Memorie di una schiava

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"Può darsi che mi assuma troppe responsabilità tentando di scrivere queste pagine. Il mondo probabilmente dirà che è così, e sono consapevole delle mie mancanze. Non sono intelligente, né istruita o talentuosa. Non avevo un briciolo di quella prontezza e vivacità che sono tanto ammirate nei bambini, ma piuttosto un modo discreto e silenzioso di osservare le cose e gli eventi, e il desiderio di comprenderli meglio di quanto riuscissi a fare”: sono le prime parole di Hannah Crafts, pseudonimo di Hannah Bond, in quello che è considerato il primo romanzo scritto da una donna afroamericana.   Giovane donna e schiava, cresciuta in una piantagione della Carolina del nord a metà Ottocento, Crafts ha lasciato una preziosa testimonianza che vede la luce in Italia per la prima volta in Memorie di una schiava (Edizioni Clichy). La forma del romanzo non toglie veridicità alle sue parole, che attingono alla biografia dell’autrice: senza fare sconti alla realtà, il libro ritrae un affresco brutalmente accurato delle condizioni disumanizzanti della schiavitù. Il racconto parte dall’infanzia, quando Hannah sogna di ricevere un’istruzione, nonostante le resistenze del suo padrone che considerava gli schiavi come “schiavi e niente più”: “Di fatto non li considerava uomini e donne, ma alla stregua dei cavalli o di altri animali domestici. Non potevo aspettarmi niente da lui, ma volere è potere”. Da una parte è la conoscenza a renderla salda in sé stessa, dall’altra c’è la fede, che sorregge, dona speranza e preserva l’anima che rimane integra nonostante le ferite del corpo. Ed è proprio su questi due capisaldi che si radica il suo coraggio, che la porta a fuggire dalla schiavitù. Crafts racconta con delicatezza, lucidità e talento letterario un viaggio verso la libertà, lastricato di sfide, umiliazioni, violenze e soprusi, dove si delinea la crudeltà del traffico di esseri umani, considerati oggetti senza nome e senza storia.    Il libro è una denuncia sociale che risuona spaventosamente attuale: il razzismo, i diritti umani e civili, il concetto di giustizia, la libertà individuale. Allo stesso tempo, è un elogio intimo e prezioso alla vita, quando tutto chiede resistenza e, soprattutto, salvezza: “Ma quelli che ritengono che il male maggiore della schiavitù risieda nella sofferenza fisica non possiedono una concezione giusta e razionale della natura umana. L’anima, l’anima immortale agogna e desidera sempre un migliaio di cose inscindibili dalla libertà”.      Hannah Crafts Memorie di una schiava Edizioni Clichy, 240 pp., 21 euro