Lo tsunami giudiziario che si è abbattuto sul Comune di Milano, il sindaco Beppe Sala, funzionari pubblici, architetti e costruttori, nei mesi precedenti aveva già travolto chi quelle case – non solo appartamenti di lusso, ma anche bilocali e progetti in edilizia convenzionata – li aveva prenotati, versando caparre, anticipi per iniziare o portare a termini progetti di vita: giovani coppie, coniugi anziani, che avrebbero abitato vicino a figli e nipoti, single o famiglie. Impossibile investire in un nuovo immobile a Milano, tra le città più care d’Europa, ma anche tornare sui propri passi e riavere indietro quanto pagato.Nel limbo – Nel corso degli ultimi mesi sono stati diversi i sequestri di cantieri – alcuni nelle fasi finali – da parte della procura di Milano che contestava l’avvio della sola scia rispetto al permesso di costruzione oppure nuove costruzioni fatte passare per riqualificazioni. Alcune di quelle persone si sono riunite in un comitato “Famiglie sospese, vita in attesa”, animato da Filippo Maria Borsellino anche lui rimasto senza casa. La stima approssimativa è che gli appartamenti finiti o in via di definizione sequestrati siano 1.600. A cui devono essere aggiunti i progetti autosospesi – più di 150 – per i quali molti altri appartamenti sono stati venduti solo sulla carta. Tra questi rientrano anche quelli di edilizia convenzionata. Tramontata l’ipotesi della legge Salva Milano – ovviamente appoggiata dal comitato – la via d’uscita sembra sempre più lontana. Con i progetti autosospesi e bloccati in comune, il numero dei nuclei famigliari coinvolti sale (secondo la stima fatta con i costruttori) a 4500.“Per me, noi è importante sottolineare una cosa. Noi vogliamo che ci sia la massima trasparenza e se qualcuno ha sbagliato, è giusto che paghi. Questa è la volontà di tutti, non vogliamo passare sopra la legge o che venga fatto qualcosa che sblocchi i cantieri, che è quello che vogliamo, però che sia un liberi tutti. Cioè, quello è quello che abbiamo ripetuto anche in procura all’incontro con con la procuratrice Tiziana Siciliano, è stato questo” – spiega Borsellino che aveva acquistato un appartamento nelle Residenze Lac e ha versato 100mila euro. La soluzione potrebbe essere una legge – non il Salva Milano – che permetta anche il pagamento di oneri urbanistici.“Noi chiediamo che venga risolta la nostra situazione: da un anno chiediamo chiarezza sul presente e sul futuro. Non sappiamo ancora se questi cantieri verranno completati, se i progetti delle persone che che devono ancora partire verranno iniziati, se le case dove alcune famiglie vivono senza alcun tipo di di colpa che sono sotto inchiesta, per quanto rimarranno sotto inchiesta. Ci sono anche persone che vivono dentro una casa, ma si ritrovano un immobile che o è invendibile o è completamente deprezzato. Una giovane coppia entrata in un bilocale e che adesso è in dolce attesa, deve trasferirsi ma non possono recuperare nulla”.Anche edilizia convenzionata e piccole metrature – Uno degli aspetti meno noti della vicenda è che non ci sono solo appartamenti di lusso o metrature importanti nel mirino degli inquirenti. In alcuni casi si tratta di bilocali di 50 m² con terrazzino o trilocali. “La maggior parte sono zone periferiche, la mia in primis è una zona periferica, a Baggio, in via Cancano. Allora, sicuramente parliamo di prezzi alti che sono in linea però con i prezzi pazzi di di Milano rispetto ad altre città. Però le famiglie che aderiscono e che partecipano alle attività del comitato sono persone normali. Il blocco dell’urbanistica include anche immobili in edilizia convenzionata. Quindi c’è edilizia libera, ci sono metrature, diciamo normali e soprattutto non in zone centrali, nel mio caso prima c’era una fabbrica dismessa che era diventata una sorta di pattumiera a cielo aperto. Quindi cioè l’idea era anche quella della di una rivalutazione urbana partendo