La chiave di Crimea, perché il Donetsk decide il futuro della guerra. L’analisi di Caruso

Wait 5 sec.

Il nucleo della resistenza ucraina nel Donetsk si concentra sulla “fortress belt” – una linea difensiva di 50 chilometri che unisce le città di Slovyansk, Kramatorsk, Druzhkivka e Kostiantynivka. Quest’area rappresenta una zona fortificata unificata di oltre 170 chilometri quadrati, equipaggiata con scorte strategiche di armi, munizioni e rifornimenti.Le fortificazioni ucraine in questa regione sono state progettate apprendendo dalle posizioni russe conquistate durante le offensive del 2022: trincee profonde e complesse, postazioni di tiro fisse ogni 10 metri con campi di fuoco sovrapposti, costruite da genieri esperti lontano dal fuoco diretto nemico. Queste non sono semplici linee difensive, ma vere e proprie fortezze urbane che richiederebbero alla Russia mesi di assedi devastanti per essere conquistate.Il calcolo strategico oltre il DonetskLa posta in gioco va ben oltre i confini regionali. Un controllo russo completo del Donetsk offrirebbe a Mosca una piattaforma operativa per minacciare direttamente la via di comunicazione terrestre verso la Crimea, che attraversa Zaporizhzhya e Kherson. Con basi consolidate in tutto il Donetsk, le forze russe potrebbero lanciare operazioni di aggiramento verso sud, puntando a tagliare le linee di rifornimento ucraine che collegano il centro del paese alle regioni meridionali.Come evidenziato dall’Association of the United States Army, il “ponte terrestre” verso la Crimea include proprio gli oblast di Zaporizhzhya e Kherson, fornendo alla Russia una connessione terrestre unificata tra il Donbas e la Crimea che semplifica governance, difesa e controllo della penisola. Un controllo russo completo del Donetsk consoliderebbe questo corridoio strategico e renderebbe le regioni di Kherson e Zaporizhzhya inevitabilmente il prossimo obiettivo, esposte a manovre di accerchiamento dal nord-est.La minaccia immanenteI recenti breakthrough russi vicino a Pokrovsk dimostrano come il controllo di posizioni strategiche nel Donetsk possa rapidamente compromettere linee di rifornimento cruciali. Le avanzate russe hanno già creato “due punte strette di 10 miglia” che minacciano di tagliare l’autostrada di rifornimento verso Kramatorsk, una delle città chiave della cintura fortificata.La perdita delle fortezze del Donetsk costringerebbe l’Ucraina ad abbandonare linee difensive consolidate in favore di posizioni improvvisate, proprio mentre la Russia accumulerebbe la massa critica necessaria per operazioni su vasta scala verso ovest. Considerando che le difese fortificate hanno drasticamente rallentato l’avanzata russa – da una media di 3.120 metri al giorno nel 2022 a soli 90 metri al giorno contro posizioni fortificate – la perdita di queste fortificazioni rappresenterebbe un cambio di paradigma tattico.L’effetto domino geopoliticoL’attivista ucraina Olena Halushka avverte che “cedere alla Russia la regione che ha fallito nel conquistare dal 2014 spianerà la strada a un’occupazione molto più rapida di altre regioni”. Le pesanti fortificazioni del Donetsk, costruite nel corso di anni di conflitto, non esistono nelle regioni che non sono state in prima linea.La geografia stessa gioca contro l’Ucraina: perdere il controllo delle alture e dei nodi stradali del Donetsk orientale significherebbe dover difendere Kherson e Zaporizhzhya su terreno pianeggiante, privo delle difese naturali e artificiali che hanno reso così costosa l’avanzata russa nel Donbas.La logica della resistenzaLa richiesta di Putin per il Donetsk residuo non è casuale: come osservano gli analisti, l’obiettivo è costringere Zelensky a condannare il suo popolo a più guerra o a prendere una decisione mostruosamente impopolare in nome della pace. Ma dal punto di vista militare, cedere queste posizioni equivarrebbe a regalare alla Russia non solo territorio, ma la chiave strategica per future offensive.