AGI - Sin dal momento del suo secondo insediamento alla Casa Bianca, il presidente degli Usa Donald Trump ha criticato più volte aspramente il governatore della Federal Reserve Jerome Powell, arrivando ripetutamente a chiedere che si faccia da parte poiché gli imputa di muoversi "troppo lentamente" nel percorso di taglio dei tassi. A giugno scorso la Fed ha lasciato invariato il tasso dei fondi federali al 4,25%-4,50% per la quarta riunione consecutiva, in attesa di maggiore chiarezza sulle prospettive per l'inflazione e l'attività economica. Mentre la Bce da giugno 2024 in 12 mesi è intervenuta con 8 ritocchi, portando il tasso principale al 2,0%.Bloomberg, citando un funzionario della Casa Bianca, riferisce di una riunione riservata in cui Trump avrebbe detto che "probabilmente" licenzierà "presto" Powell. Secondo fonti della CBS, invece, Trump avrebbe chiesto ai parlamentari repubblicani un'opinione sulla possibilità di silurare la guida della banca centrale. Trump ha poi chiarito pubblicamente di non avere intenzione di mandare via Powell. Interpellato se stesse considerando di estromettere il leader della banca centrale, il tycoon ha detto: "Sta facendo un pessimo lavoro, ma no, non mi riferivo" al suo licenziamento, aggiungendo poi che, pur ritenendo "altamente improbabile" l'ipotesi, non esclude nulla. Il presidente Usa ha aggiunto che il numero uno della Fed potrebbe essere rimosso solo con accuse di frode, ricordando un procedimento sulla ristrutturazione della sede della Fed, e nei prossimi mesi farà dei cambiamenti alla Fed, dato che il mandato di Powell come presidente scadrà l'anno prossimo.La 'non-risposta' di PowellFinora Powell non ha mai replicato direttamente, limitandosi solo a ripetere che è "focalizzato al 100%" a portare avanti il suo lavoro nel tenere sotto controllo l'inflazione. Certo è che le politiche tariffarie dell'amministrazione statunitense non aiutano la banca centrale a tagliare il costo del denaro. La settimana scorsa il presidente della Federal Reserve di Chicago, Austan Goolsbee, ha detto che le nuove tariffe imposte da Trump (30% all'Ue, 35% al Canada e 50% al Brasile) hanno ulteriormente offuscato le prospettive dell'inflazione e allontanano il taglio dei tassi da parte della Fed.I precedentiNon è la prima volta che Trump prova a intervenire in corsa sulla guida della Fed. Già nel corso del suo primo mandato aveva avuto contrasti con Powell, nominato proprio da lui a novembre 2018. Nel 2019 lo aveva già definito "un incapace". Ma le regole per la successione non sono semplici. Il presidente Usa, stando a una legge del 1913 che regola l'attività della banca centrale americana, può in linea teorica rimuoverne i governatori per "giusta causa". Ma cosa si intende per giusta causa? Non può essere ritenuta la politica monetaria che intende adottare Powell, perché in questo modo si minerebbe innanzitutto l'indipendenza della Banca centrale americana.Difficile quindi chiarire il campo d'azione di Trump: precedenti non ce ne sono, a nessun presidente della Fed è stato mai dato il benservito. Nel 1965, ad esempio, il presidente americano Lyndon Johnson provò senza successo il cambio della guardia, in disaccordo con la politica monetaria restrittiva perseguita dall’allora leader della Fed, William McChesney Martin. Alla fine, gli avvocati consigliarono a Johnson di lasciar perdere, perché il disaccordo sugli interventi sui tassi non era da considerarsi, appunto, un motivo valido.La senatrice Dem Elizabeth Warren ritiene che l'interesse di Trump per i lavori di ristrutturazione della sede della Federal Reserve sia un "chiaro pretesto" per licenziare il presidente Jerome Powell. La scorsa settimana, la Casa Bianca ha intensificato le critiche sulla gestione della Fed quando il direttore dell'Office of Management and Budget, Russell Vought, ha inviato a Powell una lettera in cui affermava che Trump era "estremamente preoccupato" per il superamento dei costi nella ristrutturazione da 2,5 miliardi di dollari della storica sede a Washington.