da qualcosa di già esistente”.Le storie che può raccontare Borsellino sono poche perché molti hanno imbarazzo. “Molti di noi sperano che questi progetti vengano conclusi per diversi motivi. Uno, il nostro potere d’acquisto si è notevolmente ridotto rispetto agli investimenti fatti anni fa. Ci sono persone all’interno dei progetti che sono partiti nel 2021. Ora negli ultimi anni i prezzi sono aumentati vertiginosamente e con il blocco dell’inchiesta si stima che ci si stato un aumento del 7% dei prezzi dell’immobile. Chiaramente la diminuzione dell’offerta fa salire i prezzi. Non ci siamo comprati l’appartamento di lusso, siamo persone normali che semplicemente hanno la necessità, la voglia e il diritto di vivere a Milano”. I 200-300 che vivono in alcuni dei progetti sono allo stesso modo bloccati: “Non possono vendere, né uscirne”.Le storie – Simone, 29 anni racconta sulla pagina online del comitato: “Mi ricordo bene di quella mattina (19 luglio 2024,ndr) perché mi andai a fare un caffè in cucina, avevo lasciato il telefono in stanza a caricare e quando tornai trovai una decina di chiamate perse tra mio padre e mia madre. Ti lascio immaginare l’ansia. La prima cosa che ho pensato è stato ‘È morto qualcuno’ invece era appena uscita la notizia del blocco del cantiere. Mi ricordo mia madre che gridava al telefono, mentre mio padre era all’apparenza più calmo, per noi la paura più grande era quella dei soldi”. I finanzieri avevano messo i sigilli alle Residenze Lac di via Cancano 5, vicino al parco delle Cave periferia ovest della città. Ricorda anche la rabbia sui social contri gli acquirenti: “corruttori”, “Vi sta bene”, “Non vedrete più i vostri soldi” . “A Milano i prezzi degli affitti sono impossibili, almeno per me che sono single. Il mutuo mi sarebbe costato la metà e per me sarebbe stato fattibile iniziare finalmente la mia vita da solo”.Per Luca, 36 anni, la vita “come quella della mia famiglia e di tante altre persone, è in sospeso. Da mesi viviamo in un limbo, senza risposte, con il futuro congelato tra burocrazia e inchieste giudiziarie. Ogni giorno mi pongo la stessa domanda: chi mi restituirà questi anni? Chi ci ridarà la serenità che immaginavamo quando abbiamo deciso di comprare casa? Per anni hovissuto in affitto, l’ultima casa era in via Savona, accanto all’ex Osram: un rudere occupato e pericoloso, da evitare quando calava il buio. Poi, durante la pandemia, abbiamo visto la pubblicità di un nuovo progetto: quell’area abbandonata sarebbe stata trasformata in un moderno complesso residenziale, con spazi verdi, un nuovo parco e anche appartamenti in edilizia sociale. Sembrava perfetto”. Una sfida impegnativa che ha comportato un versamento di 230mila euro a fronte dei 550 previsti: “Un investimento enorme, ma con sacrifici, l’aiuto dei nostri genitori e un mutuo, quel sogno sembrava raggiungibile… Noi siamo stati abbandonati nel mezzo della tempesta, senza una bussola e senza un appiglio”.Rosa e Michele, settantenni calabresi, sognavano di vivere vicino alle figlia e alla nostra nipotina. Si accodano al loro progetto prenotando un bilocale: “Per una mamma e una nonna vi lascio immaginare la felicità nel poter stare vicino a mia figlia e a mia nipote. Il cantiere, però, non parte nemmeno per le bonifiche. Quello che doveva essere un futuro pieno di amore, si trasforma in disperazione… Una volta usciti dalla nostra casa, abbiamo dovuto trovare una soluzione in affitto. E visti prezzi di Milano, siamo stati costretti a trovare un bilocale fuori, a Paderno Dugnano. Ci sentiamo truffati e per riavere i nostri soldi, dovremmo trovare qualcuno disposto a subentrare al nostro contratto. Ma in questa situazione chi mai farebbe una scelta del genere?”L'articolo “Non ci siamo comprati appartamenti di lusso, ma bilocali in periferia”. L’altra faccia della Palazzopoli di Milano: 4500 famiglie senza casa proviene da Il Fatto Quotidiano.