Garlasco, parla un’amica di Stefania Cappa: “Mi disse che vide Chiara quella stessa mattina alle 11. Le gemelle vivevano il lutto in modo anomalo”

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“Ricordo bene quella telefonata, Stefania (Cappa, ndr) mi disse: ho visto Chiara stamattina alle 11” (fonte: “Gente”). A dirlo è Alessia Villani, oggi 41enne ma all’epoca poco più che ventenne come tutti i protagonisti del delitto di Garlasco. La Villani è amica delle gemelle Cappa, cugine di Chiara Poggi, la 26enne brutalmente assassinata nella sua villa del pavese quel 13 agosto del 2007. Le ultime dichiarazioni della Villani aggiungono un ennesimo tassello al complesso delitto che oggi vede un nuovo indagato, Andrea Sempio, che conoscerà la sua sorte di sospettato al termine dell’incidente probatorio ancora in corso. Per l’omicidio di Chiara, lo ricordiamo, è stato condannato in via definitiva Alberto Stasi, all’epoca fidanzato di Chiara e oggi in semilibertà dopo aver scontato una pena a 16 anni carcere.I ricordi di AlessiaAlessia Villani sostiene di conoscere le gemelle Cappa, figlie dell’ormai noto avvocato Ermanno, sin dalle scuole materne. La sera del delitto racconta di aver ricevuto una telefonata da Stefania che la informava di quanto accaduto e che “le diceva di aver visto Chiara per l’ultima volta quella mattina alle 11. Una rivelazione messa nero su bianco in un articolo di giornale uscito il 22 agosto del 2007 e che cozzerebbe con la versione di Stefania che disse di ave visto Chiara per l’ultima volta il sabato” (fonte: Gente). La Villani sostiene anche di non essere stata interrogata all’epoca dagli investigatori e afferma che le cugine, fino a quei giorni di agosto del 2007, non si erano mai frequentate molto. “Stefania – dice – riprende i rapporti con Chiara nel maggio di quell’anno”. E conclude: “Io non ho mai creduto alla colpevolezza di Stasi. La verità è da cercare altrove. Non è emerso un movente. Perché Alberto avrebbe dovuto uccidere Chiara?”. La donna non risparmia un’amara riflessione, riferita a quei giorni: “Le gemelle vivevano il lutto in modo anomalo. Hanno cavalcato l’onda di questa disgrazia per emergere in tivù. È sotto gli occhi di tutti”, chiosa rispondendo alle domande della giornalista di Gente su quest’ultimo numero dove c’è anche un’intervista a Mustapha Etarazi, il muratore che ha ritrovato degli attrezzi in un canale di Tromello.“Una suola a pallini”“Tra quella spazzatura non c’erano solo gli attrezzi. C’erano anche un paio di scarpe. Non le ho tenute, non mi sarebbero andate bene. Io ho il 42, quelle erano un 43 o un 44”. Parla Mustapha Etarazi, il muratore che scovò nella roggia di Tromello nel 2018 degli attrezzi che consegnò agli inquirenti il 14 maggio. Proprio quel giorno, gli investigatori avevano ordinato di sondare il canale di Tromello, a pochi passi dalla cascina di proprietà della nonna di Chiara Poggi, dopo che il testimone Gianni Bruscagin ha dichiarato che “Stefania Cappa si infilò nel cortile della casa di sua nonna a Tromello con un pesante borsone che poi forse gettò nel canale lì accanto”. (fonte: Gente). Il racconto di questa scena, lo ricordiamo, secondo quanto dichiarato a più riprese da Bruscagin agli inviati del programma televisivo Le Iene ma non solo, gli sarebbe stato reso in ospedale pochi giorni dopo l’omicidio da una donna, vicina di casa della nonna delle ragazze. Paola e Stefania Cappa in 18 anni di indagini e processi non sono mai state indagate. Se questo racconto fosse vero, ma è solo un’ipotesi mai verificata, cosa avrebbe potuto contenere quel borsone? Le due donne, fonte primaria della testimonianza di Bruscagin, non ne indicarono il contenuto e ormai sono decedute. Oggi Etarazi, che in quel canale ha ritrovato un’ascia e un martello, dice di aver rinvenuto anche queste scarpe con suola a pallini: “Però noi di Gente non abbiamo potuto visionarle perciò ci atteniamo alle sue dichiarazioni”, si specifica nell’inchiesta pubblicata. Quella suola a pallini ci riporta alle impronte ritrovate sul pavimento della scena del crimine: marca Frau, taglia 42, si legge nell’ultima perizia. Ma torniamo agli attrezzi ritrovati nel canale dal muratore di origini marocchine che quel giorno lo stava semplicemente ripulendo. “Il canale era molto sporco – ricorda oggi, c’era addirittura un materasso a ostruirlo, quando l’ho tolto ho ritrovato molta spazzatura tra cui un attizzatoio, un’ascia e la testa di un martello”. Solo lo scorso maggio li ha consegnati agli inquirenti che intanto cercavano riscontri concreti alla versione di Bruscagin. Delle scarpe a pallini non aveva ancora mai parlato fino ad ora. Quella stessa impronta ritrovata sulla scena del crimine dai Ris e da altri consulenti: in particolare sui gradini che portano alla cantina. (fonte: Repubblica). Una perizia del 2014 sostiene che “sono scarpe di marca e modello specifico, analoghe a quelle indossate da Alberto Stasi durante una vacanza a Londra taglia 42, corrispondono a quell’impronta”. Tuttavia, nuove perizie stanno vagliando altre ipotesi da quando i legali di Stasi con una consulenza hanno provato a dimostrare che potrebbe essere anche l’impronta di una suola taglia 44. Questo dubbio è solo uno dei tanti ancora da fugare definitivamente nel corso delle comparazioni e analisi dei nuovi elementi probatori che potranno smentire o confermare tutte le più remote possibilità del Delitto di Garlasco.L'articolo Garlasco, parla un’amica di Stefania Cappa: “Mi disse che vide Chiara quella stessa mattina alle 11. Le gemelle vivevano il lutto in modo anomalo” proviene da Il Fatto Quotidiano.