compromessi con la qualità – Il video proviene da Open.