Lo strano caso dell’ambasciatore iraniano espulso dall’Australia

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di Enrico Oliari – Scoppiano le tensioni diplomatiche tra l’Australia e la Repubblica Islamica dell’Iran, dopo che il premier Antony Albanese ha comunicato l’espulsione dell’ambasciatore Ahmad Sadeghi.Alla base della decisione, il primo caso dalla Seconda guerra mondiale, vi sarebbe un rapporto dei servizi segreti australiani, l’Asio, secondo cui la rappresentanza diplomatica iraniana a Camberra sarebbe direttamente responsabile degli attacchi contro la sinagoga Adass Israel a Melbourne e contro il ristorante Continental Kitchen a Sydney.Il Lewis’s Continental Kitchen, un caffè kosher situato nel sobborgo costiero di Bondi, a Sydney, è stato preso di mira da un incendio doloso nell’ottobre dello scorso anno. A dicembre, un incendio doloso ha colpito invece la sinagoga Adass Israel a Ripponlea, nel sud-est di Melbourne. Entrambi i sobborghi ospitano una significativa popolazione ebraica. Non si sono verificati feriti negli attacchi.I fatti che Albanese attribuisce alla rappresentanza diplomatica iraniana, per cui ha dato 7 giorni di tempo all’ambasciatore Sadeghi per lasciare il paese richiamando contestualmente e in modo preventivo i suoi diplomatici dall’Iran per scongiurare la misura simmetrica, presentano tuttavia una lacuna macroscopica.E’ vero, vi possono essere singoli che agiscono autonomamente o in modo organizzato con atti di violenza o persino di terrorismo, come nel caso del 15enne di origine iraniana ma naturalizzato australiano che nel 2015 aprì il fuoco contro un poliziotto, ma da qui far passare come attacchi “di Stato” episodi esecrabili e vergognosamente antisemiti, ce ne passa.E’ assai difficile sostenere che l’Iran, reduce della guerra dei 12 giorni con Israele, possa espletare la sua politica verso Israele attaccando obiettivi civili ebraici in Australia, per cui i casi sono due: o i servizi segreti australiani hanno preso un granchio (capita: per un rapporto sulle armi di distruzione di massa gli Usa massacrarono l’Iraq), o Albanese vuole in qualche modo far sapere dal suo angolo remoto di mondo da che parte sta.Lo vuole dire a chiare lettere agli Usa, in un momento il cui il programma Aukus non gode di buona salute per via dell’”America First” di Donald Trump. Lo vuole far sapere, e questo è la spiegazione più probabile, a Israele, dopo che una settimana fa il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha definito Albanese un “politico debole che ha tradito”, con riferimento alla decisione di riconoscere la Palestina in seguito alla vergognosa mattanza di Gaza.