Università e Sostenibilità Digitale: la sfida del futuro

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AGI - Il ruolo delle Università nello sviluppo della Sostenibilità Digitale? Fondamentale. Ma tutto sta nel colmare un ritardo ancora oggi evidente, e nel diffondere le giuste competenze: digitali, certo, ma non solo. Ne abbiamo parlato, in questa intervista, con Stefano Denicolai: Professore di Innovation Management all’Università di Pavia, Presidente dell’Institute for Transformative Innovation Research (ITIR), oltre che membro del Comitato Scientifico della Fondazione per la Sostenibilità Digitale.In ritardo sulla Sostenibilità Digitale“Quello della sostenibilità è un tema rispetto al quale l’attenzione è oggi crescente e molto diffusa, e noto sempre più corsi universitari che, pur non essendo dedicati esclusivamente alla sostenibilità, aggiungono delle considerazioni legate a queste tematiche”, ha spiegato il Prof. Denicolai. “Devo dire, però, che spesso mi viene quasi da parlare di ‘education washing’: in altre parole, se c’è senz’altro chi ha compreso l’importanza di affrontare l’argomento, in altri casi non capisco se questa sia un’attenzione davvero convinta, un investimento davvero importante, oppure un approccio al tema frutto della consapevolezza che oggi non si possa più evitare di parlarne”.  Insomma, sembra spesso difficile capire se questa attenzione sia reale o “di facciata”. In ogni caso, siamo all’inizio di un percorso di cambiamento. Il tema, infatti, sembra ormai essere entrato stabilmente all’interno delle università, e trattato in ogni sua possibile declinazione. Tranne forse che per una, quella che oggi, per Stefano Denicolai, è una delle più importanti: la Sostenibilità Digitale. “Lavoro in un dipartimento di economia e management, quindi quello della sostenibilità economica è per noi un tema caldo da sempre. Oggi sento che si comincia a parlare anche di sostenibilità sociale, e ovviamente di sostenibilità ambientale: dimensione, quest’ultima, che anche nel nostro ambito tende spesso ad essere vista inconsciamente come sinonimo di sostenibilità. Ma la dimensione veramente nuova, e rispetto alla quale vedo ancora poca attenzione, è quella della Sostenibilità Digitale. L’interazione tra la trasformazione digitale e la sostenibilità nelle sue diverse accezioni non è ancora affrontata in modo sistematico. Su questo, però, l’Università di Pavia sta lavorando molto: basti pensare che abbiamo un corso sulla Sostenibilità Digitale tenuto dal professor Stefano Epifani, il primo corso in Italia ad occuparsi interamente di questi argomenti”.Costruire le giuste competenzeConsiderata l’attuale importanza del concetto, il basso livello di attenzione verso la Sostenibilità Digitale da parte delle università è un problema da non sottovalutare. È infatti a partire dalla piena consapevolezza dell’importanza di affrontare l’argomento che le università possono esprimere il proprio potenziale in questo ambito: quello di costruire le competenze utili per gestirlo, e per sfruttare le opportunità che mette a disposizione. “Le università dovrebbero lavorare allo sviluppo di alcune competenze specifiche, che ritengo fondamentali in questo campo. Le prime riguardano la misurazione, perché qualsiasi fenomeno, affinché possa emergere, deve poter essere misurato. Le seconde sono quelle competenze legate alla strategia e all’organizzazione agile: spesso, quando si parla di sostenibilità, si tende a pensare che per avere risultati positivi servano anni. Quando però questo tema si intreccia con quello della trasformazione digitale, si intreccia con qualcosa che va a una velocità incredibile: è per questo che l’ibridazione tra questi due mondi deve necessariamente portare a un nuovo modo di affrontare la sostenibilità, più agile e veloce. La terza riguarda la gestione dell’innovazione, perché qui le idee ci sono, sono belle e chiare, ma poi si fa fatica a metterle in pratica. Quindi tutto ciò che riguarda la messa a terra di progetti di cambiamento e di trasformazione ha bisogno di competenze ad hoc, che sono diverse rispetto al passato”. A queste se ne aggiunge una quarta, basilare per sfruttare il potenziale delle nuove tecnologie: la competenza digitale. Ma per diffonderle al meglio, per il Prof. Denicolai, la formazione universitaria dovrebbe adottare un approccio specifico. “Quelle sul digitale sono competenze che non dovrebbero essere raccontate, ma testate nella pratica: per questo, hanno bisogno di un tipo di apprendimento che sia esperienziale e fortemente applicato. Applicato perché i ragazzi devono poter usare davvero questi strumenti, per ritrovarsi poi, nel lavoro, a conoscere già il loro reale funzionamento. Ed esperienziale perché se un insegnamento lo immagini legato a un’esperienza, funziona meglio”. Dalla Ricerca alle IstituzioniÈ importante colmare questo ritardo, evidenziato da Stefano Denicolai, nell’approccio al tema da parte delle università, per fare di queste un luogo fertile in grado di dare una spinta decisiva allo sviluppo di una cultura della sostenibilità digitale. “Bisogna che questi temi siano affrontati nei corsi di laurea, nei master e quant’altro, per sviluppare le competenze di cui abbiamo parlato. E poi è necessario lavorare per maturare una maggiore conoscenza di questi argomenti, per capire quali sono i fattori critici di successo, gli indicatori per misurare, in una parola: Ricerca. E sulla sostenibilità digitale, ad oggi, di ricerca ce n’è veramente poca”. Ma non solo. Per implementare al meglio questo concetto e per far sì che possa rappresentare la chiave per un futuro più sostenibile, serve che sia preso maggiormente in considerazione anche dalle istituzioni. “Mentre della sostenibilità, in generale, ormai se ne parla, la parola Sostenibilità Digitale è ancora assente nel dibattito delle istituzioni, negli investimenti. Ma bisogna capire che questa è la componente più importante di tutte, perché è l’unico modo per accelerare realmente il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità rispetto ai quali siamo in enorme ritardo”.