Ceto medio e ombrelloni, cosa insegna l’estate italiana 2025. L’analisi di Becchetti

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Gli ombrelloni vuoti degli stabilimenti balneari, ed in generale un’estate fiacca, sono stati oggetto di dibattito in queste settimane. L’esempio più classico che da professore puoi fare agli studenti di primo anno sul funzionamento del mercato è proprio quello degli ombrelloni. Se i prezzi sono troppo alti l’offerta è superiore alla domanda e molti ombrelloni restano vuoti. Se si abbassano troppo la domanda diventa superiore all’offerta, lo stabilimento è pieno e chi arriva tardi non trova l’ombrellone.In Adriatico, patria storica del nostro turismo balneare, molti gli stabilimenti con prezzi proibitivi (60-70 euro al giorno?) e molti gli ombrelloni vuoti. Ad Elafonissi, Creta del Sud, considerata la spiaggia più bella del mondo quest’anno in base ai feedback dei turisti su Trip Advisor l’ombrellone costa 20 euro. C’è un enorme spazio per la spiaggia libera e se si arriva oltre le 10 non si trova più nessun ombrellone vuoto. Si può però godere dell’ampissima spiaggia libera e/o acquistare un ombrellone al prezzo di 18 euro, ovviamente ivi riutilizzabile nei giorni successivi.Proviamo a mettere tutto in prospettiva. Chi cerca riposo sulle spiagge per qualche giorno dalle fatiche del lavoro di un anno può volere fondamentalmente tre cose: socialità, servizi, bellezza. Le spiagge sono in parte bene comune (rivali ma non escludibile) e dunque liberamente disponibili a meno di congestione per presenza di troppi turisti, in parte sono gestite dai privati attraverso le concessioni degli stabilimenti balneari. Non solo a Creta ma anche nel nostro paese il bene comune della bellezza delle nostre spiagge libere (soprattutto nelle regioni del Sud) è disponibile in grandissima abbondanza e assolutamente senza rischio di congestione.Bastano 10-15 minuti a piedi e qualche piccola difficoltà di un sentiero per allontanare quasi tutti e consentirci di passare Ferragosto su una spiaggia pressoché deserta anche da noi. Persino ad Elafonissi la pur bellissima e grande spiaggia di arrivo comodo dei turisti, dove ci sono piccoli stabilimenti con ombrelloni, è popolata da un migliaio di persone ma se cammini 10 minuti arrivi in posti ancora più belli dove non c’è nessuno. Perché allora dovremmo spendere 70 euro per un ombrellone in una spiaggia superaccessoriata in un posto non particolarmente bello ? Lo facciamo solo se cerchiamo in realtà socialità e servizi (magari riproducendo tutti i comfort che abbiamo in città) e non la bellezza.E la lezione per la nostra economia? Chi ha qualche anno di più fa presto a fare i confronti. Da ragazzi gli stabilimenti balneari erano pieni, la “villeggiatura” molto più lunga se anche gli operai avevano il loro mese di ferie con la fabbrica chiusa ad agosto. Non si andava ogni sera o quasi al ristorante ma l’abbonamento per l’ombrellone, magari per un mese, lo si faceva. Insomma la fiacca degli affari della stagione estiva riporta alla ribalta il problema della stagnazione decennale dei salari reali e lo slittamento verso il basso della classe media. Che ci condanna a un po’ di fatica in più e alla ricerca della bellezza sulle spiagge, un destino persino migliore.La sfida per gli economisti e la politica resta. In un bell’articolo di qualche giorno fa Brunetta e Massagli hanno ripreso ed approfondito il tema della partecipazione dei lavoratori in impresa sottolineando come sia possibile aprire una nuova stagione solo attraverso un nuovo patto tra lavoratori e datori di lavoro che prevede una condivisione profonda e strutturale dei guadagni di produttività. Ed è forse questa una delle vie d’uscita? L’obiettivo è quello di aprire una nuova stagione nella quale le condizioni economiche future appaiano migliori di quelle passate. Se non per riaffittare un ombrellone per 60/70 euro per l’obiettivo generale molto più importante mettere da parte risparmi necessari per istruzione, salute e condizioni economiche migliori. Perché per l’estate meglio un po’ di fatica e di bellezza in più.