La Cassazione riduce l’assegno per i figli ai padri separati in difficoltà: «Ho rischiato di dormire in auto»

Wait 5 sec.

La Corte di Cassazione taglia l’assegno ai padri separati in difficoltà economiche. Con un’ordinanza i giudici del Palazzaccio hanno deciso che se il genitore non riesce a mantenere i figli perché il suo stipendio è troppo basso rispetto all’assegno di mantenimento, quest’ultimo va ridotto. Il caso riguardava un padre separato con uno stipendio che negli ultimi anni è sceso a 1.400 euro al mese, che doveva versarne alla figlia 600. Secondo la Corte l’assegno è un contributo che deve essere sostenibile e proporzionato alle capacità economiche degli ex coniugi.La decisioneA riportare la decisione è oggi Il Messaggero. L’articolo 337 ter del Codice civile stabilisce che «ciascuno dei genitori provvede al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito». La Corte di Appello di Bologna aveva deciso sul caso di un padre che aveva cambiato lavoro e stipendio all’interno dell’impresa di famiglia, diventando a tutti gli effetti un lavoratore dipendente. La madre, invece, aveva una «posizione economica ben più florida» dell’ex marito. Il tribunale di Piacenza aveva deciso per 600 euro di mantenimento mensile e il pagamento del 50% delle spese straordinarie. Mentre erano «irrilevanti le intervenute modifiche peggiorative dei redditi del padre che, per una scelta unilaterale, aveva modificato il suo rapporto di lavoro».La figlia e la madreL’appello ha anche stabilito che la cifra era ancora attuale perché la ragazza era cresciuta e insieme a lei le sue esigenze. Nel ricorso in Cassazione l’uomo ha puntato sul principio di proporzionalità. Ora in Corte d’Appello dovrà essere rideterminato l’assegno di mantenimento. Secondo i giudici non c’è stata un’effettiva verifica della «proporzionalità parametrata ai redditi, su cui all’attualità incideva una mutata situazione di fatto».Il padre separatoIl quotidiano parla anche con Matteo, 35 anni, operaio metalmeccanico che vive in una cohousing del comune di Padova. «Prima di lasciare mia moglie non riuscivo a chiudere occhio, passavo le notti a cercare su Google “come arrivare a fine mese dopo una separazione?”. Ho avuto paura di dormire in macchina», spiega. Matteo ha vissuto in Lombardia fino al 2016, poi si è trasferito a Padova. «Sposato nel 2020, separato quattro anni dopo. Ho chiesto la separazione per proteggere me e mio figlio: troppi problemi, incomprensioni, abuso di alcol da parte di lei. Ho coinvolto i servizi sociali, ma alla fine mi sono ritrovato senza casa, con il mutuo sulle spalle e senza possibilità di permettermi un affitto. Ho avuto paura di finire in macchina. Gli assistenti sociali mi hanno indirizzato qui: una soluzione provvisoria, con stanze private e spazi comuni».1.700 euro al meseMatteo guadagna 1.700 euro al mese. «Ma tra 400 di mutuo, 220 di assegno a lei e le spese fisse della macchina arrivo a fine mese con poco più di 300 euro. Affittare casa è impossibile, ho provato ma nessuno mi dava fiducia senza garanzie. La cohousing mi ha permesso di respirare, di avere un tetto, ma è una soluzione temporanea». Il figlio «lo vedo il mercoledì e nei weekend. Sognavo l’affido esclusivo, vivere con lui, nella nostra casa. Non è stato possibile, ma lotterò sempre per esserci. Gli assegni servono, ma devono essere proporzionati. Non puoi togliere a un padre la possibilità di vivere dignitosamente».L'articolo La Cassazione riduce l’assegno per i figli ai padri separati in difficoltà: «Ho rischiato di dormire in auto» proviene da Open.