AGI – Alla vigilia del decimo anniversario dello storico accordo sul nucleare iraniano, Vladimir Putin è sceso in campo per convincere Teheran a negoziare un nuovo accordo con gli Stati Uniti che escluda l’arricchimento dell’uranio. Un pressing diplomatico fino a poco tempo fa impensabile per Mosca, da sempre sostenitrice del diritto dell’Iran al nucleare civile. Questo nuovo approccio è coerente con la linea flessibile che Putin sta adottando nei rapporti con gli Stati Uniti: irremovibile sulla questione ucraina, ma disposto a mediare sull’Iran. Al punto da offrirsi come facilitatore e da limitarsi a una condanna generica dopo l’attacco ordinato da Donald Trump contro tre centrali nucleari iraniane.Secondo il sito Axios, Putin ha chiesto esplicitamente al regime iraniano di rinunciare all’arricchimento dell’uranio e ha informato della sua posizione Trump e Israele. L’Iran, tuttavia, non intende cedere e continua a nel conflitto ucraino anche attraverso i drone Shahed, utilizzati nelle ultime offensive.La posizione del governo iranianoAbbas Araghchi, ministro degli Esteri iraniano, ha ribadito che Teheran non accetterà accordi senza arricchimento. Ha convocato il corpo diplomatico straniero e riaffermato la disponibilità al dialogo: “L’Iran è pronto a negoziati, ma devono ”.Limiti ai negoziati Araghchi ha chiarito che eventuali negoziati futuri riguarderanno esclusivamente il programma nucleare, per offrire garanzie sulla sua natura pacifica. Ha inoltre escluso qualsiasi trattativa sul programma missilistico iraniano e sulle capacità militari di difesa.Il ministro ha messo in guardia l’Europa contro l’eventuale reintroduzione di sanzioni basate sul Jcpoa: “Significherebbe la fine del ruolo europeo nel dossier nucleare iraniano”. Malgrado alcuni tentativi, l’UE non è stata protagonista delle recenti trattative.Il negoziato storico e la nascita del JcpoaL’accordo Jcpoa, annunciato il 14 luglio 2015 e abbandonato da Trump nel 2018, è frutto di 20 mesi di negoziato. Tra i protagonisti principali: Araghchi, Ravanchi, Wendy ShermanHelga Schmidfacilitatore prima a Catherine Ashton e poi a Federica Mogherini.La prima svolta arrivò il 2 aprile 2015 sul lago di Losanna, con la definizione dei parametri dell’accordo. Ma fu la maratona negoziale di Vienna, tra Iran e i P5+1 (membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU più la Germania), a portare all’intesa definitiva.Attorno al tavolo dell’hotel Coburg sedevano: John Kerry per gli USA, Frank-Walter Steinmeier, Laurent Fabius, Philip Hammond, Serghei Lavrov, Wang Yi, Zarif e Mogherini. La cerimonia conclusiva fu concordata con cura, tra simbolismi e pressioni diplomatiche, culminando nella dichiarazione congiunta all’ONU.“Oggi è un giorno storico” furono le prime parole pronunciate da Mogherini e Zarif. Le decisioni importanti non sono mai facili, ma la determinazione e la responsabilità verso le future generazioni hanno permesso di superare ogni ostacolo.