Non facciamo di Sinner il Festival di Sanremo del tennis

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Sinner è come il Festival di Sanremo. Mi spiego. In Italia è suppergiù l’ora dell’aperitivo quando a New York Lorenzo Musetti se la sta vedendo con Giovanni Mpetshi Perricard sul terreno del Louis Armstrong Stadium e Matteo Arnaldi da una novantina di minuti fa penare Francisco Cerundolo sul campo 7. Peccato che adesso nel centrale, l’Arthur Ashe Stadium, stia per cominciare il match d’esordio di Jannik agli Us Open, che in fretta si prende tutta l’audience televisiva, o quasi. Il suo avversario è Vit Kopriva, classe 1997, mancato pianista che da bambino s’allenava con il padre di Petra Kvitova. Il ceco è uno dei più vincenti giocatori del circuito Challenger, con sei titoli in carriera: nel 2022 a Prostejov, nel 2024 a Verona, Tulln, Szczecin e Lima, quest’anno in marzo a Napoli battendo in finale Luciano Darderi.Adora l’Italia, forse perché a Roma ha ottenuto il migliore piazzamento a livello ATP con il terzo turno negli Internazionali del maggio scorso. Vit è il numero 87 del ranking mondiale in tempo reale. Le premesse sono queste, e poi va come deve andare: il numero 1 ATP passeggia per liberarsi in un’ora e mezza (6-1 6-1 6-2) di una pratica che vale come un buon allenamento: tanto che probabilmente pretenderà dal suo team, più tardi, un supplemento di pratica su una training court, così, per non perdere il ritmo.Come nei giorni di Sanremo, il mondo va avanti mentre noi tifiamo per Achille Lauro e litighiamo su Madame. Nonostante Sinner stia imperversando altrove, corre via veloce la partita di Musetti e Mpetshi Perricard, entrambi efficaci quando sono al servizio seppure per qualità differenti: la capacità di comandare il gioco del carrarino contro la potenza devastante del francese. Un doppio passo falso nel tie break basta a far cedere il primo set al numero 2 d’Italia. Ma è il campanello d’allarme che serve a Lorenzo per ritrovare la concentrazione: nei successivi tre set riesce a ottenere ogni volta un break al momento giusto, che difende fino al termine (6-7 6-3 6-4 6-4).Sembrerebbe ancora più rapido il contemporaneo confronto tra Arnaldi e il maggiore dei fratelli Cerundolo, testa di serie 19. In avvio il ligure appare rinato dopo i guai fisici e le incertezze di una stagione di passaggio: mai in affanno, domina i primi due set grazie anche alla ridotta efficacia dell’argentino, che ultimamente aveva lamentato problemi muscolari e al gomito. Matteo si trova addirittura avanti 1-3 nel terzo parziale. Poi, inattesa, si concretizza la riscossa di Francisco detto Cisco. L’allievo di Alessandro Petrone perde smalto e lucidità e i ruoli s’invertono, il rischio di subire la rimonta annichilisce l’azzurro. Finisce 3-6 2-6 7-6 6-4 6-3.Alla fine del pomeriggio sull’East Coast è Lorenzo Sonego a lasciare per un nonnulla il passo a Tristan Schoolkate sul campo 12. Per quattro set il confronto ripercorre passo dopo passo il solco tracciato da Arnaldi e Cerundolo. Si comincia con uno show dell’australiano, una furia che il torinese subisce con scarsa lucidità, alimentando con colpi piatti e centrali l’esuberanza dell’avversario. Quando Sonny cambia peso e direzione dei colpi, Schoolkate - 24 anni, 96 ATP - non trova modo di reagire. È un trasferimento di leadership impressionante, che il punteggio illustra compiutamente: 3-6 6-7 6-1 6-1. Il quinto set è il solo equilibrato, con game assai spettacolari, break e controbreak, fughe tentate e rintuzzate. Decide il super tie break, con Schoolkate costantemente all’attacco: grazie al 10-6 arrivato dopo 4 ore d 21 minuti di gioco, toccherà a lui sfidare giovedì Alexander Bublik.Senza l’ingorgo pomeridiano dei giocatori italiani e senza l’effetto Sinner-Sanremo, avrei volentieri seguito il match sul campo 5 di Emil Ruusuvuori, 26 anni, che ha riprovato a New York a trovare una via d’uscita dal periodo di difficoltà costellato di crisi di panico, blackout nervosi, persino forme di leggera paralisi. L’anno scorso, sia al Roland Garros, sia a Wimbledon era stato costretto a dare forfait e, in agosto, aveva chiuso in anticipo la stagione per poi restare lontano dai campi fino alla primavera. In inverno aveva descritto pubblicamente la sua situazione, con l’obiettivo di aiutare altri atleti con analoghi problemi. Il rientro a livello Challenger è stato lento e poco incoraggiante. In Spagna, Francia, Svizzera e Croazia ha superato ogni volta uno o due turni, senza alcun approdo alle fasi finali dei tornei.Dopo il ripetersi degli attacchi d’ansia, Ruusuvuori aveva voluto interrompere la quasi decennale collaborazione con il coach Federico Ricci, che in seguito ha lavorato per qualche tempo con Luca Nardi e recentemente ha firmato per un periodo di affiancamento del giovane giapponese Rei Sakamoto. Di Emil, l’allenatore italiano racconta solo fatti positivi, spiegando che entrambi s’erano resi conto che “lui faceva alcune cose solo per non contraddirmi o deludermi. Un cambio ci stava per entrambi. Da persone civili, lo abbiamo fatto nel modo giusto”.L’ex numero 37 ATP nell’aprile 2023 (ora è 670) ha affrontato oggi l’australiano pari età Alexei Popyrin, un anno fa vincitore del titolo nel 1000 di Montreal ma in questa stagione a secco di risultati di rilievo. Ho seguito solo il terzo set, e ne ho tratto l’impressione che Emil, pur sconfitto (6-3 6-4 7-6), intraveda ormai l’uscita del tunnel. Popyrin affronterà un ostacolo assai più ostico tra un paio di giorni: di nome fa Jannik Sinner.