“Nel ’71 una lettera plasmò i potenti del mondo di oggi: capirono qual era la chiave di volta”

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        Nel 1971, Lewis F. Powell Jr., avvocato d’impresa e futuro giudice della Corte Suprema, scrisse un documento destinato a cambiare profondamente il panorama politico e culturale degli Stati Uniti. Come è nato il potere di oggi? Perché le classi più in alto della piramide sociale detengono sempre più denaro? Il fatto inedito nella storia dell’uomo è che per la prima volta a difenderne gli interessi sono le classi inferiori. Le classi che consumano, i consumatori, difendono e ritengono legittima la concentrazione di ricchezza (quella materiale si intende) in mani di pochi. E se si criticano le modalità suddetto sistema, partono le accuse di “cospirazionismo”. Quando si ipotizza che i potenti del mondo finanzino non per la famosa filantropia ma per i propri interessi, i più gridano alla “teoria del complotto!”. Ma il nuovo sistema del capitale sfrenato, in verità, è stato ben programmato, o quantomeno descritto nei minimi dettagli in una lettera dal sapore distopico.Quella lettera del 1971 a difesa del “sistema”Il Powell Memorandum, intitolato “Attack on American Free Enterprise System”, era un appello riservato alla US Chamber of Commerce per mobilitare il mondo imprenditoriale contro quella che veniva percepita come una crescente ostilità verso il capitalismo. Powell sosteneva che “nessuna persona attenta può dubitare che il sistema economico americano sia oggetto di un attacco su vasta scala“. Da parte di chi? Dalle università, i media, il cinema. Tutti strumenti, secondo Powell, usati per minare la fiducia nel libero mercato. Inaccettabile. La sua proposta allora era chiara: le imprese dovevano diventare attori politici e culturali. Un vero piano Gramsciano al contrario: Powell comprende che la battaglia per l’egemonia non si vince nei mercati, ma nella cultura, nell’istruzione, nei media e nella giustizia. E lo dice apertamente.“Le imprese devono imparare la lezione… che il potere politico è necessario; che dev’essere coltivato; e, quando necessario, usato aggressivamente“, scriveva Powell. Tra le idee più inquietanti emerse nel testo c’è la centralità dell’influenza culturale: “La televisione è lo strumento più potente per influenzare la mente americana“. E per le scuole, il suggerimento di Powell è chiaro: “La Camera dovrebbe valutare la possibilità di istituire uno staff di studiosi altamente qualificati nelle scienze sociali che credano nel sistema. Dovrebbe includere diversi studiosi di fama nazionale, la cui paternità sia ampiamente rispettata, anche in caso di disaccordo“. Da “valutare” anche i libri di testo di “economia, scienze politiche e sociologia”.“Ingredienti essenziali dell’intero programma – continua – devono essere la responsabilità e il controllo di qualità. Le pubblicazioni, gli articoli, i discorsi, i programmi mediatici, la pubblicità, le memorie depositate in tribunale e le comparizioni davanti alle commissioni legislative: tutto deve soddisfare i più rigorosi standard di accuratezza ed eccellenza professionale“. L’analisi di Giacomo Gabellini a Un Giorno Speciale.The post “Nel ’71 una lettera plasmò i potenti del mondo di oggi: capirono qual era la chiave di volta” appeared first on Radio Radio.