Si apre lunedì 14 luglio l’offerta pubblica di scambio di Monte dei Paschi su Mediobanca che tanto sta agitando il mondo della finanza italiana, movimentato anche dall‘offerta di Unicredit su Banco Bpm. L’ ops (ossia un’offerta in cui le azioni della banca “preda” vengono “pagate” con azioni dell’offerente) prevede che per ogni titolo della banca milanese vengano pagate 2,53 azioni di quella senese. Il controvalore dell’offerta è di circa 13 miliardi di euro, con uno sconto del 4% rispetto alle attuali quotazioni di Mediobanca.Mediobanca finora ha utilizzato ogni arma per difendersi, compresa un’offerta su Banca Generali che verrebbe pagata con la quota del 13% nel gruppo Generali che è, da sempre, il “gioiello” più prezioso del forziere di piazzetta Cuccia. Lunedì l’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel parlerà nuovamente dell’ops che i vertici della banca milanese hanno criticato sin dall’inizio. Fra gli elementi che gli azionisti di Mediobanca considereranno c’è il recente abbassamento al 35% della soglia minima d’adesione, anche se l’obiettivo del Monte resta di arrivare al 66,6% di piazzetta Cuccia. Secondo il gruppo senese il 35% è sufficiente per ottenere un “controllo di fatto” su piazzetta Cuccia ma questo, alla fine dell’ops, darebbe una limitata possibilità di beneficiare di crediti fiscali, la vera dote portata in dono da Mps in un’offerta fatta su un soggetto di maggiori dimensioni delle sue.Per convincere anche i soci diversi dai big che sostengono la mossa di Siena, ovvero la Delfin della famiglia Del Vecchio e il gruppo Caltagirone, potrebbe poi servire chiudere lo sconto che, pur ridotto, è ancora presente nell’offerta. Per un eventuale rilancio c’è tuttavia tempo, fino all’attuale scadenza dell’Ops, fissata per l’8 settembre.Intanto sul dossier Mediobanca si registrano altre vendite di quote minori da parte di componenti dell’accordo di consultazione che ora, dopo l’uscita di Mediolanum, rappresenta circa il 7,8% del capitale. Oltre alle cessioni da parte del gruppo Gavio, anche il gigante siderurgico bresciano Lucchini ultimamente ha venduto circa 120mila titoli di piazzetta Cuccia, pari a poco meno dello 0,02% delle azioni totali. In questi micro movimenti, oltre alla possibile scelta di non voler prendere posizione sulla partita in corso nel settore bancario, vi possono essere anche ragioni finanziarie. Al momento il titolo di piazzetta Cuccia si trova infatti a valori molto elevati, mentre l’Ops lanciata da Mps ancora non rispecchia gli attuali prezzi di Borsa.Per districarsi un po’ meglio nell’operazione è utile ricordare come sono composti gli azionariati dei protagonisti. In Mps il primo socio rimane il ministero del Tesoro che possiede ancora l’11%. Subito dopo ci sono però la famiglia Del Vecchio (Luxottica) con il 9,7% e la famiglia Caltagirone con il 5%. I Del Vecchio hanno pure il 19,8% di Mediobanca, mentre Caltagirone possiede il 7,6% della banca milanese e la famiglia Benetton il 2,3%. Infine Generali, l’obiettivo finale. Dopo la quota di Mediobanca (13%), ci sono quelle dei Del Vecchio (9,9%), di Caltagirone (6,8%), di Unicredit (6,5%) e dei Benetton (4,7%). Insomma mettendo le mani il 13% di Mediobanca, il duo Del Vecchio-Caltagirone avrebbe il controllo di circa il 30% di Generali, l’asset più pregiato della finanza italiana.Il ruolo dei fondi pensioni – In questa vicenda è da segnalare il caso del fondo pensione degli agenti e rappresentanti di commercio, Enasarco. Il fondo, come di recente osservato dal Financial Times, gestisce un patrimonio di una decina di miliardi di euro, e ha da poco acquistato una partecipazione del 2,5% in Mediobanca. L’ivestimento costituisce il 70% della sua allocazione complessiva in azioni europee. Enasarco investe solo il 6% del suo patrimonio in azioni europee, ovvero 600 milioni di euro. La sua posizione in Mediobanca vale quasi 400 milioni di euro. Una quota evidentemente spropositata e difficilmente conciliabile con una corretta gestione del rischio. Un altro 2% di Mediobanca è in possesso del fondo pensione Enpam (medici e dentisti), Cassa Forense, fondo pensione degli avvocati italiani, ha una partecipazione dell’1%.Il sospetto, sollevato da esponenti dell’opposizione, è che si tratti di una mossa “politica”, tesa a favorire l’operazione di Mps, gradita al governo. Mario Turco, senatore del Movimento Cinque Stelle, ha criticato quello che considera “il coinvolgimento del governo Meloni e del ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti” nell’accordo, affermando che hanno sprecato soldi dei contribuenti “mettendo in gioco MPS e fondi pensione solo per sostenere le ambizioni di singoli investitori come Delfin e Caltagirone”. Accuse respinte dai fondi.Considerando il 35% giudicato sufficiente da Mps per l’offerta su Mediobanca, si capisce come, sommando le partecipazioni di Del Vecchio e Caltagirone (19,8% e 7,6%), sia sufficiente l’adesione all’offerta di un altro 7% circa degli azionisti. Se anche i fondi pensione aderissero, la soglia necessaria sarebbe ad un soffio.L'articolo Lunedì parte l’offerta di scambio di Mps su Mediobanca. Il ruolo dei fondi pensione e il “caso” Enasarco proviene da Il Fatto Quotidiano.